Categorie
Nessuna categoria

Se le vie del Signore diventano digitali.

“Civilta’ Cattolica”, prestigiosa rivista pubblicata dalla Compagnia di Gesù pubblica un articolo nel quale si sostiene che bisogna avere il coraggio di avventurarsi nel mondo di “Second Life”, il sito web dove è possibile vivere in maniera simulata una seconda vita ‘digitale’, e dove una crescente popolazione mondiale di internauti ha bisogno di ricevere un messaggio di fede.

“Civiltà cattolica” valuta i rischi e l’opportunità del fenomeno planetario di ‘Second Life’, e ne sottolinea anche gli elementi religiosi: la seconda vita virtuale si sta arricchendo di luoghi di preghiera, moschee, chiese, cattedrali, chiostri e conventi, sempre più popolati da ‘avatar’ (come tutti sanno, così si chiamano gli abitanti del pianeta Web) , desiderosi di meditare e di ritrovare Dio.

Pur essendo personaggi virtuali, dietro gli avatar, secondo “Civiltà Cattolica”, ci sono essere umani in carne ed ossa. Ecco perché – affermano i gesuiti – “ogni iniziativa capace di animare positivamente questo luogo (web) è da considerare opportuna”. “La terra digitale – affermano – è, a suo modo, anch’essa terra di missione”.

Non c’è da stupirsi che una potente organizzazione religiosa, come l’Ordine dei Gesuiti abbia scoperto in Second Life una nuova missione da compiere. Né che le vie del Signore, essendo infinite possano anche diventare digitali.
Stupisce che Santa Romana Chiesa sia più avanti della stanca pubblicità italiana. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Lavoro

I fotogrammi mancanti dallo spot Fiat.

Marchionne, amministratore delegato di Fiat Auto si è vantano di essere stato artefice e creativo dello spot pubblicitario per il lancio della nuova 500.

E’ stata un’occasione per suggellare il rilancio di tutta l’azienda automobilistica italiana.

Tutto bene se non avessimo appreso che la nuova 500 viene prodotta in Polonia e in Slovenia. Se non avessimo appreso che gli operai polacchi e sloveni guadagno 380 euro al mese. E che se volessero comprare una delle vetture che sono il nuovo orgoglio del made in Italy dovrebbero lavorare due anni e mezzo (trenta mesi in totale apnea, cioè senza spendere un euro di quello che guadagnano).

“Appartiene a tutti noi”, dice lo spot di Marchionne. Mai la pubblicità fu più veriteria: a tutti noi appartiene una stile di vita e di consumi che ci fa apprezzare il frutto del basso costo del lavoro degli altri, gli alti profitti dei più forti.

Mentre ci sgrugnamo su pensioni e scaloni, scopriamo che un metalmeccanico polacco o sloveno prende meno della più bassa delle nostre pensioni sociali.

Viva l’euro, viva l’Europa: “appartiene a tutti noi”. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Nessuna categoria

L’arte della cotoletta alla milanese.

La mostra “Vade retro: arte e omosessualità” non aprirà al pubblico. Lo ha deciso l’assessore Vittorio Sgarbi dopo le polemiche di questa settimana..Sgarbi ha anche rivelato di aver telefonato a Silvio Berlusconi perché convincesse il sindaco Letizia Moratti a recedere dalla posizione assunta sulle opere da eliminare: “Una missione fallita. Di fronte alla censura la soluzione più concreta è la censura estrema e quindi la cancellazione della mostra”.

Ricapitoliamo: l’assessore organizza un mostra piccante. Il sindaco vuole togliere il peperoncino dalla mostra. L’assessore, piccato chiama al telefono il padrino politico suo e del sindaco perché interceda, perché faccia da mediatore, da intermediario. Quello, niente, non intermedia. E va tutto a carte quarantotto. Compresa la democrazia.

Milano è una città sfortunata. Laboriosa, proattiva quando si tratta di lavorare, di produrre, di creare valore, un disastro quando si tratta di andare a votare. E così si ritrova per la terza volta una classe dirigente, che da bere gli è rimasto il cervello.

Quando Berlusconi scese in campo, Formentini, primo sindaco della Lega, si impegnò con tutte le sue forze per chiudere il Leoncavallo, lo storico centro sociale. Il Leonca vive, Formentoni si è rifugiato delle parti delle Margherita. In compenso, nominò Philippe Daverio assessore alla Cultura, il quale inanellò una serie di cazzate storiche: piazzò un fontana che sembra un pandoro Melegatti di marmo in piazza San Babila.

Ne piazzò un’altra a piazza Duomo, col risultato che gli schizzi d’acqua negavano la vista delle guglie. Adesso sta li che non fa più neanche acqua.

Non pago, riaprì il centro storico alla circolazione privata, (unica città d’Europa a favorire le auto private); poi ingrandì i marciapiedi per favorire lo shopping e i commercianti (unica città al mondo che invece che allargare le strade, ingrandisce i marciapiedi).

