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Attualità Società e costume

Buon Anno che verrà.

Un cordiale augurio di Buon Anno alle lettrici e ai lettori. Beh, buona giornata.

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Attualità Cultura

Ai funerali di Giorgio Bocca.

http://video.repubblica.it/cronaca/anselmi-giornalista-ruvido-e-acuto/84572?video=&ref=HRER3-1

Un ricordo non retorico di Giorgio Bocca, da parte di Giulio Anselmi, uomo altrettanto ruvido e acuto. Le persone intelligenti e capaci non hanno bisogno né di compiacere né di essere compiaciute. Beh, buona giornata.

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Attualità Cultura Finanza - Economia Fumetti. Movimenti politici e sociali

3DNews/La rivolta dei Supereroi.

La rivolta dei Supereroi
di Giulio Gargia
Creare nuovi simboli, cambiare di segno alle vecchie icone. Inventarsi nuove forme di protesta. In questa chiave si può leggere Occupy Wall Street negli USA, il teatro Valle in Italia. Piazza Tahir in Egitto. E poi Wikileaks e Assange, i ricercatori sui tetti, i lavoratori sulle torri. Quello che è cominciato con il ragazzo tunisino che si è dato fuoco ( come Jan Palach a Praga nel ’68, o come i monaci tibetani, anche quelle forme estreme di protesta simbolica ) è stato l’anno della primavera araba, uno dei sommovimenti più coinvolgenti e più contagiosi comunicativamente dell’ultimo trentennio. Anche per questo che la figura del manifestante è stata dichiarata “ l’uomo dell’anno “ da Time. Perchè sembra che si sia drammaticamente rovesciato il ruolo tra i politici e i cittadini.

Oggi sono i primi che inseguono le emozioni del giorno per giorno, e sono invece movimenti di cittadini che mettono sul tappeto le grandi questioni politiche di fondo , come il cambiamento climatico,lo strapotere della finanza globale, i diritti umani, una vera libertà d’informazione. E lo stanno facendo, spesso, cavalcando quella finestra temporale che si crea quando si afferma una nuova tecnologia e i poteri non sanno ancora come imbrigliarle. La Rete e i cellulari hanno aiutato la struttura molecolare delle rivolte, ma poi ognuno si è inventato la sua icona. E’ quello che sta succedendo anche in Russia, dove infatti Putin ha scatenato i suoi hackers per danneggiare e boicottare i canali di comunicazione dei movimenti d’opposizione. Quello di cui parliamo questa settimana è un fenomeno in buona misura ancora emergente, cioè come e fino a che punto si può cambiare di segno a un simbolo . Insomma, una sorta di revisionismo semiotico che è il problema che pone la vicenda che raccontiamo all’interno, quella di Occupy Comics. Artisti e disegnatori che stanno provando a sferrare una sorta di “ assalto al cielo” dei santuari dell’immaginario. Stanno cercando cioè a fare quello che ha teorizzato Serge Latouche, quando parla di “ decolonizzare l’immaginario”. Ma anche, in qualche maniera, quello che stiamo facendo da 2 anni su questo inserto, cioè portare la cronaca nei fumetti.

Noi cerchiamo di far diventare le avventure del nostro 3D appassionanti come quelle di un “ supereroe”, loro cercano di portare 3D, la terza dimensione, quella sociale, nelle avventure dei supereroi già affermati. Buona fortuna e auguri a loro e a noi.(Beh, buona giornata).

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Attualità Cultura Fumetti. Media e tecnologia Società e costume

3DNews/ Occupy Wall Street diventa un fumetto.

Usa, autori e disegnatori partecipano a un svolta radicale nel mondo del fumetto
E Batman disse : ora voglio pagare più tasse
“ Occupy Comics ” prova a cambiare in senso sociale le storie dei supereroi
di Giulio Gargia

Occupy Wall Street diventa un fumetto. Ma non solo perchè, come scriviamo negli altri pezzi, autori e disegnatori ne racconteranno gli sviluppi in strisce e baloons.
Ma soprattutto perchè, in maniera ancor più radicale, porta la sua carica di cambiamento all’interno stesso del mondo produttivo del fumetto e diventa Occupy Comics.
Ovverossia un movimento che chiede che cambino gli atteggiamenti e le azioni delle sue creature, quegli eroi del fumetto popolare che influenzano anche tanto il cinema.

Si comincia con Anjin Anhut, il cui “ Occupare Gotham “ ( nella foto in copertina ) mostra
un Batman in costume ma a volto scoperto, quindi riconosciamo il viso del miliardario Bruce Wayne che chiede di essere tassato di più . La Anhut si è ispirata alle dichiarazioni di Warren Buffet, uno dei uomini più ricchi del mondo, che ricordava che il sistema fiscale degli USA permette che la sua segretaria paghi in proporzione più tasse di lui. “ Allora – scrive a Wired – ho pensato di usare Wayne perchè è un uomo ricco che si pone problemi di etica collettiva . Qualcuno in cui quell’1% che contestiamo si possa identificare per chiedersi cosa farebbe Batman in questi casi ? I personaggi dei comics hanno solitamente affrontato i problemi del loro tempo e dato l’esempio,

Le loro storie più forti sono quelli in cui si riflettono i problemi sociali ”.
Ma non è solo una provocazione artistica, quella della Ahut . Uno dei nuovi disegnatori del Batman ufficiale, Scott Snyder già sembra essere su questa strada, tanto che in alcune scene dei nuovi albi fa promettere a Wayne di combattere il capitalismo rapace, ormai totalmente scollegato dalla realtà di Main Street, che negli Usa è l’equivalente del nostro “ la gente “.
“Occupare i Comics è un operazione radicale” dice Matt Pizzolo, fondatore della
casa di distribuzione multimediali indipendente Halo-8 . “ E’ un protesta artistica che riguarda innanzitutto i territori della mente, dove ci sono grandi temi da sviluppare . Non dobbiamo usare vecchi schemi, questa è un’operazione che rompe i paradigmi di destra e sinistra.
Il progetto Occupare Comics prende il via con l’immagine creata da Anna Muckcracker, ed era
originariamente pensato per illustrare all’opinione pubblica al movimento Occupare Wall Street.

Ma poi con l’esclation delle proteste, la brutale repressione della polizia e le adesioni di autori sempre più prestigiosi si è ampliato anche dentro il mondo dei comics.
“Penso che sia un movimento di spazi fisici e spazi astratti, come i fumetti. Quindi la sua cultura può iniziare a occupare spazi mentali condivisi così come le città” immagina Pizzolo. L’occupazione deve essere la più pervasiva e coinvolgente possibile. E’ un modello adatto ai fumetti, in cui i supereroi diventano spesso simboli per il cambiamento sociale.
Così nella nuova serie di Superman di Grant Morrison tanto il giornalista Clark Kent quanto il suo alter ego supereroe trascorrono la maggior parte del loro tempo a combattere l’ingiustizia dopo ingiustizia.

