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Bush perde le elezioni, dopo aver perso la guerra.

Un vero successo elettorale per i Democratici al Congresso, un possibile sorpasso al Senato. Le elezioni di mid-term, quasi un referendum su Bush e le sue avventure militari, sono state una debacle, si potrebbe dire una Baghdad per i Repubblicani, dunque per Bush e il vero capo della cricca che ha occupato la Casa Bianca, […]

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Un vero successo elettorale per i Democratici al Congresso, un possibile sorpasso al Senato.

Le elezioni di mid-term, quasi un referendum su Bush e le sue avventure militari, sono state una debacle, si potrebbe dire una Baghdad per i Repubblicani, dunque per Bush e il vero capo della cricca che ha occupato la Casa Bianca, Dick Cheney.

Bush ha riconosciuto la sconfitta, proprio come non fu capace di fare uno dei suoi lacchè: Berlusconi non ha imparato niente, neanche dall’amico George.

La prospettiva di un ribaltamento dei rapporti di forza per l’elezioni del prossimo presidente, fra due anni si fanno concrete.

Ciò che ci interessa, però, è la sconfitta della teoria della guerra preventiva, della esportazione della democrazia, delle teorie neo-con sulla supremazia dell’Occidente e della leadership degli Usa nell’Impero. Per l’Europa in generale e per l’Italia in particolare, la sconfitta dei Repubblicani è più importante della vittoria dei Democratici.

Fa giustizia delle velleità guerrafondaie, delle guerre di civiltà, dello stupro del diritto, con l’arresto, il sequestro e la tortura di cittadini di origine araba, perpetrati con la complicità dei governi europei, ricattati dalla guerra al terrorismo.

Fa giustizia dell’arroganza del vecchio governo, che ha giocato sulla pelle dei nostri soldati in Iraq e in Afghanistan, fa giustizia delle forze che compongono il nuovo governo, che ha giocato sulla pelle del movimento pacifista.

Si apre uno nuovo spiraglio di pace: per quanto piccolo, va subito colto e sviluppato. O rischiamo di pagare le conseguenze della catastrofe della guerra, dello scontro di religione.
Gli sconfitti si leccano le ferite, ma lasciano a noi le conseguenze delle loro malefatte. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Bush perde le elezioni, dopo aver perso la guerra.”

“Ciò che ci interessa, però, è la sconfitta della teoria della guerra preventiva, della esportazione della democrazia.”

Non mi ricordo un momento nella storia in cui gli usa abbiano rinunciato all’esportazione della democrazia. Temo proprio che sconfitta sia una parola grossa.

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