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Le docce fredde e la scoperta dell’acqua calda.

La doccia fredda su milioni di italiani è l’aumento del 20 per cento del prezzo dei biglietti dei treni. “Non e’ pensabile che le tariffe Fs si muovano con aumenti del 20% e pensioni e retribuzioni con aumenti del 2%”. La denuncia viene da Adiconsum, una delle associazioni dei consumatori. “Il Governo deve intervenire per […]

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La doccia fredda su milioni di italiani è l’aumento del 20 per cento del prezzo dei biglietti dei treni. “Non e’ pensabile che le tariffe Fs si muovano con aumenti del 20% e pensioni e retribuzioni con aumenti del 2%”. La denuncia viene da Adiconsum, una delle associazioni dei consumatori. “Il Governo deve intervenire per respingere questa pretesa di Trenitalia”, ha affermato il segretario generale di Adiconsum, Landi, per il quale “non sono accettabili richieste di aumento slegate da programmi di investimento sulla qualita”. Critico anche Mastrantoni di Aduc, un’altra associazione dei consumatori che sottolinea che Trenitalia dovrebbe “offrire un servizio all’altezza”.

La scoperta dell’acqua calda arriva invece dall’Istat, l’istituto ufficiale delle statistiche, secondo cui l’inflazione, causata proprio dall’aumento delle tariffe, tra cui, evidentemente quelle dei trasporti, colpisce in prima istanza le famiglie povere del nostro Paese. Roba da non credere. Ma la vera notizia è che la condizione economica e di conseguenza sociale di milioni di italiani non fa proprio notizia. Che anche questa è una non novità. Però, visto che il grande impoverimento delle famiglie italiane è avvenuto durante gli anni del governo precedente, ci si sarebbe aspettato che almeno queste problematiche fossero al centro, non dico dell’azione del governo, ma almeno del dibattito politico.

Oggi, il Ministro degli Esteri D’Alema presenta le linee guida della politica del governo italiano. Tutti i riflettori sono puntati su questo “avvenimento”: la sinistra radicale pungola, il governo dondola, l’opposizione gongola. Si vede che la politica estera è diventato un rifugium peccatorum, nel quale inanellare teorie, mostrare i denti, fare bei giri di valzer, sfoggiare l’abito mentale della festa.

Ciò che colpisce non è tanto la distanza tra la condizione sociale di milioni di persone e la marcata distanza del ceto politico. Quanto il fatto che a nessuno venga in mente che il paese reale se la passa male. Che Vicenza , l’Afghanistan e i Dico sono le rose, ma ogni tanto sentiamo il bisogno di parlare anche del pane.

Basterebbe che verdi, rifondaroli e comunisti italiani invece che sinistra “radicale” avessero più piacere a farsi definire “sociale”. In modo da mettere nell’agenda politica il semplice fatto che se le previsioni dicono che nel 2007 l’economia italiana crescerà attorno al 2%, questo beneficio non venga negato a chi fatica a cucire il pranzo con la cena.
E su questo, invece che sull’astrattezza della politica vogliano concretamente misurare la capacità di pungolare l’azione del governo Prodi, il quale fa bene a portarsi appresso gli industriali italiani in giro per il mondo a fargli vedere come si fa a diventare competitivi nei mercati globali, ma farebbe meglio, almeno una volta, se se li caricasse su un treno di pendolari in Italia: vuoi vedere che l’emergenza crescita quelli la toccano con mano?

Magari diventerebbe chiaro a tutti che un paese diventa competitivo se riesce a essere competitivo nella diffusione del benessere interno. A chi pensasse questo sia facile populismo, basterebbe ricordare una semplice massima: il denaro non fa la felicità, figuriamoci la miseria. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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