“Quello che sto cercando di fare con Action Comics è forse provocatorio,” ha detto Morrison, quando è uscita Supergods, la sua storia autobiografica culturale del fumetto. “Perché io sto reinterpretando la figura originale di Superman come un campione degli oppressi, e non necessariamente come un tizio che si occupa solo di ordine pubblico o di difendere la patria.” (Beh, buona giornata).

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Cultura Fumetti. Movimenti politici e sociali Società e costume

3DNews/Da Zuccotti Park a Metropolis, la rivolta degli autori contagia l’industria dei baloons.

Dev’essere stata la reazione alla presa di posizione di Frank Miller, l’autore di “ Sin City” e di “300 ” che si è scagliato contro i manifestanti di Occupy Wall Street che, a suo dire, stanno snaturando la parola stessa “occupazione” brandendo i simboli della globalizzazione (iPad e iPhone) in un contesto dove, secondo l’autore, sono assolutamente fuori luogo. Miller ingiunge loro di “svegliarsi”, perché l’America è ancora in pericolo (scagliandosi anche contro l’islamismo ed Al-Qaida) .

La violenza con la quale si rivolge agli occupanti è inconsueta: li definisce spazzatura. Pagliacci. Deficienti. E poi invoca: «Nel nome della decenza, tornate a casa dai vostri genitori, perdenti. Tornate nel seminterrato di mamma e giocate con il vostro Lords of Warcraft ». Chi sa se nella reazione del’autore c’è anche un pizzico di turbamento nel vedere che l’immagine più diffusa nelle piazze che protestano è quella di V, il personaggio creato da Alan Moore e disegnato da David Lloyd, oggi trasformato in simbolo dai movimenti Occupy. Una icona che ha cominciato anch’essa a trasformarsi, pur partendo sempre dall’originale. I manifestanti hanno iniziato a sbizzarrirsi, esponendo segni di riconoscimento di ogni forma.

L’ultima trovata è una bandana, disegnata da Matthew Borgatti, che può essere indossata sia per coprire il volto a metà, sia integralmente, riuscendo comunque a mettere in evidenza il disegno della maschera di Guy Fawkes. ( il personaggio storico a cui si è ispirato il fumetto di Moore e Lloyd ). “Voglio che la gente sia in grado di protestare con Occupy Wall Street senza il rischio di essere colpita per aver mostrato solidarietà.” dice Borgatti.

Comunque sia, gli autori di V sono ora entrati nel gruppo di Occupy Comics, movimento nato dagli eventi di Zuccotti Park. Occupy Comics prova a portare lo spirito di quella ribellione nell’industria del fumetto ufficiale. E’ un gruppo composto da oltre cinquanta artisti/fumettisti che hanno due compiti specifici: impegnarsi a raccogliere fondi per sostenere il movimento Occupy e realizzare un’antologia a fumetti (anche in formato digitale) con storie ispirate dal movimento. Ma la vera novità sta nell’ulteriore missione che gli aderenti si sono dati : influire e cambiare le azioni delle star del fumetto. Perciò , ecco Batman che chiede di pagare le tasse e Superman che combatte l’ingiustizia sociale. Un vento che soffia anche nei cartoons, tant’è che perfino Bart Simpson, nella versione originale della tredicesima puntata dell’ottava serie dei Simpson, esplode e dice : «Every day is Guy Fawkes Day!». (Beh, buona giornata).

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Dibattiti Marketing Media e tecnologia Pubblicità e mass media Società e costume Televisione

3DNews/Auditel, un metro inattendibile che affossa la qualità.

La delibera dell’Antitrust riaccende il dibattito sulle rilevazioni degli ascolti

“Per loro ci dividiamo in aspiranti aggrappati, ritirati onnivori, volubili selettivi, provinciali frivoli “

di Roberta Gisotti

Meglio tardi che mai arriva la sentenza dell’Autorità antitrust, su ricorso di Sky.
Con orgoglio ricordiamo che la verità sull’Auditel era già scritta nero su bianco nel libro “La favola dell’Auditel” (edizioni 2002 e 2005) e nel libro di Giulio Gargia “L’arbitro è il venduto” (2003), oltre che nella vasta letteratura sul tema oggi facilmente reperibile in Rete.
Una sentenza che non deve però farci abbassare la guardia se già nel 2005 la Magistratura di Milano – su ricorso di Sitcom, consorzio di quattro emittenti satellitari (Alice, Leonardo, Marco Polo, Nuvolari)- aveva condannato l’Auditel per “abuso di posizione dominante” e “turbativa di mercato”. Ma poi l’Auditel ricorse in Cassazione che annullò la sentenza, come ora annuncia di voler ricorrere al Tar contro l’Antitrust Non è quindi detta l’ultima parola. Del resto a fine 2005 l’Autorità garante per le comunicazioni aveva dato ad intendere di voler e poter riformare l’intero sistema di rilevamento degli ascolti televisivi. Ma non è stato così. Il nodo economico – trasversale agli orientamenti politici – che sottostà al patto dell’Auditel si rivelò più saldo di quanto immaginato. Del resto i controllati sono anche i controllori – come denuncia l’Autorità antitrust – in questa società privata, che pure svolge un ruolo pubblico, se il dato Auditel assume la valenza di consenso perfino politico.

Da 25 anni i rilevamenti Auditel sono funzionali ad un sistema televisivo che si continua a volere immutabile nei tempi, imprigionato nel duopolio (Rai-Mediaset), dove il polo pubblico è stato del tutto assoggettato al polo privato gestito da un unico soggetto, che arrivato al Governo del Paese ha comandato su ambedue i poli. Duopolio insidiato dal 2003 dalla Tv satellitare Sky di Rupert Murdoch, altro potentissimo e discutibilissimo monopolista, che da sempre ‘scalpita’ per qualche punto in più di share, che negli anni a fatica gli è stato concesso ma non abbastanza. Duopolio disperso oggi in uno scenario digitale del tutto trasformato che i dati d’ascolto continuano a registrare come se nulla o quasi fosse accaduto.

Da 7 canali nazionali analogici siamo passati a 37 digitali terrestri e se comprendiamo anche tutti i satellitari ci sono ben 250 canali. Eppure l’Auditel in questi tre anni di sisma televisivo non ha fatto una piega!
L’Auditel è sempre stato un sistema del tutto inaffidabile sul piano tecnico riguardo il campione, le modalità del rilevamento, l’affidamento a comportamenti a umani. Un sistema del tutto distorsivo nel modo di elaborare il dato grezzo – sconosciuto a tutti -minuto per minuto o anche 15 secondi se non si resta sintonizzati almeno 60 secondi, per cui basta restare pochi attimi davanti allo schermo per essere compresi nel pubblico di un programma che non ricordiamo di aver visto, o contribuire ad un picco d’ascolto – quanto spesso un picco di disgusto – che va a premiare proprio il peggio del peggio che non vorremmo aver visto in Tv.

