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Un altro lutto per l’articolo 11 della Costituzione.

Rivolgendo un disperato appello al presidente del Consiglio, Barbara Langella, la sorella del caporal maggiore Giorgio, ucciso oggi nell’attentato di Kabul nel quale sono rimasti feriti altri cinque militari ha detto: “Mandate a casa i ragazzi, mandateli a casa perché non è giusto che altre famiglie, altre mogli, altre madri, padri e fidanzate, soffrano di […]

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Rivolgendo un disperato appello al presidente del Consiglio, Barbara Langella, la sorella del caporal maggiore Giorgio, ucciso oggi nell’attentato di Kabul nel quale sono rimasti feriti altri cinque militari ha detto: “Mandate a casa i ragazzi, mandateli a casa perché non è giusto che altre famiglie, altre mogli, altre madri, padri e fidanzate, soffrano di nuovo in questa maniera”.

Barbara Langella ha aggiunto: “Ne abbiamo già avuto un esempio a Nassirija, ne abbiamo avuto un altro a Kabul. Non si può lasciare morire i nostri ragazzi come carne da macello”.

Sono le stesse tristi, lucide e consapevoli parole che abbiamo sentito dalle Peace’moms negli Usa, mogli, sorelle e madri di uomini mandati a morire per la guerra dei Bush.

L’opinione pubblica mondiale è stata ingannata sulla guerra in Afghanistan.

L’opinione pubblica italiana è stata presa in giro sul rifinanziamento: quella in Afganistan non è un missione di pace, perché i nostri soldati sono impiegati come combattenti in Enduring Feedom, sotto comando Nato. Gli Stati Uniti hanno imposto ai governi europei l’obbligo di intervenire per proteggere un stato membro della Nato, minacciato da un attacco militare. Ma gli Usa sono oltreoceano e la Nato è fuori dalla sua zona geopolitica di competenza operativa.

La presenza delle nostre truppe fornisce obiettivi facili da colpire, come è facile colpire un convoglio con una bomba sul ciglio di una strada. E’ facile per i Taleban dimostrare di essere ancora in piena attività.

E’ facile per gli Usa dimostrare la necessità della guerra. Una sinergia perfetta: terrorismo e guerra al terrorismo trovano, simmetricamente ancora una volta la reciproca occasione di dimostrare la loro ragion d’essere.

Il governo italiano, guidato da Romano Prodi avrebbe potuto spezzare questa simmetria, ponendo almeno la questione della legittimità, di fatto e di diritto, ai tempi del voto sul rifinanziamento della missione italiana.

Così non è stato, così non si voluto fare. Con i funerali del caporal maggiore Langella seppelliremo, ancora una volta, come per le vittime di Nassirjia, l’articolo 11 della nostra Costituzione.

La nostra democrazia è a lutto e soffre come Barbara Langella, sorella del caporal maggiore ucciso a Kabul. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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