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La crisi morde. Berlusconi ha paura anche di un Franceschini qualsiasi. E bravo Franceschini, bravo bravo, e bravo Franceschini (sulle note del jingle Palombini).

“Un leader catto-comunista, imprevisto. Pensavo che ci fosse una preminenza della sinistra. Non è chiaro a quali principi voglia arrivare con questo catto-comunismo. Al Pd auguro di mettere radici solide e di diventare la controparte del Pdl: diventi un partito socialdemocratico”. Così Silvio Berlusconi giudica Dario Franceschini e il partito democratico. E critica fortemente l’idea del segretario di tassare i redditi più consistenti per aiutare i meno abbienti: “Non è con un’elemosina che si risolvono i problemi, è una ricetta sbagliata secondo la dottrina tradizionale dell’economia”.

Dunque, secondo il premier, l’imposta sui guadagni dai 120 mila euro in su non è efficace. Il punto, avverte, non non è su “chi può dare o meno. Anzi, chi può dare già compie opere sociali e donazioni che vanno oltre il 2%: io non faccio sapere nulla, ma la mia famiglia è molto attiva e fa molto, ad esempio, nella costruzione di ospedali e orfanotrofi”.

Il presidente del Consiglio parla alla cerimonia del premio per Politico dell’anno, che gli viene assegnato dal quotidiano Il Riformista. E nell’occasione, parla anche della crisi: “Non si conosce la reale portata del disastro finanziario – spiega – ma quello che è certo è che bisogna dire no alla canzone catastrofista dei media”. Anche perché, a suo giudizio, l’Italia “è particolarmente indicata ad uscirne prima rispetto agli altri paesi grazie al fatto che gli italiani sono grandi risparmiatori, agli ammortizzatori sociali e alla solidità del sistema bancario”.

Quanto al suo piano di liberalizzazione dell’edilizia, Berlusconi dice che “domani abbiamo la discussione sul piano casa: siamo una coalizione, dobbiamo discutere con gli alleati. Comunque faremo un disegno di legge”. Anche se – aggiunge – redo che un decreto sarebbe più efficace”.

Ancora, il premier rilancia la sua intenzione di modificare la Costituzione e i regolamenti parlamentari, e adombra l’obiettivo di trasformare la repubblica da parlamentare a presidenziale. “Viviamo con un sistema e un’architettura istituzionale – sostiene – che non è più in linea con i tempi. Quella decisione sacrosanta assunta dai padri costituenti veniva dopo un ventennio dittatoriale e c’era quindi la logica di voler assegnare alla Repubblica una forma non presidenziale ma parlamentare. Adesso noi dobbiamo per forza arrivare alla possibilità di decisioni più immediate e di percorsi piiù brevi per trasformare una decisione assunta responsabilmente in qualcosa di concreto”. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “La crisi morde. Berlusconi ha paura anche di un Franceschini qualsiasi. E bravo Franceschini, bravo bravo, e bravo Franceschini (sulle note del jingle Palombini).”

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