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A proposito dei due commenti a “L’atac di Roma contro la tv di Al Gore: il carattere (tipografico) della censura.

Se quanto affermato da i due commenti a “L’atac di Roma contro la tv di Al Gore:  il carattere (tipografico) della censura” è vero, le affermazioni del presidente dell’Atac sono campate in aria: la campagna non era panificata sugli autobus, ma era un’ affissione nella Metro della Capitale. Dunque, le valutazioni circa la difficoltà di capire gli annunci da parte dei cittadini di Roma sono una versione di fantasia da parte del presidente degli autobus di Roma.

E’ di fantasia anche l’idea che la campagna in oggetto potesse turbare l’ordine pubblico, prova ne è la rettifica del Campidoglio: “nella scelta non ha avuto un ruolo il problema della sicurezza.”

Delle argomentazioni a supporto della censura contro Current Tv rimarrebbe solo il riferimento alla città di Roma ” che è sede della Chiesa cattolica”.

Sul punto, vale la pena citare le parole di Tommaso Tessarolo, general manager di Current Italia: “Peccato che chi ha preventivamente censurato la nostra campagna non si sia neanche preso la briga di capire a cosa si riferisse: è il lancio del nostro VANGUARD, una puntata dedicata ad un PRETE UCCISO DALLA CAMORRA”.

Qui il presidente dell’Atac l’ha fatta proprio grossa: vorrebbe lasciar a intendere che alla Chiesa cattolica avrebbe dato fastidio una campagna pubblicitaria per un reportage sull’uccisione di un sarcedote da parte della Camorra?

A questo punto è chiaro che la decisione di censurare la campagna pubblicitaria è stata presa con troppa superficialità.

Sarebbe meglio ripensarci e permettere la campagna. Ci guadagnerebbero tutti: chi l’ha ideata (Cookies ADV), chi l’ha commissionata (Current Italia), chi l’ha pianificata (la concessionaria di pubblicità); chi incassa il budget (l’Atac).

Ci guadagnebbere anche la Chiesa,  perché il programma tv rende omaggio al sacrificio di uno dei suoi figli, che ha perso la vita per insegnare il rispetto della legalità.

Ci guadagnerebbe il Campidoglio, facendo un gesto “politically correct”, riparatore nei confronti di una emittente, fondata da Al Gore, premio Nobel per la Pace, che ha scelto l’Italia come uno dei paesi in cui trasmettere i suoi programmi televisivi.

Infine, ci guadagnerebbro i cittadini della Capitale, i quali proprio non si meritano di essere trattati come “gente che non ha il tempo di fermarsi a leggere e comprendere il senso del messaggio”, mentre i cittadini di Milano invece sì. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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