Berlusconi poi elesse Albertini, intimo di Berlusconi, ma anche intimo dell’intimo: si fece fotografare in intimo, cioè in mutande. La città crollò: triste, abbandonata a se stessa , insomma, in mutande, appunto. La cosa è ben descritta in un libro appena uscito: “Milano da morire”di Luigi Offeddu e Ferruccio Sansa, per i tipi della BUR.

Quando Berlusconi ci mette la Letizia Moratti sulla poltrone di sindaco, la città è mezza stordita dal declino. Da capitale morale, diventa capitale Moratti.

In pochi mesi la Letizia è capace di far fare a botte i vigili con i cinesi di via Paolo Sarpi, China Town; di scendere il piazza contro Prodi per via di qualche commissariato di polizia in più; di schierarsi dalla parte dei tassisti, pur di fare un dispetto a Bersani.

La Letizia arruola Sgarbi alla Cultura. A parte che promuovere se stesso Sgarbi combina una pirlata dopo l’altra. L’ultima è la mostra sull’omossesualità. Dico, sull’omossessualità.

Vietata ai minori, ovviamente. Però non basta. Bisogna che lo scandalo continui. E allora, via un bel po’ di quadri, è la trovata della Letizia, che quei piselli e quelle chiappe magari offendono la “sciura Maria” che va vederla la mostra. Ci va perché il sesso tira più di cento buoi (del carroccio) in salita. E poi il sesso, la sciura Maria lo vede sempre in tv, sulle tv del Cavaliere, tutti i pomeriggi e alla domenica. Però la Letizia è “il comune sindaco del pudore”: questo si può vedere, questo no.

Sgarbi, come la foca che allo zoo riceve la sardina perché batta le pinne, come fossero le mani, fa finta che si incazza, ma gongola: sta facendo un cavolo (a parte quelli esposti alla mostra) però sta facendo un sacco di rumore (più dello scoiattolino della famosa gomma da masticare, che va in onda alla tv). Poi si inchina, non al pubblico, ma al domatore, il Cavaliere.

Ecco cosa diventa l’arte in mano ai balordi del centro-destra: una faida da tronisti, un argomento da Lucignolo di Italia Uno, una gazzarra tra cortigiani come se Palazzo Marino (la sede del Comune di Milano) fosse un reality, popolato dalla banda Mora-Corona’s. E’ fantastico: Berlusconi non riesce a fare da pacere tra i suoi polli. Poteva chiamare Costanzo: lui sì che è riuscito nell’intento di mediare tra Corona e la Totti family, per via di quelle foto imbarazzanti. Vabbè.

Lo sanno tutti, compresi i milanesi che Milano è da tempo la provincia di Arcore: li abita il sindaco del sindaco di Milano.

Così se l’informazione è un “panino” tra una velina e una meteorina, la cultura è una cotoletta panata e fritta dalle beghe di corte.

Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi bisognerebbe augurare ai milanesi un nuovo Risorgimento. Cinque giornate comprese. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Nessuna categoria

L’uguaglianza, il convitato di pietra della Sinistra.

Ci sono voluti secoli per affermare tra gli uomini i principi di uguaglianza. Ci sono state rivoluzioni, guerre, persecuzioni. Ma il cammino non è terminato: le differenze di ceto e di reddito continuano a pesare sulle democrazie occidentali, mentre continuano a tenere soggiogate intere popolazioni nella parte più povera del mondo; le differenze razziali si sono aggravate con l’insorgenza del terrorismo islamico, con le nuove guerre e con le migrazioni dai territori più poveri del pianeta verso i paesi più ricchi.

Anche le differenza di genere sessuale non sono state risolte: per esempio, nel nostro Paese le donne faticano a essere in Parlamento, al Governo o al comando di aziende, pubbliche o private.
La dialettica tra i ruoli predominanti e quelli subalterni nelle nostre società ha tuttora una viva e talvolta drammatica attualità.

Tuttavia la questione è assente nel dibattito, prima ancora che nella prassi politica della sinistra italiana. Non se ne sente neppure accennare né dalle parti del nascente Partito democratico, né se ne è sentito alcunché nel discorso di investitura di Veltroni al Lingotto. La questione non era nella scaletta dell’intervento di Bertinotti al congresso di nascita della Sinistra europea, settimane or sono a Roma.

Quando cadde il Muro di Berlino andarono in pezzi le teorie del Socialismo realizzato, che propugnava l’eguaglianza. Non riuscì mai a realizzarla, in compenso negò anche le libertà.
Contemporaneamente si andò affermando il neo-liberismo, che spinse i mercati nell’attuale globalizzazione economica. L’eguaglianza, garantita dal Wellfare divenne via via un costo da abbattere, la libertà da civili si trasformarono in economiche.
Invece che risolversi, le contraddizioni si sono acuite.

