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Quei buchi nei calzini.

Jane Fonda, Tim Robbins, Sean Pen, Susan Sarandom erano tra i centomila americani che hanno sfilato a Washington contro la guerra in Iraq. C’erano anche reduci dalla sciagurata avventura bellica, sulle loro t-shirt c’era scritto Iraq Venterans againts War. Nel frattempo, nei sondaggi di opinione Bush crollava al 30% del gradimento degli americani. Come sono […]

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Jane Fonda, Tim Robbins, Sean Pen, Susan Sarandom erano tra i centomila americani che hanno sfilato a Washington contro la guerra in Iraq. C’erano anche reduci dalla sciagurata avventura bellica, sulle loro t-shirt c’era scritto Iraq Venterans againts War. Nel frattempo, nei sondaggi di opinione Bush crollava al 30% del gradimento degli americani. Come sono antiamericani questi americani. Nelle stesse ore Paul Wolfowitz mostrava i buchi dei suoi calzini in Turchia, durante una visita a una moschea.

Chissà come è invidioso Giuliano Ferrara, che di trash se ne intende. Anche a lui sarebbe piaciuto mostrare i calzini bucati, come Paul Wolfowitz, il falco, l’oracolo del politicamente scorretto, delle affermazioni brutali e senza mediazione. Il massimo che è riuscito a fare il neo-cons nazionale fu buttare la giacca di lino per terra, mentre si faceva intervistare in un programma televisivo, di quelli del capo, di cui è il capo del servizio d’ordine.

Wolfowitz è americano, pragmatico, intellettuale, pratico, spiccio, tutt’altra pasta dei neo-cons nostrani, quelli all’amatriciana.

Da teorico pervicace della supremazia della politica e dell’economia americana, muscolare e molto bellicosa, dopo aver anche militato a sinistra, tra i democratici, che così ci si fa una reputazione da intellettuale e poi ci si fa pagare come il figliol prodigo che ritorna, il nostro ha fatto un balzo felino nell’Amministrazione Bush.

Dopo aver ricoperto la carica vice segretario di Stato, ai tempi di Colin Powel, che dovette andare all’Onu a mostrare una provetta con una roba bianca dentro per dimostrare al mondo che si trattava della prova provata, “la pistola fumante”, delle armi di distruzione di massa, che non era vero, ma che la guerra si fece lo stesso, Wolfowitz fu candidato da Bush e accettato da tutti gli altri come presidente della Banca Mondiale.

Dal che si capisce a che servono le guerre: a intimorire tutti e mettere le mani sul malloppo. Insomma, l’uomo giusto nel posto ghiotto. E dunque, il nostro eroe è arrivato nella stanza dei bottoni e dei bottini.

Un lupo a guardia del gregge, a decidere quali progetti finanziare, quali paesi aiutare, quali prestiti erogare. E, per converso, quali ricattare, strangolare, minacciare, piegare, rovesciare.

Insomma, la guerra vera, quella fatta con gli interessi, i debiti e i dollari. Che la guerra, come si sa, è cosa troppo seria per lasciarla fare ai generali. Quelli sono solo capaci di perderla, come stanno facendo in Iraq. Lo dicono i fatti, i morti, le stragi, ma lo dicono anche i dimostranti che tornano a migliaia nelle strade di Washington .Proprio come noi abbiamo fatto in tutti questi maledetti anni.

Perché è un fatto assodato che la guerra vera si fa con i colletti bianchi, con i dollari verdi, con l’oro nero, con i ricatti oscuri. Meglio della teoria delle armi di distruzione di massa è la pratica finanziaria della disperazione delle masse: quelle dei paesi poveri, quelli che fanno il World Social Forum, gli odiati paesi no global. Che se rompono troppo le balle, li mettiamo nella lista dei “paesi canaglia”.

Però stavolta, almeno per una volta, a Wolfowitz gli è andata buca. Se non nelle sue strategie, almeno nei calzini. E’ successo in Turchia e, per di più, di fronte a una moschea. Torna in voga un vecchio detto: sarà una risata che vi seppellirà. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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