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Quando fa comodo che l’America sia lontana.

Bruxelles auspica che venga “al più presto possibile designato un successore” a Wolfowitz, che assicuri continuità alla Banca Mondiale. La Commissione Ue ‘prende atto’ della decisione di Wolfowitz di dimettersi dalla presidenza il prossimo 30 giugno e chiede che venga garantita stabilita’ alla guida dell’istituto. Wolfowitz era stato accusato di nepotismo per aver fatto assumere […]

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Bruxelles auspica che venga “al più presto possibile designato un successore” a Wolfowitz, che assicuri continuità alla Banca Mondiale. La Commissione Ue ‘prende atto’ della decisione di Wolfowitz di dimettersi dalla presidenza il prossimo 30 giugno e chiede che venga garantita stabilita’ alla guida dell’istituto. Wolfowitz era stato accusato di nepotismo per aver fatto assumere la sua compagna come consulente alla Banca Mondiale.

Il nepotismo è una forma di conflitto di interessi, per questo motivo Wolfowitz ha dovuto rassegnare le sue dimissioni. Magari ha pensato che era un complotto per farlo fuori, però almeno non lo ha detto. Scoperto, si è dimesso.

Wolfowitz non è un campione di simpatia politica: esponente di spicco della corrente cosiddetta neo-cons, ha assunto posizioni da falco, contribuendo alla politica della difesa, quando era vice ministro nell’Amministrazione Bush, e ha contribuito alla decisione di muovere guerra in Afghanistan e in Iraq.

Promosso al prestigioso ruolo di capo della Banca Mondiale è incappato in un conflitto di interessi e si è dovuto dimettere, nonostante l’iniziale muro di sbarramento della Casa Bianca.

Wolfowitz non è neppure un campione di simpatia, almeno da quello che si capisce leggendo i suoi scritti. Ciò non di meno non si può non apprezzare il fatto che ha dovuto piegarsi alla logica che non consente di confondere parenti con le cariche di interesse pubblico e collettivo.

Se questa logica fosse applicata nel nostro Paese, avremmo forse risolto il problema dello svecchiamento della nostra classe politica, avremmo risolto conflitti etici e di interesse che attraversano la stragrande maggioranza delle istituzioni centrali e periferiche dello Stato. Avremmo risolto, almeno in gran parte il cumulo della cariche, che grava sui costi della politica, che poi sono i quel mare di soldi che escono dalle tasche dei cittadini.

Di più, se questa logica fosse applicata anche da noi, avremmo risolto l’annosa problematica della trasparenza e della correttezza nella business community italiana, in tutti i campi, dalla finanza alla pubblicità.

Il fatto è che in Italia si è esterofili sono quando conviene a soliti nepotisti e configgenti negli interessi. Se uno non è coinvolto in un intreccio di affari, politica, famiglia, tinello e camera da letto, è fuori dal giro. E magari deve rivolgersi a qualcuno che è nel giro.

Così, quelli che prima facevano il tifo per il campione dei neo-cons, che osannavano l’America muscolare e neoliberista, oggi fanno spallucce, si girano da un’altra parte e aspettano la prossima occasione propizia per violare le regole. Tanto l’America è lontana. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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