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Mezze smentite e mezze porzioni.

Al convegno dei circoli Liberal, il trastullo che è stato regalato a Ferdinando Adornato per farlo giocare un po’al filosofo, (sapete com’è se a uno da piccolo non gli hanno regalato il piccolo chimico, poi crescendo diventa un piccolo cinico), Fini, candidato alla cena dei Telegatti come leader della Cdl, e scandidato la mattina dopo […]

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Al convegno dei circoli Liberal, il trastullo che è stato regalato a Ferdinando Adornato per farlo giocare un po’al filosofo, (sapete com’è se a uno da piccolo non gli hanno regalato il piccolo chimico, poi crescendo diventa un piccolo cinico), Fini, candidato alla cena dei Telegatti come leader della Cdl, e scandidato la mattina dopo davanti a un cappuccino prima di entrare al cinema Capranica, dove appunto si teneva il convegno dei berluscons, ha detto: “Non facciamo nominalismi, pensiamo ai valori.”

E infatti, Berlusconi ai valori ci pensa eccome, soprattutto al valore di Mediaset, azienda quotata in Borsa. Berlusconi, dopo aver mezzo smentito la candidatura di Fini, ha invece riconfermato la sua rabbiosa opposizione al ddl Gentiloni.

Ora, lo sanno tutti qual è la tattica da sempre seguita dal Cavaliere: far finta di essere conciliante, far lavorare i pontieri per cercare di trarre vantaggi da una mediazione e poi, quando le convenienze diventano altre, ecco che scatta il piano B. Tutto all’aria: accuse, minacce, vittimismo, chiamata alle armi. Se lo ricorda ancora D’Alema, che credeva di trattare sulle riforme istituzionali e poi il piano B mandò la bicamerale all’aria.

E’ la stessa tecnica che sta usando oggi per quanto riguarda il ddl Gentiloni, che ha cominciato il suo iter parlamentare tra mille cavilli e ostruzionismi da parte dei deputati della Cdl.

C’è però una domanda che ci piacerebbe rivolgere al Ministro delle Comunicazioni: egli ha confezionato un disegno molto cauto, equilibrato, che pur contenendo spunti interessanti, in direzione della rottura della posizione dominante sul mercato della raccolta pubblicitaria, oltre tutto all’interno stesso delle direttive europee in materia, non può essere considerato un progetto profondamente riformatore del sistema televisivo italiano.

Nel ddl si danno per acquisite posizioni forti e quindi, invece che riformarle si tenta la via di gestirle. Nonostante questo cauto agire, Berlusconi si è scagliato con forza contro il ddl Gentiloni, definendolo un “piano criminale” per espropriargli l’azienda.

E allora, forse valeva la pena di fare una legge veramente severa, invece che una mezza porzione. Tanto Gentiloni sarebbe finito sbranato lo stesso. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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