Un sistema del tutto fuorviante per l’uso che se ne fa nelle redazioni televisive, sempre più anche dei Telegiornali, dove le scalette si fanno con i grafici dell’Auditel per compiacere una maggioranza di pubblico che in realtà non esiste, è virtuale, composta nei laboratori della Nielsen-Tv a Milano, ad uso e consumo di chi ci vuole tutti spettatori imboniti piuttosto che cittadini responsabili. Basti citare le categorie nei quali viene compresa nei rapporti dell’Auditel l’intera popolazione italiana: aspiranti aggrappati, ritirati onnivori, volubili selettivi, eclettici esigenti, provinciali frivoli, protettivi interessati, poi c’è il gruppo dei minori di 14 anni e quello dei non classificati, dove spero esserci anch’io. Sono semplificazioni di marketing che non vorremmo – come invece accade ogni giorno – finissero sui tavoli di chi decide i contenuti della Tv pubblica ma anche privata in base a queste idiozie per condizionare i nostri stili di vita e tendenze al consumo.
Basta con la dittatura dell’Auditel che ha mercificato gli uomini e soprattutto le donne di questo Paese.

Chiediamo pluralismo e trasparenza nella gestione del rilevamento e nella gestione dei dati di ascolto, che siano non solo quantitativi ma anche qualitativi per esprimere il gradimento ed anche le attese del pubblico. (Beh, buona giornata),

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Attualità Cultura

Omaggio a Giorgio Bocca.

E’ morto nella sua casa di Milano Giorgio Bocca. Il grande giornalista e scrittore era nato a Cuneo il 28 agosto del 1920. I funerali si svolgeranno alle 11 del mattino di martedì 27 a Milano, nella chiesa di San Vittore in via San Vittore. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appresa con commozione la triste notizia della scomparsa di Giorgio Bocca, ha inviato un messaggio alla famiglia nel quale ricorda la “figura di spicco del movimento partigiano rimasto sempre coerente con quella sua fondamentale scelta di campo per la libertà e la democrazia”. “Dedicatosi subito al giornalismo di inchiesta e di battaglia civile – prosegue Napolitano – Giorgio Bocca ha scandagliato nel tempo la realtà del nostro Paese e le sue trasformazioni sociali con straordinaria intransigenza e combattività”. “Con sentimenti di riconoscenza per il suo vigoroso impegno – conclude – partecipo al cordoglio della famiglia e del mondo dell’informazione”. Beh, buona giornata.

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Movimenti politici e sociali Politica Salute e benessere

Natale in piazza contro l’inceneritore di Pizzo del Prete a Fiuminico.

(riceviamo e pubblichiamo).

Anche a Natale ribadiamo il nostro
NO ALL’INCENERITORE-DISCARICA
A PALIDORO-PIZZO DEL PRETE
Alcuni cittadini dei Comitati e delle Associazioni
attive all’interno del Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio,
saranno in piazza sabato 24 e domenica 25 dicembre
con un presidio simbolico al borgo di Palidoro,
sull’Aurelia al km 30,00 al bivio per via di Castel Campanile.
A metà di questa strada,
che percorre uno dei tratti piu’ bellli e incontaminati dell’agro romano,
la folle corsa speculativa del racket discariche,
con la complicita’ della maggioranza politica regionale
e del sindaco di Fiumicino Canapini,
ha candidato la località detta Pizzo del Prete-Le Macchiozze
a luogo definitivo atto all’incenerimento, con annessa discarica di servizio,
dei rifiuti di Roma.
Non è possibile che Roma non avvii la raccolta porta a porta
e condanni a morte un territorio a vocazione agro-turistica
e sede di importanti siti aercheologici,
condanni la salute dei cittadini,
da Fiumicino a Torrimpietra, Ladispoli e Cerveteri,
e dei piccoli ospiti del vicino ospedale Bambin Gesù.
Ci stiamo opponendo, e ci opporremo,
indicando la via alternativa, conveniente e fattibile,
della raccolta differenziata porta a porta e del riciclo totale.

PER QUESTO GLI ZERO SARANNO IN PIAZZA ANCHE A NATALE,
E NON MOLLERANNO MAI!

VIENI A CONSOLARE UN DISPERATO BABBO NATALE
IL 24 DICEMBRE DALLE 10.30 ALLE 17.00 E
IL 25 DICEMBRE DALLE 10.30 ALLE 13.00.


Coordinamento Rifiuti Zero per il Lazio
inforzlazio@gmail.com
www.coordinamentorifiutizeroperillazio.it (Beh, buona giornata).

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Attualità Marketing Media e tecnologia pubblicato su 3DNews, Pubblicità e mass media

Se la Borsa si sostituisce al borsino dei direttori dei giornali.

Non bastava un governo sfiduciato dai mercati, e uno nominato dalla Bce. In Italia adesso anche i direttori dei telegiornali vengono nominati dalla Borsa.

I fatti sono che Mentana si dimette, il titolo Telecom crolla. Mentana ci ripensa, il titolo risale. Enrico Mentana deve essersi sentito più importante di un barile di petrolio, di un’oncia d’oro, per non dire più determinante del famigerato spread. Ormai che i mercati finanziari hanno rotto ogni inibizione, superato ogni riservatezza, in Italia da oggi in poi tutto è possibile. Non si muoverà foglia che Piazza Affari non voglia. Chi vincerà in prossimo Giro d’Italia, lo deciderà la Borsa.

Il campionato di calcio, quello già lo decide da un pezzo. La Borsa si sta preparando a decidere chi sarà il conduttore del prossimo Festival di Sanremo, e ovviamente chi nominerà  il vincitore non sarà più il televoto, ma il Mibtel, l’indice telematico. Si quoteranno i titoli delle canzoni? E poi,  chi vincerà le primarie del Pd? Una seduta contrastata di Piazza Affari?  La ricandidatura di Alemanno alla carica di sindaco di Roma? Sospesa per eccesso di ribasso.

Ovviamente, bisognerà stare attenti alle manovre degli speculatori: per sostenere il titolo Mediaset, ad esempio, si sono scatenati contro la Rai Minzolini e Ferrara, e contro SKY direttamente Auditel. Solo che non tutte le ciambelle riescono più col buco: da quando il Cavaliere è stato disarcionato,  l’unico buco certo è quello di Endemol, che Mediaset non riesce va dare via. Senza il santo protettore a Palazzo Chigi, Minzolinil  è stato giubilato, Auditel multata. E’ rimasto Ferrara.  Verrà considerato anche lui troppo grosso per fallire? Eppoi, riuscirà Maccari a salvare il TgUno dalla bancarotta degli ascolti? Staremo a vedere.

