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E Veronica prese il toro per le corna.

Emma Bonino, a proposito della lettera di Veronica Lario in Berlusconi, pubblicata su Repubblica di ieri, ha detto che se è vero che il “personale è politico” è pur vero che il privato non è pubblico. Però essendo la lettera diventata, appunto, pubblica, il pubblico ne parla. Abbiamo letto molte dichiarazioni, tra cui, notevoli, quella […]

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Emma Bonino, a proposito della lettera di Veronica Lario in Berlusconi, pubblicata su Repubblica di ieri, ha detto che se è vero che il “personale è politico” è pur vero che il privato non è pubblico. Però essendo la lettera diventata, appunto, pubblica, il pubblico ne parla. Abbiamo letto molte dichiarazioni, tra cui, notevoli, quella dell’avvocato Ghedini, nonché di don Bagget Bozzo, l’ideologo del Berlusconi-pensiero.

Fantastico: Berlusconi è andato in “nomination”, perché questo è il reality-show dell’anno. Di più, questo è il primo reality non televisivo mai realizzato nell’era della comunicazione globale: lanciato dal quotidiano Repubblica la notizia è stata ripresa da tutte le maggiori testate giornalistiche del mondo via web, almeno 17, tra cui il New York Times, il Washington Post, lo Spiegel, la Cnn, Bloomberg, senza contare i continui lanci delle agenzie nostrane.

Poi, a un certo punto del pomeriggio, ecco il colpo di scena annunciato: il melenso”in ginocchio da te” che Berlusconi lancia attraverso le agenzie, che tutte riprendono, ovviamente. La differenza sta nel fatto che della lettera pubblica di Veronica Lario conosciamo il tramite, cioè il quotidiano la Repubblica. Della risposta no: forse è uscita da un ufficio stampa, magari dalla solerte penna di un ghost-writer? Che ci sarebbe di male: nei reality, si sa, sono gli autori a scrivere le cose che i concorrenti tentano di far finta di dire spontaneamente.

Val la pena, però, di notare che la lettera pubblicata da Veronica Lario ha una cifra che sarebbe sbagliato sottovalutare. E’ in un passaggio molto significativo: “la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati.” Ecco il punto. Questa è la piaga su cui Veronica Lario ha messo, pubblicamente il dito.

Nei rapporti personali non ci sono depenalizzazioni, leggi ad personam, prescrizioni: sui rapporti affettivi non si può pensare di cavarsela con un falso in bilancio. Un maschio, bianco, ricco e potente crede di poter riprodurre nel personale la catena gerarchica di comando, come se gli affetti fossero un’azienda in cui il capo ha sempre ragione, per il semplice fatto che è il capo.

Paternalismo, sessismo, autocompiacimento, libido del potere: pessimi esempi del machismo, che Berlusconi ha sempre usato per affabulare, piacere, convincere. Mentre tutti intorno sghignazzavano per vile compiacenza. Ma anche prassi normale in azienda, quel mondo di cui Berlusconi si è auto-nominato paladino e interprete.

Una prassi molto italiana, basta vedere gli organigrammi delle aziende italiane: quante donne ci sono ai vertici delle più importanti imprese italiane? E in politica? E nelle istituzioni? Non vige forse la normalità del danno alla dignità umana e professionale delle donne, attraverso l’ammiccamento, la battutina, il doppio senso sessuale, lo sguardo indiscreto? Per poi dire: ma io scherzavo, mica se la sarà presa!? E magari, poi, scatta la ripicca, la ritorsione, il mobbing.

Veronica Lario ha scritto di volere che il suo figlio maschio impari il rispetto per le donne perché “possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati.” E’ un ceffone in piena faccia, come quello che molte donne, intimorite, ricattate o semplicemente basite dalla sfacciataggine maschilista, a volte non riescono ad assestare a chi tenta di umiliarle.

Ecco allora che ciò che è stato messo in pubblico da parte di Veronica Lario non è una vicenda privata, ma personale di una donna. Il personale è politico, non è forse vero, cara Emma Bonino? Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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