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Alitalia, ultimo atto.

Lo spettacolo è finito: si chiude il sipario sulla farsa Alitalia, la sit-com più lunga del dopoguerra italiano. La compagnia di bandiera va sul mercato.“Quello che avevamo detto lo stiamo facendo”, dice Prodi. Per il “pubblico” pagante e per i passeggeri si apre una prospettiva non più passeggera. Le offerte per rilevare una quota consistente […]

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Lo spettacolo è finito: si chiude il sipario sulla farsa Alitalia, la sit-com più lunga del dopoguerra italiano. La compagnia di bandiera va sul mercato.“Quello che avevamo detto lo stiamo facendo”, dice Prodi. Per il “pubblico” pagante e per i passeggeri si apre una prospettiva non più passeggera.

Le offerte per rilevare una quota consistente di Alitalia dovranno essere presentate entro il 29 gennaio 2007. E’ quanto si legge nel bando di gara per la privatizzazione della compagnia, pubblicato sul sito del ministero del Tesoro.

E in cui si precisa che la quota in questione non deve essere inferiore al 30,1%, e non superiore al 49,9. “Quello che avevamo detto lo stiamo facendo”, ha detto il presidente del consiglio Romano Prodi. “Le procedure vanno avanti, non c’è nulla di nuovo”. In realtà, qualcosa di nuovo c’è. C’è che è calato, ma sarebbe meglio dire è crollato il sipario su una della peggiori farse, mai rappresentate in Italia.

E’ finita l’era della finanza creativa a spese del danaro pubblico e delle aspettative di un Paese moderno. Siamo a un nuovo inizio, che non si basa sulle qualità personali di un nuovo management, ma sulle prospettive finanziarie e, ciò che da più parti si chiedeva, sulla solidità di un piano industriale, capace di rilanciare, non solo l’azienda, ma il Paese che rappresenta.

Qualcuno ha detto che in Italia gli scandali non sono fatti, ma opinioni. E allora rimettere Alitalia sul mercato non è un’opinione, ma una fatto, capace da solo di fare giustizia di una lunga teoria di scandali. “Meglio una fine con terrore, che un terrore senza fine”, dice Paolo Maras, segretario nazionale del Trasposto Aereo del Sult, l’agguerrito sindacato di base, che ha dato filo da torcere in questi anni a tutti i manager che si sono cimentati con la farsa, Cimoli compreso.

“Il piano del governo è pieno di incognite-dice Maras-ma le incognite sono meglio della certezza dei fallimenti cui abbiamo dovuto assistere in questi anni.”

Una cosa appare chiara, non solo dalla vitalità del titolo Alitalia che è salito ieri nelle quotazione in Borsa. E’ finita l’epoca degli annunci, dei trucchi e delle boutade, ora il governo sembra deciso a fare sul serio e Prodi sembra aver assunto la piena consapevolezza di essere il rappresentate dell’azionista di maggioranza. La polpetta avvelenata che il governo precedente aveva lasciato a quello attuale non ha avuto gli effetti previsti.

E’ presto per dire come andrà a finire, perché siamo a un nuovo inizio. “L’Italia ha bisogno di Alitalia, non solo per trasportare persone e cose, ma anche per far viaggiare idee, cultura, imprenditorialità nel mondo e dal mondo” dice Maras.

Questa privatizzazione non è una via d’uscita dalla crisi, ma un via d’accesso a una nuova dimensione del trasporto aereo in Italia. Nella quale non sentirsi spettatori, ma protagonisti. Non più passeggeri, ma persone.Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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