Intanto, tornando alla vicenda de La 7 e del suo direttore c’è  dire che i tempi sono cambiati per davvero. Una volta un direttore di successo si vedeva dai titoli di prima pagina. Oggi sono i titoli borsistici a consacrare il ritorno alla guida del Tg La 7 di  Mentana, il quale, se può essere soddisfatto di aver vinto la sua personale battaglia contro l’Associazione della Stampa romana, e di aver riottenuto la fiducia del cdr del suo telegiornale, certo qualche domanda se la sarà pur fatta,  dopo portato a termine con successo il suo personale aumento di capitale: sono un bravo giornalista o una bolla speculativa? Beh, buona giornata.

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Finanza - Economia Lavoro Movimenti politici e sociali Politica

Equità mancata: “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”.

(Riceviamo e pubblichiamo)
NO MONTI DAY: BLITZ USB A PALAZZO CHIGI E MONTECITORIO, Calato striscione da scalinata Trinità dei Monti “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”

Blitz a Roma dell’Unione Sindacale di Base, che oggi ha indetto in tutta Italia il “NO MONTI DAY”, giornata di mobilitazione contro il governo Monti e la sua manovra.

Un gruppo di circa 1.000 manifestanti è salito in cima alla scalinata della Trinità dei Monti, dove ha steso lo striscione “Dal governo dei cialtroni al governo dei padroni. sMONTIamoli!”.
Insieme ai sindacalisti ed ai lavoratori di tutti i settori, hanno protestato migranti e attivisti dei movimenti sociali: lotta per la casa, per il reddito, per i beni comuni.
In corteo , percorrendo via del Corso, i manifestanti hanno raggiunto prima Palazzo Chigi e poi il Parlamento dove si sono uniti al presidio di oltre 500 Vigili del Fuoco, che da questa mattina stanno protestando contro la manovra.

Emidia Papi, dell’Esecutivo nazionale USB, spiega così le ragioni dell’iniziativa: “Siamo qui perché questo governo, cosiddetto tecnico, è in realtà un governo politico che rappresenta e tutela i padroni, i ricchi, il ceto politico, le banche, la finanza internazionale e gli interessi di quella Europa che sta mettendo in ginocchio interi popoli del vecchio continente. La manovra di Monti, in perfetta continuità con quelle del governo precedente e con l’appoggio della maggioranza delle forze politiche di centro-destra e centro-sinistra, massacra i lavoratori, i pensionati, i precari, impoverendoli ulteriormente e togliendo diritti”.

“Contro questa redistribuzione di reddito e diritti verso l’alto – conclude Papi – abbiamo indetto lo sciopero generale per il 27 gennaio e continueremo a mobilitarci in un fitto percorso di iniziative di lotta, di confronto, di assemblee, in tutti i luoghi di lavoro e su tutto il territorio nazionale”. (Beh, buona giornata)

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Attualità Finanza - Economia Lavoro Movimenti politici e sociali Politica

“Dal governo dei cialtroni, al governo dei padroni”: i sindacati di base indicono lo sciopero generale.

COMUNICATO STAMPA
Sciopero Generale 27 gennaio 2012,manifestazione nazionale a Roma
USB, SLAI COBAS, CIB-UNICOBAS, SNATER, USI e SICOBAS hanno indetto lo Sciopero generaldi tutte le categorie pubbliche e private per intera giornata del 27 gennaio 2012.

Lo sciopero generale e’ indetto:
– contro il governo Monti che conferma le precedenti manovre, colpisce l’intero sistema pensionistico e il livello di vivibilità economica dei pensionati, riduce il potere d’acquisto
dei salari attraverso l’aumento dell’IVA, dell’Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l’adozione dell’ICI sulla prima casa;
– contro le politiche ispirate dall’unione europea e condivise dai vari governi, che tutelano gli interessi del grande capitale bancario, finanziario ed economico, scaricando i costi della crisi capitalista sui lavoratori e sulle fasce di popolazione più disagiata;
– contro le precedenti manovre del governo Berlusconi che complessivamente prevedono misure su licenziamenti, privatizzazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori privati e del personale del pubblico impiego e della scuola (anche con l’accorpamento selvaggio degli istituti), compresa la riduzione del personale, la cassaintegrazione, la mobilità obbligatoria, la possibilità di licenziare e il blocco dei contratti, contro la riforma scolastica del Ministro Gelmini;
– contro le politiche del “piano Marchionne”, le delocalizzazioni e la deindustrializzazione in atto, l’estensione dell’accordo Pomigliano in tutto il gruppo Fiat e nelle aziende metalmeccaniche collegate, la cancellazione del contratto nazionale e la svolta autoritaria in atto nelle relazioni sindacali;
– contro il patto sociale e l’attacco ai diritti dei Lavoratori;
– contro l’accordo del 28 giugno 2011 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, ratificato il 21 settembre scorso che ha aperto la strada all’art. 8 della manovra del governo e alla cancellazione dei contratti nazionali;
– per la piena applicazione delle misure di tutela su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Durante lo sciopero generale saranno garantiti i servizi minimi essenziali.
Si rammenta agli organi di informazione che le previsioni di legge a garanzia dell’utenza prevedono una compiuta informazione sullo sciopero.
Roma, 14 Dicembre 2011

(Beh, buona giornata).

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Media e tecnologia Politica Pubblicità e mass media Televisione

3DNews/TV, IL MISTERO DEL MILIONE SCOMPARSO.

di Giulio Gargia

Sostiene Pancini, il direttore dell’Auditel, che un milione di spettatori può sparire da una settimana all’altra. Sono quelli della trasmissione di Santoro, che giovedì 8 dicembre avrebbe registrato il 5% , perdendo circa 3 punti di audience rispetto alla settimana scorsa. Senza contare che facendo i conti dal 3 novembre avrebbe perso più della metà dei suoi aficionados, visto che la stessa Auditel l’aveva accreditata del 12%. Insomma, un crollo epocale da fare invidia a Minzolini, Facchinetti o Banfi ( non Lino, l’altro ), cioè i migliori flop della stagione “ ufficiale”. E cosa avrebbe causato questo disastro da parte di gente che – come il pubblico dell’ex Anno Zero – ha tirato fuori 10 euro di tasca sua pur di vedere questo programma e poi se lo è andato pazientemente a cercare facendo lo slalom tra le televendite della miriade di canali del digitale ?

Sostiene Pancini che un pò è stata la festività e un pò la partita della Juventus, in contemporanea su RAI 2, a riuscire là dove la concorrenza di Piazza Pulita non era arrivata. Insomma, un milione di juventini, un pò delusi da Santoro un pò esaltati dalla fondamentale sfida con il Bologna degli ottavi di coppa Italia, match che avrebbe evidentemente deciso le sorti della stagione, hanno abbandonato Servizio Pubblico per andarsene in gita o, accesa la tv, si sono goduti lo spettacolo di Del Piero in panchina.