La Politica, che si è sempre nutrita dalle teorie sociali, economiche, che ha gestito grandi cambiamenti tecnologici che diedero vita a due rivoluzioni industriali, oggi è in grande affanno: non riesce a prefigurare nuovi scenari, fatica persino a gestire le società umane, che così diverse le une dalle altre, sono loro malgrado costrette a confrontarsi con gli scambi economici, cadenzati dal mercato globale. A ciò si sono sommati due altri fattori destabilizzanti:
– uno porta la terribile data dell’11 settembre 2001, con il corollario di due scenari di guerra tuttora aperti, con il risultato di uno scontro tra civiltà e religioni;
– l’altro è l’insorgenza dell’emergenza del clima che incombe sul pianeta che pone la questione della sopravvivenza della specie umana.

Se da una lato la Politica pare non riuscire ad avere un linguaggio unitario, che al di là del consenso elettorale possa tenere coesa la società per spingerla verso il superamento delle contraddizioni, dall’altro lato il mercato parla la sua lingua.
Lo stesso fa la finanza, la diplomazia, la scienza, le scienze umane, il diritto, la teologia, l’arte. Ognuno per sé.

I principi di uguaglianza appaiono soggetti a geometrie variabili, a seconda della longitudine e della latitudine in cui si muovono i mercati, a seconda delle “convenienze” delle classi dirigenti dei rispettivi Paesi.
La Cina e l’India hanno economie emergenti, ma non sembrano occuparsi dell’uguaglianza dei cittadini. Esse insieme rapprendano quasi la metà degli individui del pianeta.
La Russia, avviata sulla via della ripresa economica, grazie alla supremazia del controllo della fonti energetiche, dopo il disastro della caduta dell’impero sovietico ha prodotto enormi ricchezze per pochi e un diffuso disagio sociale per molti. Negli Usa la sanità non è ancora un diritto per tutti. L’Europa vive una crisi di identità, pressata dalle immigrazioni di massa. Il Medio-Oriente è una polveriera, l’Africa sta morendo.

E così soffrono le classi subalterne, costrette dalla “competitività” a subire salari e tempi di lavoro “flessibili”.
Soffrono i diritti umani, a volte semplici merci di scambio per entrare o meno in una alleanza geopolitica, quando non del tutto ignorati.
Soffre il diritto di professare la propria fede, compreso il diritto di non professarne.
Soffrono i diritti delle donne. Soffre il diritto all’amore, senza distinzione di genere di appartenenza sessuale.

Nel corso dei secoli, le grandi questioni dell’uguaglianza sono state una costante del pensiero occidentale, e hanno trovato nel Vecchio Continente alimento, dibattito e sperimentazione. Non di rado applicazione. Basterebbe guardare alle Costituzioni dei più importanti paesi, tra le quali spicca la Costituzione della Repubblica italiana. Queste questioni sono le radici della democrazia, così come si è affermata nei Paesi europei.

Il fatto che l’Europa non sia riuscita ancora a portare a termine il percorso della sua integrazione politica e sociale, ma finora solo quello economico, mercantile, finanziario e monetario è causa principale di un disorientamento delle opinioni pubbliche nazionali sui temi dell’eguaglianza.
C’è da augurarsi che la grande cultura europea ritrovi sé stessa in un nuovo slancio, che sappia affrontare una nuova formulazione teorica e pratica dei problemi posti dalle disuguaglianze nel Terzo Millennio. E che sappia farne un nuovo punto di riferimento per l’intera collettività mondiale.

E’ un fatto assodato dagli ultimi avvenimenti bellici che la democrazia non è un merce esportabile.
Le idee, le teorie, i dibattiti sono, invece, in grado di circolare in ogni dove, grazie allo straordinario sviluppo tecnologico degli strumenti di comunicazione.
Gli studi, i libri, le teorie del passato furono all’inizio appannaggio di pochi colti lettori, benché i loro effetti sul pensiero umano siano durati secoli.

Sarebbe il colmo del declino dell’Europa, se alla facilità di accesso alle informazioni, non si riuscisse a far coincidere un nuovo slancio nella ricerca, nello studio e nell’approfondimento di nuovi traguardi, raggiungibili dall’eguaglianza tra gli uomini.
Si romperebbe definitivamente l’antica dialettica tra saperi e progresso dell’Uomo. E succederebbe che invece che padroni della Comunicazione, ne diventeremmo schiavi.

E la dialettica politica assumerebbe contorni inquietanti, invece che promettere nuove prospettive possibili. Se la Destra ha ben chiara una nuova idea mondiale di “ordine e sicurezza” alla Sinistra manca la percezione moderna del rapporto storico tra libertà e uguaglianza.
Ecco perché sta rischiando seriamente l’imminente estinzione nella società, prima ancora che nella politica. Beh, buona giornata.

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: