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Sulla sicurezza il governo di destra mostra i muscoli, ma non sa che in Italia le vittime del partner per abusi psicologici, fisici e sessuali sono oltre 6 milioni.

 Il fatto che non riconosca la specificità della violenza sulle donne significa che la sicurezza in Italia è passata da farsa elettorale a tragica conseguenza di politiche sbagliate.

Secondo recenti dati forniti dall’Istat, il 6,6% delle donne con età fra 16-70 anni) hanno subito una violenza fisica e sessuale prima dei 16 anni. I parenti (zii, padri, nonni) sono responsabili nel 23,8% mentre gli sconosciuti del 24,8%. Le vittime del partner per abusi psicologici, fisici e sessuali ammontano ad oltre 6 milioni.

«Non siamo in grado di conoscere se gli stupri siano realmente aumentati, come appare dalle notizie di cronaca. Va infatti ricordato che solo una piccola parte delle violenze è denunciata», rileva il sociologo, Marzio Barbagli, dell’università di Bologna, in una pubblicazione uscita alla fine del 2008, “Immigrazione e sicurezza in Italia “(ed. Il Mulino), in cui sono stati elaborati dati del ministero dell’interno. Secondo questi dati il 60% dei casi di stupro sono perpetrati da cittadini italiani.

La quota degli stranieri sul totale delle persone denunciate per stupro sono passate, negli ultimi 20 anni, dal 9 al 40%. In testa alla “classifica” degli stupratori stranieri, i romeni (più che raddoppiati in tre anni), seguono i marocchini e gli albanesi. Rispetto alla nazionalità degli autori di violenze sessuali (dal 2004 al 2007) spicca l’avanzamento significativo dei cittadini romeni (da 170 a 447). La classifica segue con i marocchini (243-296), gli albanesi (127-153), i tunisini (80-121), peruviani (22-40), equadoregni ( 30-35), indiani (25-42), algerini (23-19).

Per quanto riguarda le vittime, Barbagli sottolinea che nella maggior parte dei casi, le violenze sessuali avvengono all’ interno della stessa nazionalità. Ad esempio, dal 2004 al 2006, delle violenze commesse da romeni, il 35,4% ha interessato italiane ma nel 46,6% le stesse romene. Di quelle, invece, commesse da italiani, l’84,2% è stato commesso su connazionali, il 4% su romene, il 3,4% su cittadine di altri paesi europei, il 2,1% su sudamericane e l’1,5% su africane.

Le denunce delle donne immigrate,  dice Barbagli, soprattutto se irregolari, sono ancora minori rispetto a quelle delle italiane perché le donne immigrate temono conseguenze. Di fatto poi «la violenza su italiane – commenta Barbagli – trova più spazio sulla stampa, fa più clamore e gli italiani, siano padri o mariti, si identificano di più con i padri e i mariti colpiti. Un clamore che invece non c’è ancora sulla violenza domestica che non riesce ad arrivare alla cronaca e che invece è in aumento spaventoso».  

Il che significa molto semplicemente che le attuali politiche governative in materia di sicurezza, di prevenzione e repressione della violenza sulle donne sono completamente fuori binario, rispetto alla realtà. Al contrario, sembra proprio che il problema non esista, e che si lasci solo spazio a campagne persecutorie contro gli stranieri.  Ma il problema della violenza sulle donne urla soluzioni, si aggrava con la negazione del problema stesso.

Anche se fosse solo un fatto di ordine pubblico non è certo tagliando risorse alle forze dell’ordine, né aumentando le sentinelle militari, né autorizzando le ronde di quartiere che è possibile immaginare un qualche successo.  Ammesso che risultati si cerchino e non invece, come sembra sempre più chiaro, non si persegua l’obiettivo politico-propagandistico di militarizzare le città, per far vedere che la destra c’ha i muscoli. E intanto le violenze contro le donne continuano, soprattutto tra le mura domestiche. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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