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Il voto in Sardegna. Prima di chiedersi per chi votare sarebbe meglio capire per che cosa si vota.

di MARCO BUCCIANTINI da unita.it

A ciascuno il suo affare. Nel comitato d’interessi che sostiene Ugo Cappellacci c’è tutto e il contrario di tutto, ma niente stona sotto la scritta “Berlusconi presidente”. Potere, ambizioni e affari tengono insieme tutto: lo scudocrociato e i quattro mori, quindi lo Stato e l’antistato. I liberali di Dini e un garofano di chissà quale rivolo socialista. Tutti lì, in prima fila al Palasport ad ascoltare le barzellette di Berlusconi, a vedere umiliato il candidato inesistente.

SARDISTI DA COSTA SMERALDA
I vertici del partito sardo d’azione hanno suicidato il sardismo per le poltrone. Così l’ex segretario Giacomo Sanna, che già provò la scalata al Parlamento nelle file della Lega Nord (!), è nel listino del presidente, e verrà eletto automaticamente in caso di vittoria. “E’ la svendita di un patrimonio allo straniero di Arcore, al razzismo leghista”, accusa Claudia Zuncheddu, sardista, che ha fondato i Rossomori, evocando Emilio Lussu e portando almeno una parte degli indipendentisti in appoggio a Soru. Il sostegno del partito sardo d’azione a Berlusconi è davvero ardito: la bandiera più famosa, i quattro mori su sfondo bianco e croce rossa, a sventolare su Villa Certosa, il simbolo del turismo aggressivo e sregolato, della colonizzazione. La residenza del premier è il monumento del programma di governo: si è costruito in barba alle leggi. Poi Tremonti condonò e la villa ora può essere mostrata nella sua interezza agli ospiti. Prima che il Cavaliere l’acquistasse era una semplice casa colonica, proprietà di Flavio Carboni, il faccendiere sardo coinvolto nell’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Adesso è una provincia con il parco che ha rimpiazzato i sessanta ettari per il pascolo, poi l’anfiteatro, il campo di calcio, il bunker in caso di attacco nucleare, i laghetti artificiali. I sardisti stanno dunque con il conquistatore. Il segretario del Psd’Az è Efisio Trincas, che quando era sindaco di Cabras fu indagato per abusi edilizi in zone di particolare pregio e chiese allo Stato italiano di tradurre l’atto in dialetto sardo, prima che gli fosse notificato. Un sardismo da barzelletta. Di lui si ricorda la battaglia contro gli omosessuali: eppure il Psd’Az si era sempre speso in difesa delle minoranze. Come si cambia, per non morire.

IL COMITATO D’AFFARI
Dalle ambizioni personali di un gruppo che ha svenduto l’anima si passa al comitato d’interessi. Quello che vuole “togliere i lucchetti che Soru ha messo alla Sardegna”. Da 30 anni Berlusconi fa affari sull’isola, grazie al socio Romano Comincioli, plurindagato (faceva da tramite con il suddetto faccendiere Carboni), assolto dalle leggi ad personam volute proprio per salvare l’amico di Arcore, e ripagato alla maniera del Cavaliere: con il seggio al Senato. La sua firma appare anche in cambiali passate a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò, il cassiere della Mafia. Ma non importa. Lui è l’uomo di fiducia di Berlusconi in Sardegna. E lo si è visto in questo turno elettorale. Forza Italia sull’isola ha due potentati: quello di Comincioli e quello di Beppe Pisanu. Il primo è strettamente legato per affari allo studio di commercialista del padre di Cappellacci, Giuseppe. Il secondo è nume tutelare del sindaco di Cagliarti Emilio Floris: la scelta di candidare Ugo Cappellacci dimostra i rapporti di forza: Comincioli è un vecchio compagno di classe di Berlusconi che, si sa, tende ad affidarsi a questi sodali di lunga data. Ed è stato infatti il senatore a tessere gli accordi con i sindaci del nord dell’isola, scesi in campo per Cappellacci, nelle liste provinciali, a costo di sguarnire o comunque di complicare l’attività delle giunte comunali.
L’accolita intorno a Comincioli serve meglio al disegno di Berlusconi “contro la Sardegna dei vincoli”. Vuol prendersi la Regione, e con essa le terre che Soru ha provato a blindare. Fu il governo Berlusconi, nel 2005, ad impugnare davanti alla Consulta la salva-coste. Quella legge ha imbrigliato la mitica, faraonica Costa Turchese, evoluzione di quell’Olbia 2 che Berlusconi, Cappellacci sr. e Comincioli già avevano in mente a fine anni 70. Eccola, la loro oasi: 525.000 metri cubi di cemento su 450 ettari di terreno, 385 ville, due alberghi da 400 posti letto, 995 appartamenti in residence, 1 centro commerciale sulla costa nord-est. Tutto rispolverato allorquando il Tar rivelò un quadro normativo lacunoso sui piani urbanistici, sentenza che scatenò gli appetiti della Finedim di Marina Berlusconi, che ripropose l’idea, con una “chicca”: lo sventramento della spiaggia per realizzare un canale navigabile e collegare il mare con un porticciolo da costruire ex novo. Quel quadro normativo è stato puntellato da Soru, e si è impedita la violenta colata di cemento.

LA FIGLIA DEL SINDACO
Questo sbilanciamento sul gruppo Comincioli-Cappellacci, però, poteva erodere il consenso del Pdl nel capoluogo, dove Floris amministra in guerra con Soru, intento dichiarato la scorsa estate, in vista proprio delle elezioni: “Nessuna trattativa con il signor Renato Soru”. E così restano chiusi nel cassetto 220 milioni di euro di investimenti su Cagliari e oltre 1200 posti di lavoro. Una città paralizzata, con il Betile, museo regionale d’arte nuragica e contemporanea disegnato dall’anglo-irachena Zaha Hadid, rimandato a chissà quando. Cotanto zelo era l’annuncio di una candidatura di Floris, condivisa nel centro destra, e il sindaco poteva dunque essere mortificato dalla scelta di Cappellacci. Questo rischiava di compromettere l’impegno dello stesso amministratore nella campagna elettorale e intiepidire i fan del capoluogo. Berlusconi ha rimediato alla sua maniera: la figlia del sindaco è nel listino del presidente. E Rosanna è perfino commovente: “Fin da piccola volevo fare politica, ma l’ingombrante presenza di papà mi intimidiva”. Arruolati i Floris.

L’EDITORE
Nella foto di gruppo c’è anche un altro amico del Cavaliere: l’editore Sergio Zuncheddu, altro candidato mancato ma meno rancoroso di Floris. L’editore pubblica il quotidiano più letto dell’Isola, l’Unione Sarda, che da 4 anni picchia durissimo sull’inventore di Tiscali. Zuncheddu controlla anche le tv regionali e “Videolina ha per Cappellacci la cura che la Pravda aveva per Breznev.”, scrivemmo un mese fa. Potevamo dire: la stessa cura che Rete 4 ha per Berlusconi, perché infine Zuncheddu è un Cavaliere in sedicesimo. Come l’altro, parte dall’edilizia, dalle Città Mercato. A Capoterra, su un terreno che nel 1969 fu trasformato da paludoso a edificabile, e da avamposto di caccia dei cagliaritani si rivalutò enormemente, e che due mesi fa ha scontato con alluvioni e morti quell’affronto alle leggi della natura, Zuncheddu ha spadroneggiato con le centinaia di case costruite dalla sua cooperativa sullo stagno di Santa Gilla.

PICCOLO GRANDE UGO
Il piccolo ma troppo alto Ugo – al quale Berlusconi chiede sempre di scendere dalla pedana durante i comizi insieme, per non mostrare a tutti la clamorosa menzogna sull’altezza del premier – non è quella mosca bianca degli spot sorridenti confezionati dal pubblicitario Gavino Sanna. È vaccinato pure lui: è stato per anni al comando della Sardinia Gold Mining, che ebbe nel 1998 in concessione dalla Regione il territorio dei comuni della Marmilla. Si cercava l’oro, e il prezzo per la multinazionale fu ridicolo, mentre enorme è il danno ambientale, cui è difficile trovare argine, dopo il fallimento della società mista di capitale italiano, canadese e australiano. Cappellacci è stato presidente per quasi tre anni di quell’impresa e si dimise nel 2003 per entrare come ragioniere nella giunta regionale guidata da Italo Masala: a fine mandato, il debito della Sardegna sarà di 3 miliardi e mezzo di euro. Un record. Lo prende in cura Floris, e lo fa assessore al bilancio del comune di Cagliari: e il bilancio va in rosso. Adesso è in pista, e ricorda un po’ Ovidio Marras, avvocato del Cavaliere. Anche lui sconosciuto e lanciato nella corsa a governatore, ne uscì con le ossa rotte. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Il voto in Sardegna. Prima di chiedersi per chi votare sarebbe meglio capire per che cosa si vota.”

ho sentito su radio radicale che il centro d’ascolto ha registrato i seguenti tempi televisivi: soru un minuto e qualcosa, berlusconi un ora e qualcosa. La pasta del Senatore Cappelli contro Barilla.

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