Categorie
Finanza - Economia Lavoro

“Promotori e sostenitori delle nuove “ronde anti-manager” non hanno tutti i torti.”

di MASSIMO GIANNINI da repubblica.it

Dunque, uno spettro si aggira per il mondo. “Rabbia populista”, l’ha definito Newsweek osservando le nuove vandee americane. “Lotta di classe”, lo definiremmo attingendo alle antiche categorie marxiane. I titoli tossici producono veleni sociali. L’epidemia deflagra negli Stati Uniti, dove centinaia di risparmiatori truffati accerchiano Bernie Madoff all’uscita del tribunale e decine di poveri cristi infuriati assediano le ville blindate dei manager dell’Aig. Ma ora si propaga pericolosamente anche in Europa.

In Gran Bretagna, in piena notte, un gruppo di attivisti anonimi attacca la residenza edimburghese di Fred Goodwin, il superbanchiere responsabile del crac della Royal Bank of Scotland, che prima di lasciare dietro di sé una montagna di macerie se n’é andato in pensione con un bonus da 16,9 milioni di sterline. In Francia, in pieno giorno, un centinaio di impiegati della 3M Santè, a rischio di licenziamento, prendono in ostaggio l’amministratore delegato Luc Rousselet. La stessa cosa, 10 giorni fa, era successa al ceo della Sony francese, Serge Foucher, anche lui sequestrato dagli operai della fabbrica di Pontonx-sur-l’Adour. Appena un po’ meglio era andata a Louis Forzy, direttore della Continental: fischiato e preso a lanci d’uova dai 1.120 addetti dell’impianto di Claroix.

Chiamatelo come volete. Il “capitalism disaster” di Naomi Klein. Il “turbo-capitalismo” di Robert Reich. L'”economia canaglia” di Loretta Napoleoni. Ma questo rischia di essere l’effetto più dirompente del virus incubato dall’Occidente: un potenziale e colossale ritorno del conflitto sociale. Nella frattura del circuito della rappresentanza, che vede il cittadino globale sempre più isolato e scollegato dall’élite politica, folle di moderni “proletari” scelgono altrove i loro capri espiatori. Privati dei risparmi, impoveriti nei redditi e derubati di certezze, individuano nei manager, ricchi, apolidi e irresponsabili, il simbolo del male. Sono loro i “predoni”. Sono loro le “mosche del capitale”, raccontate a suo tempo da Paolo Volponi, che vanno cacciate o schiacciate.
Promotori e sostenitori delle nuove “ronde anti-manager” non hanno tutti i torti. Ma quello che sta accadendo è inquietante. “Bank Bosses Are Criminals”, pare sia il motto dei “giustizieri” che si stanno coalizzando in Nord Europa. Uno slogan sinistro, che riecheggia quello degli ultras degli stadi di tutte le latitudini: “All Cops Are Bastards”. L’Italia, per ora, sembra immune. A meno di non voler considerare alla stessa stregua il blitz a colpi di letame compiuto dai centri sociali al “Cambio”, il ristorante della Torino-bene. Ma che succede se la nuova “lotta di classe” dilaga e si espande ovunque? Un mese fa l’Economist ha fatto un’inchiesta, inquietante: nel mondo c’è un enorme “ceto medio globale”, a spanne due miliardi e mezzo di persone, che in questi decenni di globalizzazione si è arricchito quanto basta per uscire dalla povertà, e per acquisire uno status sociale e una condizione materiale da neo-borghesia.

La “tempesta perfetta” rischia di ricacciare questo gigantesco pezzo di umanità sulle sponde desolate del sotto-sviluppo. L’Economist ripescava Marx, e ricordava che “la borghesia ha sempre giocato un ruolo fortemente rivoluzionario” nella Storia. Di fronte al crollo del benessere economico e delle aspirazioni sociali ha supportato i governi nazifascisti nell’Europa degli Anni 30 e le giunte militari nel Sud America degli Anni 80. Ha manifestato pacificamente per ottenere il diritto di voto nella Gran Bretagna del 19esimo secolo e ha ottenuto la democrazia nell’America Latina degli Anni 90.

Cosa accadrebbe, se questa massa di popolo conquistato al benessere ripiombasse, in poco tempo, nell’abisso della quasi-miseria? L’Economist non dava una risposta, ma si limitava a porre la domanda. Allargato su scala planetaria, ed esteso ai giganti del Terzo Millennio come Cina, India, Russia e Brasile, il nuovo “conflitto di classe” non è più solo un problema di difesa della democrazia economica. Diventa una questione di tenuta della democrazia in quanto tale. Questa rischia di essere la vera posta in gioco. Non solo per l’Occidente, ma per il mondo intero. (Beh, buona giornata).

Share this nice post:
Share this nice post:
Share and Enjoy:
  • Print
  • Digg
  • StumbleUpon
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Yahoo! Buzz
  • Twitter
  • Google Bookmarks
Share

Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: