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Lettera da una amica di Milano.

Roberta, una mia amica di Milano, mi scrive queste righe, proprio su Milano. Luce rara e luminosa, esco più o meno alla solita ora ma oggi è domenica. Il caffè al bar di periferia dove trovi appesi sotto le brioche Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Sole 24 Ore non come nei locali […]

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Roberta, una mia amica di Milano, mi scrive queste righe, proprio su Milano.

Luce rara e luminosa, esco più o meno alla solita ora ma oggi è domenica. Il caffè al bar di periferia dove trovi appesi sotto le brioche Il Corriere della Sera, La Repubblica e Il Sole 24 Ore non come nei locali del centro dove trovi solo Il Giornale e Libero.

Vorrei una Milano un po’ più de sinistra (come si dice in milanese?). Via Spartaco solare, tranquilla quasi fisicamente splendente, ah se fosse sempre così. Il sogno infranto dal clacson gratuito sprigionato da una delle tante auto supervitaminizzata parcheggiata in seconda fila anche se ci sono posti liberi per il parcheggio lungo tutta la via. Salgo un Jumbo verde che puzza più del dovuto benché vuoto. Passo davanti allo scempio dei cartelloni pubblicitari che sovrastano le antiche mura di Porta Romana. Vorrei incontrare tutti i giorni visi meno imbronciati e più sorridente; nel Nord (Europa) ti sorridono tutti mentre qui ti mandano a cagare con lo sguardo.

Sono sul 9 diretta a Porta Genova, scrivo, alzo lo sguardo e leggo un piccolo manifesto attaccato a un edificio “Questo luogo è sacro”. Non è vero, sacro per me significa rispetto ed educazione, qui è tutto maleducazione e prospettiva macista. Gli scooter viaggiano a 30 all’ora sul marciapiede facendo finta di essere pedoni, la gente per farsi sentire parla solo ad alta voce e le femmine fanno le leziose per attirare attenzioni maniacali e sessuali.

Porta Ticinese è bella stamattina, qualcuno sale con i sacchetti del supermercato, il tempo è prezioso e la spesa va fatta alle 9.05 di una domenica mattina. La scultura a forma di Mucca sotto la Porta si è salvata dai vandali milanisti, fortunata è bianca e verde. Il Naviglio di Leonardo Da Vinci è brutto e sporco da quando me ne ricordo. Una grande foto lo ricorda negli anni 60/70 quando era bello e romantico. Ma cosa ci vuole per tornare indietro di trent’anni?

Una signora mi chiede un’indicazione e mi ringrazia, è straniera. Apro il giornale e leggo “il comune boccia il festival gay”, Moratti toglie il patrocinio della rassegna, ma la giunta si divide (non ci credo!). Ora sono sul treno diretta a Vigevano. Un simpatico signore da della pettegola alla sua piccola cagnolina educata e silenziosa. Leggo: Interisti bastardi , Morte.

Già morte, in questa città non se ne parla mai, è come se non esistesse, il mio paesino di origine si anima solo in occasione di funerali, qui neanche per quello. Mercedes lunghe e scure sfrecciano sulla preferenziale della circonvallazione, il funerale a Milano è così; un veloce viaggio sull’autopista che gira intorno alla città. Milan l’è semper Milan dicevano i nonni in una lingua che si è persa, come Milano.

Abbiategrasso, leggo su un palo Aperitivo con il Sindaco, Moratti quando ci offrirai qualcosa? Vedo Fiat Ritmo e 127 e sento una bella signora che dice Te si è propri un bel fiulot. Sono arrivata.

(Beh, buona giornata.)

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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