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Il water boarding, ovvero come trattare i detenuti a Panebianco e acqua.

Intervistato dal conservatore Scott Hennen, Dick Cheney, vice presidente degli Usa ha sostenuto la necessità in casi estremi di ricorrere alla tecnica di interrogatorio che prevede di stimolare i sensi di un detenuto, in modo da dargli la sensazione di essere sul punto di affogare. Il metodo sarebbe stato utilizzato dalla Cia per ottenere informazioni […]

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Intervistato dal conservatore Scott Hennen, Dick Cheney, vice presidente degli Usa ha sostenuto la necessità in casi estremi di ricorrere alla tecnica di interrogatorio che prevede di stimolare i sensi di un detenuto, in modo da dargli la sensazione di essere sul punto di affogare.

Il metodo sarebbe stato utilizzato dalla Cia per ottenere informazioni da Khalid Sheikh Mohammed, il presunto stratega dell’attacco dell’11 settembre 2001. Gli interrogatori a Mohammed “ci hanno permesso di rendere più sicura la nazione – ha detto Cheney -, Mohammed ci ha fornito informazioni di enorme valore”.

Il vicepresidente si è detto convinto che non ci sia molto da riflettere sul fatto di “inzuppare” un detenuto, se questo serve a salvare vite, ma ha aggiunto di essere stato “criticato più volte come ‘vicepresidente per la tortura’. Noi non torturiamo – ha proseguito Cheney nell’intervista – non è ciò in cui siamo impegnati. Rispettiamo i nostri obblighi nei trattati internazionali di cui siamo parte e via dicendo.

Ma il fatto è che si può avere un programma di interrogatori molto solido senza la tortura e abbiamo bisogno di essere in grado di attuarlo”. Il vicepresidente non ha però apertamente confermato che il leader di al Qaeda sia stato sottoposto al ‘water boarding’.

Che cos’è il water boarding? Il ‘water boarding’ prevede di tenere un prigioniero in una posizione con i piedi rialzati rispetto alla testa, legato a una tavola, con il volto coperto da un pezzo di tessuto: in queste condizioni, viene fatta scorrere acqua su bocca e naso per dare la sensazione di essere sul punto di affogare.

Di ritorno da un viaggio in Missouri e Carolina del sud, il vice di Bush ha negato di essersi riferito a quella o ad altre tecniche per interrogare i presunti terroristi quando ha definito una cosa “ovvia” lasciar “inzuppare un po’ nell’acqua” un detenuto. “Non parlo di tecniche, non lo farei mai”, ha puntualizzato, “ho detto che un certo programma di interrogatori per un numero ristretto di detenuti è molto importante ed è stata una delle nostre più preziose fonti di informazioni”.

Dick Cheney tenta di arginare le polemiche sollevate da una sua frase che sembrava avallare la tecnica di interrogatorio del ‘water boarding’, in cui si fa credere al detenuto che stia per annegare.

Le parole di Cheney avevano provocato la furiosa reazione delle organizzazioni per i diritti umani: il ‘water boarding’, è stato paragonato da più parti a una forma di tortura. Cheney è stato accusato di aver dato la propria approvazione a interrogatori che prevedono un finto affogamento, ma la Casa Bianca ha negato che si riferisse ad alcun metodo specifico.

A pochi giorni dalle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, con le quali saranno rinnovati tutti i 435 seggi della Camera dei Rappresentanti e 33 su cento al Senato, la vicenda ha finito per diventare il caso del giorno per i giornalisti della Casa Bianca, che hanno approfittato di un incontro tra il presidente George W.Bush e il segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, per chiederne conto al presidente. “Questo Paese non tortura, non tortureremo – ha assicurato George W. Bush – interrogheremo le persone che catturiamo sul campo di battaglia per determinare se possiedano o meno informazioni che saranno utili a proteggere la nazione”.

Il fatto è che Gauntanamo Bay non è in nessun di battaglia. Né sono sul campo di battaglia tutti coloro che sono stati rapiti e torturati su e giù per l’Europa, Italia compresa.

Angelo Panebianco sulle colonne del Corriere della Sera, quest’estate, prima che si capisse che l’attentatone di Heathrow era un bufala ordita dai servizi inglesi con la complicità di quelli pakistani, ebbe a scrivere: “Immaginiamo che tra qualche mese venga fuori che l’Apocalisse dei cieli, il grande attentato destinato a oscurare persino gli attacchi dell’Undici Settembre, con migliaia di vittime innocenti, sia stato sventato solo grazie alla confessione, estorta dai servizi segreti anglo-americani, di un jhadista coinvolto nel complotto, magari anche arrestato (sequestrato) illegalmente. Chi se la sentirebbe in Europa di condannare quei torturatori? La risposta è: un gran numero di persone. In Italia più che altrove.”

Il fatto è che per via delle elezioni di mid term, Dick Cheney smentisce di aver lodato il water boarding, Bush nega che gli americani torturano.

Povero Panebianco, vuoi vedere che è rimasto senza companatico? Insha’Allam (Madgi). Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Il water boarding, ovvero come trattare i detenuti a Panebianco e acqua.”

Buongiorno, sono contrariato per questa tecnica, secondo me un po troppo forte, non giustificata dai risultati.

Alva

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