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Non tornare a casa, Lassie.

Secondo una inchiesta svolta negli Usa, sembrerebbe che la maggior parte dei possessori di animali domestici diano abitualmente il Prozac ai loro beniamini. Costretti a una vita stressata nelle grandi città, pare che cani e gatti assumano gli atteggiamenti tipici degli esseri umani: stress, aggressività, inappetenza, svogliatezza sessuale, apatia. Insomma, uno si piglia un cane […]

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Secondo una inchiesta svolta negli Usa, sembrerebbe che la maggior parte dei possessori di animali domestici diano abitualmente il Prozac ai loro beniamini.

Costretti a una vita stressata nelle grandi città, pare che cani e gatti assumano gli atteggiamenti tipici degli esseri umani: stress, aggressività, inappetenza, svogliatezza sessuale, apatia. Insomma, uno si piglia un cane per non vivere solo come un cane e lo droga perché gli rompe le palle. Un’idea bestiale. Che è, in entrambi i casi un atteggiamento psicotico.

D’altronde, se nel mondo 121 milioni di persone, secondo i dati diffusi dall’ Organizzazione mondiale della sanità nel 2006, sono affette dal male oscuro, la depressione, perché dovrebbero esserne immuni quegli esseri che a tutti i costi cerchiamo di plasmare a nostra immagine e somiglianza? Che poi è, a ben vedere, l’immagine peggiore che possiamo dare di noi esseri umani.

Gli americani la chiamano la “New Prozac Nation”, un piccolo esercito silenzioso di bestiole sconquassate che a un certo punto mostrano, a modo loro, di aver bisogno d’aiuto. In questi casi, la nuova frontiera della veterinaria si chiama Prozac, Buspar, amitriptilina, clomipramina.

L’ossessione umano-centrica che dimostriamo ogni giorni nel nostro agire nel pianeta, con le gravi e forse irreparabili conseguenze per la vita stessa del pianeta, si scatena nei confronti degli animali domestici, tingendo di grottesco il dramma di vite in balia dell’andamento del mercato, dell’accumulazione di reddito, della schiavitù dei consumi.

Con l’aggravante che i tranquillanti sono costosi, spesso richiedono la ricetta medica, e quindi ci danno l’idea di essere molto premurosi nei confronti degli animali. Tipico dei picchiatelli, che credono che quelli strani sono sempre gli altri. E si danno un gran da fare per peggiorare le cose.

Se il cane è il migliore amico dell’uomo, l’uomo è diventato il peggiore nemico del cane, del gatto, del cavallo, e anche del canarino. Col cavolo che i piccoli della carica dei 101 tornerebbero a casa, se sapessero che gli aspetta.

Quanto a Lassie, per favore, non tornare a casa, che quelli ti drogano. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

2 risposte su “Non tornare a casa, Lassie.”

…e lo facessero solo con le bestie! ai bimbi iperattivi, sempre in USA ma anche da noi adesso, vengono somministrate dosi di RITALIN
(www.giulemanidaibambini.org)

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