Sostiene Pancini che i dispersi potrebbero anche essere finiti sul web, però non può dirlo perchè l’Auditel non fa ricerche sulla rete.

Questo sostiene Pancini, e noi gli crediamo. Come gli abbiamo creduto quando disse che 1 milione e mezzo di telespettatori avevano visto per 20 minuti il cartello “ le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile” , una sera d’estate di qualche anno fa su Rai Uno.

Quei fetenti di Sky, invece, abituati alla BBC e alla concorrenza anglosassone, non gli credono. Insinuano il dubbio. Ricordano che Auditel è una società privata, che effettua un servizio in regime di monopolio e che per tale servizio viene compensata da tutti gli operatori del settore. Sui dati prodotti quotidianamente da Auditel si basa la valutazione della performance dell’intero mercato televisivo, una valutazione che impatta direttamente sui ricavi del settore, un settore cruciale per la crescita economica del Paese ma anche per tutto il “Sistema Italia” in considerazione del ruolo fondamentale di traino che svolge la pubblicità per le imprese che hanno un prodotto da far conoscere ai consumatori italiani. Perciò parlano di una governance da riformare e di una rappresentanza azionaria in conflitto di interessi. Nonchè “una distorsione dei risultati sul piano quantitativo e qualitativo”. In pratica Sky contesta all’Auditel la natura del campione (mancano circa 5 milioni di stranieri residenti in Italia, il 7-8 per cento della popolazione) e “vengono conteggiati anche coloro che non possiedono un apparecchio tv”. Circa 400 mila famiglie, il 2 per cento del totale dello share.

Ma che l’Auditel sia degna di fede lo possiamo affermare con cognizione di causa, rivelandovi che Sky ha malignamente copiato queste sue osservazioni da due libri, usciti 8 anni fa: “ La favola dell’Auditel” di Roberta Gisotti, e “ L’arbitro è il venduto”, redatto dal sottoscritto. Perciò, le cose che loro dicono adesso le sapevano. Quindi non solo sono copioni ma anche in malafede. Se lo sapevano, e non potevano non saperlo, perchè sono venuti a mettere zizzania nell’etere italiano ?

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democrazia Lavoro Media e tecnologia Politica

3DNews/SE IL MAGGIORITARIO VA IN EDICOLA

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di Riccardo Palmieri

Ma la democrazia è uno spreco ? Può essere tagliata per mancanza di fondi ? O è un privilegio che si può esercitare solo con certi numeri ? Sì, forse si. E’ questo quello che sembra dire il governo Monti alle oltre 100 testate e ai 4000 lavoratori che perderanno il posto se saranno confermate le misure previste per azzerare i contributi diretti all’ editoria. La ragione di questa legge, che ricalca un principio vigente in tutta Europa, è semplice : si deve permettere anche a chi ha pochi mezzi di poter esprimere il proprio punto di vista. Nessun privilegio, questo si chiama pluralismo, è uno dei pilastri della democrazia. E siccome la Costituzione dice che la Repubblica deve rimuovere gli ostacoli morali e materiali che impediscono tale esercizio di libertà collettive, ecco che il principio diventa una legge. E poi di questa legge si è fatto un abuso tale, da Lavitola a Ciarrapico, da disgustare molti. Ma ciò non toglie che il principio e la sua applicazione materiale ( finanziare le idee OGGI minoritarie, per consentire di diffondersi ) siano sacrosanti. Che i controlli e le selezioni per gli aventi diritto debbano essere tali da non potersi aggirare più, è ugualmente sacrosanto.

Ma che punti di vista come quello del Manifesto o dei Verdi, o dei giornali cattolici, ma anche dei leghisti o di Storace, debbano essere tagliati finanziariamente per ragioni di bilancio non solo è ingiusto, ma è anche controproducente per il bilancio stesso. Solo per gli ammortizzatori sociali ( cassa integrazione in testa ) che entrerebbero in vigore automaticamente per i prossimi 2 anni, lo Stato spenderebbe più delle poche decine di milioni con cui si può integrare il fondo tagliato e ridare un minimo di prospettiva a tutto il settore.

Perciò, non è un problema di soldi ma di volontà politica. Malinconico , nuovo responsabile del dipartimento, ha questo compito: farci capire se il nuovo governo vuole applicare la ricetta Berlusconi, o invece dare un segnale di cambiamento. Qui non c’entrano i conti, questa è una scelta politica.

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Società e costume Televisione

3DNews/Telesaudade * – Il catalogo degli orrori

un sms di Ugo G. Caruso

Un’antisegnalazione ? “ L’Atlante illustrato della televisione 1988-1994 ” di M. Coppola e A. Piccinini, edito da Isbn. Un vero catalogo degli orrori che documenta i programmi e i divi eponimi dei “favolosi”, eccessivi, disimpegnati, cafoni anni ’80. Ultima tranche della cosiddetta Prima Repubblica in cui la tv pubblica inseguì quella privata in un’ignobile gara all’insegna della volgarità, stupidaggine, melensaggine, conformismo. Una lunga stagione tutt’altro che conclusa che fu specchio ma pure causa del tracollo antropologico-culturale del paese. Commentata da due curatori ( autori in passato di cose invero più pregevoli ) con la finta neutralità dello studioso, l’operazione tradisce invece una qualche benevola empatia a suo tempo in voga tra certa gauche, colpevole di civetteria intellettuale, un pò per snobismo, un pò per convenienza modaiola, sempre ipocritamente mimetizzata, s’intende, dietro la foglia di fico dell’estetica del trash. Dunque solo affettuosi buffetti e innocua ironia laddove ci stava bene una bella scudisciata. Stampato su carta scadente in tono con l’argomento.

* Telesaudade : movimento intellettuale per la conservazione e il recupero della vecchia TV in bianco e nero – ndr

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Attualità

Ku Klux Klan a Torino.

A Torino è degenerata la manifestazione organizzata dopo che una 16enne aveva indicato due nomadi come possibili aggressori. Cinquanta persone hanno dato alle fiamme baracche e roulotte e poi hanno impedito ai vigili del fuoco di avvicinarsi.

E’ pazzesco, questa è roba da Ku Klux Klan. Non è stato un nomade. Ma anche se fosse stato un nomade, che facciamo, per colpa di uno li sterminiamo tutti? Che razza di principio di civiltà è questo? E che razza di rispetto è per la vittima dello stupro. Vogliamo che per paura che scoppino gravi incidenti, le vittime degli stupri scelgano il silenzio? E’ stato violato un corpo, offesa un persona o si tratta dell’onore ferito di un branco di scimuniti che si sentono superuomini? O qualcuno per ragioni politiche appicca incendi e poi soffia sul fuoco? E così, tra squadrismo e leghismo estremista si strumentalizza la sofferenza di una donna, che diventa per la seconda volta consecutiva non una persona, ma solo un oggetto, prima di un malsano desiderio poi della cieca volontà di vendetta. C’è da sperare che tornando a casa, fuori dal branco, a tu per tu con se stessi, ognuno si renda conto dell’orrore di quanto accaduto stasera. Un orrore cui si è aggiunta la smentita della ragazza: non sono stata violenta, ha detto agli inquirenti. Beh, buona giornata.

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democrazia Dibattiti Finanza - Economia Lavoro Leggi e diritto

Europa: il debito da sovrano sta diventando tiranno.

di MARIO DEAGLIO-La Stampa.

Visto l’esito della caotica riunione di Bruxelles, non è proprio il caso che il normale cittadino stappi una bottiglia, anche se le Borse hanno brindato a quella che considerano, nel loro orizzonte di brevissimo termine, come la fine di un periodo di incertezza. Dopo una confusa nottata di contrasti e recriminazioni, l’Europa si ritrova pesantemente ridimensionata dal rifiuto inglese.

Un no a un accordo che avrebbe comportato la perdita di autonomia dalla politica economica, alla quale i governi di Londra hanno sempre tenuto moltissimo, in favore di rigide regole generali di stampo tedesco. La mancata stretta di mano tra il presidente Sarkozy e il primo ministro inglese Cameron è quasi il simbolo di questa nuova situazione. Non c’è da illudersi: il Canale della Manica è diventato più largo con un possibile grave svantaggio sia per gli inglesi sia per gli altri europei.
Per l’Europa, la perdita della Gran Bretagna – che a questo punto potrebbe anche uscire completamente dall’Unione Europea, limitandosi a mantenere un accordo doganale – non deriva tanto dalla cospicua sottrazione dal totale europeo del prodotto lordo inglese quanto dall’impoverimento qualitativo di un’Europa così divisa. La Gran Bretagna ha avuto, nell’ultimo secolo, il ruolo storico di controbilanciare, insieme alla Francia, il potere tedesco e di fornire un’alternativa, peraltro ridotta negli ultimi decenni, ai modelli culturali tedeschi. Questo ruolo pare ormai abbandonato mentre Londra si rifugia in un isolamento che non appare tanto splendido e ci si può attendere che rafforzi i suoi legami con gli Stati Uniti; Parigi, dal canto suo, con le elezioni ormai vicine, sembra aver perso l’iniziativa e aver consentito debolmente alle posizioni tedesche. Nel frattempo, le agenzie di rating hanno continuato a declassare allegramente le banche europee.

Tutti avevano sperato che la signora Merkel avrebbe alla fine abbandonato la sua posizione rigida e accettato di fornire qualche facilitazione ai Paesi «meridionali»; invece non è stato così. Grazie anche alle pesantissime pressioni americane, che hanno visto gli interventi coordinati del presidente Obama, del segretario di Stato Clinton e del segretario al Tesoro Geithner, è prevalsa una soluzione che si può definire di tipo «tedesco», che limita la possibilità futura di deficit pubblici nazionali. Le istanze di tipo «francese» e «italiano» per una maggiore flessibilità con l’emissione di titoli sovrani europei (eurobonds), per sviluppi istituzionali che conferiscano a Bruxelles un effettivo potere di governo europeo, con il trasferimento a livello europeo di alcune competenze e di una parte delle imposte nazionali. La Banca centrale potrebbe finanziare questo governo, ma l’intera questione è stata diplomaticamente rinviata a una futura riunione.

Per fortuna, le porte non sono definitivamente chiuse a questa visione europeista. Il «fondo salva Stati», però, continua ad apparire piuttosto esiguo, anche nella sua nuova versione, per far fronte a veri attacchi ai titoli pubblici di qualsiasi paese dell’Unione e il coinvolgimento del Fondo monetario risulta più limitato di quanto fosse inizialmente previsto. I Paesi europei hanno accettato una vera e propria camicia di forza per le loro finanze: il comunicato finale dice chiaramente che i bilanci degli stati membri dovranno essere in pareggio (con un deficit massimo dello 0,5 per cento del prodotto interno) e che questo principio dovrà essere inserito nelle costituzioni dei singoli Stati. Lodevole proposito in una situazione normale, ma nuova complicazione in una situazione di crisi. A un simile risultato si arriverà lentamente ma, se il deficit pubblico supererà il 3 per cento del prodotto interno, scatteranno sanzioni quasi automatiche contro il Paese che non si adegua. È questo il succo della cosiddetta «unione fiscale» che, se gestita in maniera maldestra, rischia di trasformarsi in un abbraccio soffocante.

Tutti i Paesi dell’area euro, Germania compresa, saranno infatti impegnati a seguire politiche pubbliche prevalentemente restrittive anziché politiche più accomodanti. Siccome la congiuntura ha già svoltato verso il basso in molti di questi, ogni vero discorso di ripresa europea appare rinviato; nella stessa, fortissima Germania, è comparso il segno meno nella produzione industriale mentre è vano attendersi forti stimoli extraeuropei, dal momento che la stessa Cina presenta vistosi sintomi di rallentamento. Il 2012 non si prefigura quindi per nessuno come un anno di vacche grasse. E un’Europa in recessione e percorsa da inquietudini sociali potrebbe facilmente trasformarsi nel ventre molle di un’economia globale che sta rapidamente perdendo il sorriso.

A questo punto, l’interrogativo diventa politico: è socialmente sostenibile una simile situazione, oppure i governi europei rischiano di essere travolti da una protesta sociale tanto più grave quanto più disordinata e priva di larghi orizzonti? Quanto dirompente potrebbe essere una simile protesta? Non sarebbe stato preferibile adottare un sentiero più flessibile, consentendo maggiore liquidità al sistema produttivo e bancario e impedendo che tutto sia condizionato da giudizi istantanei di Borse capricciose? Il tempo, senza dubbio, dirà se i leader europei hanno fatto complessivamente una scommessa giusta. I rischi, per l’Europa e l’economia mondiale, non sembrano, in ogni caso, essere stati sensibilmente ridotti ma soltanto trasferiti dall’economia e dalla finanza alla politica e alla società. (Beh, buona giornata).

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3DNews/D-JAIL, LA MUSICA DIETRO LE SBARRE.

di Giulio Gargia

Rompere le gabbie dell’isolamento del carcere con la musica. Ci hanno provato con D- Jail , ovvero l’incisione di 8 brani musicali nati dai testi dei detenuti delle Case Circondariali della Provincia di Roma.

Alessandro B, Salvatore C, Roberto D, Giuseppe D, Odobo J, Francesco M, Bruno P, Nicola D, Giuseppe R, sono i reclusi che hanno scritto i brani, Federico Carra e Maurizio Catania hanno composto le musiche eseguite poi dal Collettivo del Ponte.

