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Jurassic Italia.

La crisi del governo Prodi riporta l’Italia nella dimensione di piccolo paese, anzi di paese piccolo piccolo. Con un classe politica che non ha nessuna voglia di essere all’altezza dei compiti di una società moderna e dinamica. Sul colle più alto in queste ore stanno salendo gli omini più bassi: chiedono, concionano, rivendicano, ipotizzano e, […]

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La crisi del governo Prodi riporta l’Italia nella dimensione di piccolo paese, anzi di paese piccolo piccolo. Con un classe politica che non ha nessuna voglia di essere all’altezza dei compiti di una società moderna e dinamica.

Sul colle più alto in queste ore stanno salendo gli omini più bassi: chiedono, concionano, rivendicano, ipotizzano e, negandosi, si candidano. Neanche nelle riunioni di condominio ormai va più di moda rivendicare sfacciatamente i millesimi della propria autorevolezza. Ma pure questo è quello che sta andando in scena di giorno e in onda di sera, in questo o quel talk show.

Siamo all’italietta permalosa e scorreggiona, come quella del Cavaliere che viene rappresentato da Libero di Feltri come un tappo di spumante che va in culo all’avversario Prodi. Bell’esempio di buon gusto e di buon giornalismo. Gli hanno dato del tappo e neanche se ne ha a male.

Ma quella disgustosa vignetta, purtroppo è la foto del giorno dopo, quella in cui Andreotti, pare, si dice per conto del Vaticano, Cossiga pare, si dice per conto del Pentagono, Pininfarina forse, si dice per conto di Confindustria hanno fatto cadere il governo, con l’aiuto di due puri e duri (di comprendonio) della sinistra radicale e di un certo De Gregorio, filone e paravento, rappresentante di un partito-uomo di cui molti hanno la tessera, anche se non lo dicono chiaramente, il partito “Francia o Spagna, basta che se magna”.

Eccolo il consueto, scontato, trito e ritrito combinato disposto tra mediocrità politica, rendite di posizione e furbizie individuali di un Italia che non intende lasciarsi sorprendere dal nuovo e non vuole sorprendere il futuro, fosse anche solo quello prossimo venturo: faccio cadere il governo senza sapere neanche perché l’ho fatto, così, solo per fare vedere che ci sono. E’ nella mia natura, risponderebbe lo scorpione al rospo che lo traghettava nell’altra sponda del fiume.

Nel bene o nel male, l’azione di governo tentava di far riferimento alle categorie politiche della modernità, del rimettersi in carreggiata, del fare qualcosa che rimanesse per il futuro della nostra economia e delle relazioni sociali. Insomma, una roba per tutti, in seno all’Europa e in corsa verso le sfide della globalizzazione. Ma il ceto politico, le satrapie conservatrici, insomma i cosiddetti poteri forti hanno trovato un’alleanza, potremmo dire anche solo oggettiva, con le velleità personalistiche di rappresentanza dei movimenti di carattere sociale. Il risultato non è solo nella crisi di governo, ma nella crisi profonda della rappresentanza politica nella nostra democrazia.

Ci siamo svegliati male, in un paese dei cavilli, degli agguati, dei tradimenti, del passato remoto. La politica italiana non riesce a fare a meno dei dinosauri: siamo lenti, storditi, jurassici, destinati all’estinzione nella competizione democratica, sociale ed economica in Europa e nel mondo.

Ce lo ricorda, proprio in queste ore Michael Deppler, il direttore per l’Europa del Fondo Monetario Internazionale: la performance dell’economia italiana è stata “deludente” e il processo di liberalizzazione “deve essere rafforzato”. Il Fmi sottolinea che l’esecutivo italiano deve proseguire con le liberalizzazioni. “Tutto ciò è ora certamente ostacolato dalla crisi di governo”, ha aggiunto Deppler perché il processo di liberalizzazione “ha bisogno di impegno politico e di consenso”. Tutto il contrario di quello che sta avvenendo.

Basterà la saggezza del Capo dello Stato a far capire in queste ore agli ospiti che si alternano nei colloqui per risolvere la crisi qual è la posta in gioco? Basterà alla sinistra scendere in piazza per difendere Prodi per sentirsi al passo coi tempi? Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Jurassic Italia.”

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