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Noi che stiamo nei nostri sandali, ci piace Prodi come Bartali e i berluscones che si incazzano.

Berlusconi nomina Fini suo successore ai Telegatti. La Lega dice no ai cinque milioni di baionette contro la riforma della Tv. L’Udc sghignazza. Dal centro-sinistra, finalmente cala un pietoso silenzio. E intanto Prodi pedala. Per la prima volta nella storia dello spettacolo, che uno che viene nominato delfino fa la fine del sorcio. Fini è […]

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Berlusconi nomina Fini suo successore ai Telegatti. La Lega dice no ai cinque milioni di baionette contro la riforma della Tv. L’Udc sghignazza. Dal centro-sinistra, finalmente cala un pietoso silenzio. E intanto Prodi pedala.

Per la prima volta nella storia dello spettacolo, che uno che viene nominato delfino fa la fine del sorcio. Fini è stato nominato il successore del dopo-cena.

E’ successo durante le ultime esternazioni di Berlusconi alla cena che segue la cerimonia dei Telegatti. Nessuno nella Cdl ha gradito, anche il portavoce di Fini ha detto “sì, no, vabbé, forse, non so”.
Roba da “avanz-spettacolo”. Berlusconi ha anche detto che porterà in piazza cinque milioni di persone contro il ddl Gentiloni, la qualcosa fa tanto gli 8 milioni di baionette, pronte a combattere contro i nemici demoplutogiudaici del centro-sinistra.

Pensando di essere il Colosso di Rodi, Berlusconi ha fatto la figura dell’ex leader a cui gli rode: gli rode che la legge sulle tv vada avanti, nonostante il piano preordinato di ritardarne l’iter parlamentare, con tanto di sdegnosi abbandoni delle sedute in commissione Cultura e Trasporti della Camera da parte dei deputati del centro-destra; gli rode che sia stata giudicata inammissibile la Pecorella, quella legge che gli avrebbe consentito di non dover affrontare il processo d’appello sul caso Sme.

Ma gli rode, soprattutto a Berlusoni, che Prodi abbia cominciato a pedalare di gran lena.
Dopo la salita della Finanziaria, dopo il falso piano di Caserta, dopo le curve a gomito di Vicenza e dell’Afghanistan, Prodi tira la volata del Governo. Le liberalizzazioni, appena varate dal Governo colpiscono al cuore il berlusconismo.

Ben prima dei cinque anni del suo governo abbiamo sentito suonare sempre la stessa musica, dai soliti Soloni della politica italiana: il Cavaliere ha tutti i difetti del mondo, ma per modernizzare il Paese va bene anche uno come lui. Ora quest’alibi è caduto, non solo nelle urne, ma nei fatti. La vecchia storia del “turarsi il naso”, di montanelliana memoria non è più di attualità.

E’ dietro le spalle del Paese, è dietro la ruota del governo Prodi. Oggi i berluscones sembrano ex combattenti e reduci di una guerra persa contro i tempi che stanno cambiando.

Comici, spaventati guerrieri di un’era che sta cambiando, la schiera del berluscones sbanda e ondeggia, lo spettacolo non diverte più: oggi Berlusconi sembra in bianco e nero, mentre il Paese riprende i colori.
Non sono state, non sono e non saranno rose e fiori.

Ma a chi, come noi, sa stare nei suoi sandali, fa piacere che Prodi cominci ad andare come Bartali e che ai berluscones le palle comincino a girargli. Taratazza, taratazza, za, za! Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

2 risposte su “Noi che stiamo nei nostri sandali, ci piace Prodi come Bartali e i berluscones che si incazzano.”

Sei un acuto e arguto osservatore delle vicende politiche italiane.Non sottovalutare la dialettica eristica,per fas et nefas del nano prestigiatore!
Ad maiora!

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