Il risultato ? Un po’ Negramaro, un po’ i 99 Posse degli inizi. Se si dovessero attribuire delle influenze o dei modelli musicali a questa originale e più che necessaria iniziativa de Il Ponte Magico, sarebbero questi. Gli otto brani con i testi dei reclusi raccontano la difficile condizione carceraria, le parole chiave sono rabbia e amore, sogno e dolore.

I brani la evocano tutti, questa realtà, a partire dai titoli : “ Il sole ci scalderà “ , “ La tana “ , “ Le ali ”, “ Ritrovo l’universo”. Versi che svelano emozioni, angosce, speranze che compongono la quotidianità dietro le sbarre.

Ci sono precedenti confortanti per questa idea, primo fra tutte l’esperienza dei Presi per Caso, il gruppo musicale nato a Rebibbia che ora va in giro in tutta Europa, e molto prima il pionieristico lavoro con i reclusi del carcere di Volterra fatto da Armando Punzo, che ha fondato una compagnia teatrale interamente composta da detenuti e più di 10 anni li porta anche in tourneè nei festival teatrali più importanti d’ Italia.

D- Jail è stato presentato a Roma, mercoledì 30 novembre, presso Città dell’Altra Economia , in largo Dino Frisullo.
Nel corso dell’incontro, moderato da Antonio Lauritano e aperto da Giuseppina Maturani (presidente del Consiglio Provinciale di Roma) insieme a Federico Carra, sono stati eseguiti i brani del disco, alternando gli interventi musicali alla lettura dei testi del progetto da parte degli attori ex detenuti Riccardo Pizzini, Antonio Polidori, Roberto Tarantino, Loreto Zaccardelli e ai contributi sulla realtà carceraria di Mauro Mariani (direttore di Regina Coeli), Donata Iannantuono e Giuseppe Makovech
(rispettivamente direttore ed ex direttore della Casa Circondariale di Velletri),
Nadia Fontana (direttore Istituto penitenziario di Latina), Antonella Barone (relazioni esterne Dipartimento amministrazione penitenziaria – Ministero della Giustizia), Enrico Fontana (direttore Nuovo Paese Sera), Angiolo Marroni (Garante dei Diritti dei Detenuti del Lazio), Angiolino Lonardi (vice direttore TV pubblica), Michelangelo Ricci (regista e drammaturgo). Ha partecipato inoltre Filiberto Zaratti (consigliere regionale) e Aldo Papa (direttore canali radio pubblica utilità).

D- Jail si inserisce nell’ambito di intervento dell’Associazione Il Ponte Magico, riguardante la re-inclusione sociale degli ex detenuti, attraverso la realizzazione di un “ponte” tra l’interno degli istituti penitenziari e il mondo esterno, per accogliere con più coscienza il detenuto che ha scontato la pena e, allo stesso tempo, per conoscere una realtà complessa e troppo spesso marginalizzata.

Il CD non sarà messo in commercio: verrà distribuito gratuitamente ad associazioni, enti, produzioni, emittenti radiotelevisive e a tutti gli organismi che possano e vogliano contribuire a propagare quest’onda sonora oltre i confini carcerari. I brani sono inoltre liberamente disponibili per tutti in streaming su YouTube ( www.youtube.com/user/ilpontemagico ) e in download sul sito dell’Associazione il Ponte Magico ( www.ilpontemagico.it

D-Jail
).

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3DNews/“Sporchi da morire”, a Napoli in anteprima il docufilm sugli inceneritori.

Lunedì 5 dicembre, alle ore 20,30, in anteprima assoluta al Modernissimo di Napoli, proiezione del film documentario ” Sporchi da morire ”.

Gli inceneritori e i rischi per la salute delle zone in cui sono stati costruiti sono il principale argomento del lavoro con la regia di Marco Carlucci, che poi passa in rassegna anche le possibili alternative.

La proiezione sarà preceduta da una breve conferenza stampa di presentazione del film alla presenza del Vice Sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, del regista, Marco Carlucci, del fautore della teoria “Rifiuti Zero”, il professor Paul Connett, del Prof. Stefano Montanari, della dottoressa Antonietta Morena Gatti e Carlo A. Martigli oltre che a tanti altri protagonisti. L’evento sarà aperto a tutti i cittadini. È vero che gli inceneritori fanno male? Perché in Italia si continuano a costruire questi impianti mentre nel resto del mondo si stanno smantellando?

Quali sono i rischi concreti per la salute?
Quali sono i danni provocati dalle micro- e nano-particelle?
Quali sono le possibili alternative?

Con queste domande in testa è iniziata la ricerca online di Carlo Martigli, un viaggio virtuale che diventa reale, in cui video presenti in rete si alternano improvvisamente ad esclusivi reportage realizzati in varie parti del mondo.
“ Sporchi da morire” è il film-documentario che ci farà riflettere su un problema non solo nostro ma soprattutto dei nostri figli legato alle invisibili nanoparticelle da molti indicate come il più pericoloso strumento d’inquinamento del presente e del prossimo futuro.

Rifiuti Zero.
Così “ Primafilm” , distretto creativo e tecnologico indipendente, presenta una nuova grande sfida: un viaggio nel mondo delle polveri sottili, delle nano-particelle e delle possibili alternative.

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Cultura Fumetti. Popoli e politiche Potere

3DNews/Francia, un fumetto racconta i segreti diplomatici occidentali.

Ieri è stato pubblicato in Francia il secondo volume a fumetti disegnato dall’autore francese Christophe Blain dedicato al “Quai d’Orsay” e ai suoi segreti. “Quai d’Orsay” è l’indirizzo e il nome con cui è conosciuto il ministero degli Esteri francese, e la storia di Blain, ben documentata, si basa sui racconti di un ex responsabile del ministero che si nasconde dietro lo pseudonimo di Abel Lanzac e che compare in copertina come coautore.

Il primo volume è stato da poco pubblicato da noi dall’editore Coconino Press: il protagonista è un giovane consulente e ghost-writer assunto nello staff di un ministro degli Esteri ispirato chiaramente a Dominique de Villepin. Il secondo volume, con molto umorismo, spiega i negoziati del 2003 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul disarmo dell’Iraq e il ruolo che in quell’occasione ebbe il ministero francese.
(vedi le tavole del primo volume su http://www.ilpost.it/2011/11/27/fumetti-quai-orsay

Quai d'Orsay.

Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un’intervista all’autore ex collaboratore di Dominique de Villepin, che ha accettato a patto di mantenere l’anonimato.

Di sé dice soltanto: «Ho studiato la resistenza. Oggi sono un inventore di giochi. Ho una conoscenza generale del gioco: la vita ne è un esempio quando non è tragica. Per questo motivo ho scritto il Quai d’Orsay». E spiega:
«Quello che mi interessa è come funzionano le cose. I negoziati delle Nazioni Unite hanno avuto diversi livelli (…). Abbiamo cercato di ricostruire questa verità attraverso le storie che raccontiamo. Ma la verità più la si racconta più la si inventa: è il principio della sintesi. Quai d’Orsay è una sintesi, non un documento storiografico.
Quando si è vissuto in un certo ambiente, sembra ancora di sentirne parlare i personaggi. Di fronte a una certa situazione, sappiamo quello che avrebbero potuto dire. Siamo in grado di farli parlare, di farli muovere. Questo non significa che le parole attribuite pretendano di essere precise: i nostri personaggi vivono una loro vita, indipendentemente da noi che li abbiamo ispirati».

Sulla somiglianza tra Taillard (il personaggio che nel libro rappresenta il primo ministro) e Villepin l’autore spiega:
«È molto divertente: se guardate da vicino, Taillard non assomiglia assolutamente a Villepin. Guardate il suo naso lungo, dritto e stretto, le sue spalle spioventi. Ma Christophe Blain ha catturato nella sua linea qualcosa di più profondo che la somiglianza fisica. E questo è vero anche per il carattere. C’è un effetto di somiglianza che nasce, paradossalmente, dalla libertà che ci siamo dati nel plasmare il suo personaggio».

E quando gli viene chiesto se avesse avuto qualche problema dopo che molti collaboratori del ministero si sono riconosciuti nei personaggi, lui risponde:
«È piuttosto divertente diventare un eroe dei fumetti, vero? Detto questo, se faccio il conto, i dodici personaggi del Quai d’Orsay sono la sintesi di una trentina di persone. Nessuno è puro. E no, ho avuto nessun problema, anzi».

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Animali business Cultura Musica Società e costume

3DNews/L’Europa è alle corde. Di budello.

di Riccardo Palmieri

Ma cosa c’entra la “sindrome della mucca pazza” con la produzione di chitarre ? E soprattutto perchè una disposizione europea fa chiudere un settore artigianale pregiatissimo come quello di chi fabbrica corde armoniche in budello naturale ? Sono queste le prime domande che vengono in mente quando si legge, in un comunicato stampa, che poco più di 15 giorni fa uno dei cinque ultimi cordai al mondo in grado di fabbricare, applicando una tecnica millenaria, le tradizionali corde in budello naturale, Mimmo Peluffo, ha ufficialmente annunciato la chiusura della sua produzione, dichiarando : “ In tutta onestà, non sono più in grado di offrire ai musicisti un prodotto adatto alla musica ”.

Il motivo sta nel provvedimento di legge che vieta l’utilizzo del budello bovino nei laboratori artigianali. Questa misura dovrebbe proteggere gli umani dal contagio del morbo detto “della mucca pazza”.
Ora, ci saranno sicuramente degli ottimi motivi sanitari per tutto ciò.

Il principale è tutelare i cittadini dal rischio di contrarre la sindrome da BSE (encefalopatia spongiforme), morbo che ebbe una fiammata mediatica negli anni ’90, con gran fracasso televisivo, ma per fortuna non più di una ventina di vittime. Da molti anni, non se ne sente più parlare, anche perchè i media si sono dedicati a malattie più recenti, come l’aviaria ( anche qui, per fortuna, molto rumore per nulla ).

Solo che l’effetto collaterale è l’estinzione quasi totale di un settore artigianale che pure era rinato dopo la crisi dovuta all’introduzione delle corde in metallo. “ Già negli anni 50, con la cosiddetta rinascita della Musica Antica, eseguita su strumenti originali con montature storiche in budello, la produzione di corde è cresciuta fortemente, tanto da aver creato in tutta Europa le premesse per la rinascita di un fiorente mercato. Dal dopoguerra ad oggi i maestri cordai italiani hanno fatto più degli altri ricerca e sperimentazione, tanto che oggi siamo nuovamente di fronte ad un prodotto d´eccellenza, sempre più apprezzato in Europa e con un elevato grado di esportazione anche nei paesi extraeuropei “.

Ora invece dopo l´annuncio della cessata produzione in budello della ditta Aquila Corde Armoniche Srl, ci troviamo di fronte alla desolante situazione per cui è rimasto un unico maestro cordaio attivo (maestro Pietro Toro, Eurostylgut snc di Salle – PE) in tutto il Paese.
Da qui l’urgenza dell’appello a Monti e la petizione per aiutare la rinascita di questo spicchio di artigianato ad altissimo valore aggiunto.

Con una considerazione che viene naturale: ma se invece di dedicarsi cosi’ tanto ai dettagli della “serosa bovina”, i gran commis dell’Europa si fossero occupati un pò più dell’euro, non staremmo meglio tutti ? Noi, loro, i cordai e le mucche.

Ma come uscirne adesso ? Nella petizione si chiede :
1) Una deroga urgente alla legge attualmente in vigore (Decreto 16 Ottobre 2003: ‘Ministero della salute: Misure sanitarie di protezione contro le encefalopatie spongiformi trasmissibili’, GU n° 289 del 13 Dicembre 2003) che consenta di tamponare l´emergenza, legalizzando l´importazione della serosa vaccina da stati EU o Extraeuropei, in particolare Brasile, Gran Bretagna, Irlanda (come già indicato nel Regolamento CE 1069/2009 21 Ottobre, alla sez. 3, DEROGHE, art. 17: “ (…) in deroga agli articoli 12, 13 e 14 l´autorità competente può consentire l´uso di sottoprodotti di origine animale e di prodotti derivati in esposizioni, attività artistiche (…) nel rispetto di condizioni idonee a garantire il controllo dei rischi (…)”;

2) Un provvedimento che consenta ai produttori italiani di utilizzare serosa bovina di provenienza italiana (su modello di quello emesso dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali in data 8 Maggio 2009);

3) L´appoggio, sia a livello nazionale che in sede europea e internazionale (UNESCO), del riconoscimento dell´ARTE CORDAIA come patrimonio dell´umanità, in quanto garante della sopravvivenza dell´arte della Musica nella sua consequenzialità storica.

L’arte cordaia potrà vivere e continuare a servire la grande musica, solo se sarà dichiarata patrimonio dell’umanità.

Non lasciamo morire l'arte dei cordai.
E questo chiediamo, con le seguenti petizione online che si possono firmare a questi link :
Petizione Governo Italiano / Italian Government petition http://www.petizionionline.it/petizione/ita-richiesta-provvedimenti-urgenti-a-tutela-dell-arte-cordaia-a-indirizzo-musicale/5598
Petizione Unione Europea / European Union petition http://www.petizionionline.it/petizione/eur-richiesta-provvedimenti-urgenti-a-tutela-dell-arte-cordaia-a-indirizzo-musicale-request-for-urgent-measures-to-protect-the-art-of-stringmaking-for-musical-use/5599V

foto di Alfonso Toscano – da www.alfonsotoscano.it

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