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Il danno collaterale dell’esecuzione capitale.

La morte in diretta fa male ai bambini, più del wrestling, più della play-station. Un bambino pachistano di 9 anni è morto nel tentativo di imitare, con l’aiuto della sorella più grande di lui di un anno, l’impiccagione di Saddam Hussein, di cui avevano visto il filmato. Lo riferisce l’agenzia di stampa italiana AGI. E’ […]

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La morte in diretta fa male ai bambini, più del wrestling, più della play-station. Un bambino pachistano di 9 anni è morto nel tentativo di imitare, con l’aiuto della sorella più grande di lui di un anno, l’impiccagione di Saddam Hussein, di cui avevano visto il filmato. Lo riferisce l’agenzia di stampa italiana AGI.

E’ accaduto in un villaggio del distretto di Rahim Yar Khan. La piccola vittima si chiamava Mubashar Ali. I genitori stavano vedendo il filmato dell’esecuzione in televisione, mentre i bambini giocavano nella stanza accanto. “Mia moglie e la sorella sono corse nella stanza quando la bambina a gridato aiuto, ma Mubashar era già morto”, ha raccontato il padre. Ecco che la spettacolorizzazione della pena di morte ha avuto la sua vittima.

Ecco che il filmato macabro, orribile e sadico dell’esecuzione di Saddam Hussein, mandato in onda in continuazione dalle tv di tutto il mondo ha avuto la sua vittima collaterale. E’ stata una impiccagione pubblica, in mondovisione.

Ha fatto irruzione nelle nostre case senza mediazione, senza filtro, senza pudore. Con l’aggiunta del disgustoso compiacimento dell’inquilino della Casa Bianca, che ha cercato e voluto lo scoop per dimostrare che lui, il comandante in capo, la guerra la vince. Ad ogni costo.

Qualcuno ha detto che la prima vittima della guerra è l’innocenza. L’innocenza di Mubashar Ali è stata falciata della guerra mondiale mediatica, e dalla tv che ha mostrato minuziosamente, con meticolosa dovizia di particolari come si impicca un uomo.

La democrazia da esportazione, la guerra di civiltà, la pena di morte in diretta possono avere effetti collaterali indesiderati. Consultate il foglietto illustrativo, tenete lontano dalla portata dei bambini. Qualche minuto di pubblicità, non cambiate canale, rimanete con noi. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Il danno collaterale dell’esecuzione capitale.”

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15 Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
– t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
– Andiamo ai campi. – E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Salvatore Quasimodo

Una volta si andava alla fonte per lavarsi, ora abbiamo la stanza da bagno in casa, ognuno la sua.

Un tempo si andava in piazza a vedere la forca, ora abbiamo la tv in casa, ognuno la sua.

Non piango la morte di un tiranno, non la piangerò mai. Ma se muore per mano di altri tiranni, devo dire, non c’è davvero gusto.

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