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Vicentini magna rospi.

A Vicenza non è successo quello che è successo al G8 di Genova perché il capo del governo non è Belusconi, il Ministro dell’Interno non è Scajola, e Fini non ha scorrazzato nella sala operativa della Questura. Insomma, non c’erano i blak block del centro destra. A Vicenza c’era il padre di Carlo Giuliani, che […]

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A Vicenza non è successo quello che è successo al G8 di Genova perché il capo del governo non è Belusconi, il Ministro dell’Interno non è Scajola, e Fini non ha scorrazzato nella sala operativa della Questura. Insomma, non c’erano i blak block del centro destra.

A Vicenza c’era il padre di Carlo Giuliani, che ha detto che tutti i governi, soprattutto questo governo di centro sinistra non va da nessuna parte che se non ascolta la base del paese, se non riesce ad accogliere le spinte di rinnovamento che vengono dal basso.

Con inaudita chiarezza, Arturo Parisi, Ministro della Difesa ha detto come stanno le cose a Vicenza. Parisi l’ha detta all’Infedele di Gad Lerner. Dopo aver premesso di essere stato un integerrimo oppositore al governo Berlusconi e un sostenitore della chiusura della Base della Maddalena, Parisi ha svolto questo ragionamenti: ci siamo trovati di fronte al fatto compiuto, abbiano chiesto agli Usa di spostare al localizzazione e abbiamo chiesto al Comune di Vicenza di esprimersi formalmente sull’utilizzo di Dal Molin.

Gli Usa ci hanno detto no, troppo tardi; la giunta di centro destra di Vicenza ha votato a maggioranza l’assenso del Comune alla costruzione della base. Poi Parisi ha detto una cosa che è il vero nocciolo della questione: uno può contrastare le politiche, ma quando gli organi istituzionali assumono decisioni, quelle sono vincolanti, diventano scelte della Repubblica italiana. Questo è il quadro, che la manifestazione di Vicenza non riuscirà a spostare di un millimetro.

Ed ecco perché comodo ha fatto a tutti, compresa la sinistra “radicale” l’intervento di Amato in Parlamento, il richiamo di Prodi agli uomini di governo perché non manifestino contro il governo. E’ stata una comoda via d’uscita per tutti. Lo stesso uso dell’indagine cosiddetta sulle nuove Br, centellinata giorno per giorno fino a ridosso della manifestazione è servita a spingere il dibattito attorno alla base di Vicenza da problema di politica estera del nostro governo a un fatto di pura contestazione di tipo locale, con pericolo di incidenti: non sfugga a nessuno che lo stesso simbolo grafico di No Dal Molin è simile, troppo simile al No TAV.

Come ci dicono le cronache, quest’anno l’influenza si chiama Americana, molti sono a letto con la febbre. Ma noi abbiamo visto i sintomi dell’influenza americana: la lettera aperta sui giornali italiani dei diplomatici guidati da Spogli, la vicenda dell’imam Abu Omar, il rinvio a giudizio degli uomini del Sismi e della Cia, con tanto di polemiche su chi viola il segreto di stato. E poi, appunto Vicenza con tanto di chiusura delle scuole. Chi ha pensato che la Caduta del Muro, l’allargamento della Ue e la globalizzazione superassero di fatto la Guerra Fredda ha sbagliato i calcoli: le servitù militari nel nostro paese sono il risultato dei Patti di Yalta. Di qui non si schioda. Gli Usa dicono: cari ex comunisti e dintorni andate pure al governo ma guai a voi se mettete in discussione Yalta e la Nato. Questo, in sostanza, quello che si è evinto dalle parole, lucide e taglienti del ministro Parisi.

Chi ha sfilato a Vicenza sa che il problema è l’autonomia delle persone che vivono in un luogo e che rivendicano il diritto di decidere se e cosa possa essere edificato nel loro territorio. Diritto sacrosanto: se ne ricordino i vicentini quando saranno chiamati a eleggere il nuovo sindaco, se ne ricordino tutti coloro che presto saranno chiamati alle urne per le prossime elezioni amministrative. Per non ingoiare le polpette avvelenate lasciate dal vecchio governo e per non doversi turare il naso per le bombette puzzolenti che questo governo, forse complice il carnevale, ha gettato sulla manifestazione di Vicenza bisogna eleggere consigli comunali e sindaci che hanno a cuore i loro territori, le persone che ci vivono e sappiano imporsi al governo centrale. A meno di voler di nuovo ingoiare rospi, come tocca fare ai cittadini di Vicenza. E a tutti noi. Comunque, 100 mila di questi giorni. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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