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Sdl accusa la nuova Alitalia di ostacolare il diritto di sciopero.

(riceviamo e pubblichiamo)

A:
Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano
Presidente del Senato
Renato Schifani
Presidente della Camera
Gianfranco Fini
Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi
Sottosegretario Presidenza del Consiglio
Gianni letta
Presidente Commissione Trasporti della Camera
Mario Valducci e componenti Commissione
Presidente Commissione Lavoro della Camera
Silvano Moffa e componenti Commissione
Presidente 8a Commissione Senato e componenti
Commissione
Luigi Grillo e componenti Commissione
Presidente Commissione Lavoro del Senato
Pasquale Giuliano e componenti Commissione
Ministro dei Trasporti
Altero Matteoli
Ministro del Lavoro
Maurizio Sacconi
Presidente Commissione di Garanzia Legge
146/90
Antonio Martone
Segretari e Presidenti dei Partiti
Organizzazioni Sindacali
Organi di informazione
Lavoratori dei Trasporti

Oggetto: “abolizione” del diritto di sciopero nella società CAI/Alitalia

Scrivo questa lettera a nome dell’Organizzazione sindacale che rappresento per
denunciare una situazione che sta diventando grottesca ed al limite della comprensione,
oltre che inaccettabile nei contenuti e nel metodo. Mi rivolgo a Voi in quanto garanti
massimi dei valori costituzionali di questo Paese.

Sicuramente siete a conoscenza di come si è “evoluta” la questione Alitalia e del
trasporto aereo nel nostro Paese, della drammaticità della condizione di circa la metà dei
dipendenti della Compagnia di Bandiera che non sono più in produzione, di quelli che sono
forzatamente in cassa integrazione e ci rimarranno sino all’ottenimento del minimo della
pensione e soprattutto di quelle migliaia che invece tra qualche anno si troveranno senza
ammortizzatori, senza pensione e senza lavoro in una situazione economica caratterizzata
da forte crisi e ad un’età nella quale una ricollocazione nel mondo del lavoro sarà
difficilissima, se non impossibile. Più che drammatica poi la condizione di migliaia di precari
(tra i quali tantissimi trentenni e quarantenni) che non hanno ammortizzatori sociali, hanno
perso lavoro e speranza di riottenerlo e si trovano a ricercare un’attività che li faccia
sopravvivere in una fase economica che, come già detto, è assolutamente priva di occasioni
e di opportunità.

Forse meno conosciute sono le condizioni di chi è rimasto a lavorare, di quanto e di
come si lavori nella “nuova Compagnia”, del clima di paura e di tensione che si vive ogni
giorno, di come il lavoratore sia frustrato ed abbia perso qualsiasi motivazione, elemento
questo importante in qualsiasi attività di lavoro, ma fondamentale in un’azienda di servizi e
di trasporto.

A prescindere dalle valutazioni di merito sull’intera operazione rispetto alla quale
abbiamo espresso e continuiamo ad esprimere dubbi, perplessità e forte preoccupazione, è
indubbio che se sindacati fortemente rappresentativi nel trasporto aereo come SdL (in tutte
le categorie presenti in Alitalia), come Anpac e UP (con la quasi totalità della
rappresentanza dei piloti), con altre associazioni che hanno siglato sotto ricatto e in un
secondo momento (Anpav e Avia) e con fortissime critiche e differenziazioni all’interno dello
stesso sindacato confederale, allora vuol dire che è esistito un forte dissenso ed ancora
adesso non si è trovato un equilibrio nei rapporti tra lavoratori ed azienda.

Se è vero tutto ciò, è evidente che i lavoratori ed il sindacato hanno il dovere di
utilizzare la leva del dissenso e per fare ciò hanno bisogno di poter contrattare con l’azienda
migliori condizioni di lavoro, richiedere il rispetto di diritti elementari messi in discussione
dalla nuova dirigenza, chiedere a gran voce maggiore occupazione e trasparenti
meccanismi di riassunzione del personale in cassa integrazione e precario. Per fare ciò, cioè
“semplicemente” per fare sindacato, se necessario, dovrebbe essere disponibile anche lo
strumento costituzionale dello sciopero.
A questo punto la situazione si complica notevolmente: SdL non può trattare perché
l’Azienda si rifiuta di avere rapporti con chi non ha sottoscritto accordi che riteneva
assolutamente non soddisfacenti e non equilibrati per i lavoratori, per il Paese e per
l’azienda stessa.

Non resta quindi che utilizzare lo strumento dello sciopero e qui si pone un problema
che sta travalicando l’intera vicenda Alitalia ed assume caratteristica di negazione di diritti
costituzionali che dovrebbero essere garantiti in uno stato di diritto.
SdL ha iniziato una vertenza alla fine del 2008 e sino ad oggi gli è stato negato per
ben sette volte il diritto di sciopero in Alitalia. Di fatto è stato messo in campo un
meccanismo per il quale se esiste il pur minimo appiglio o dubbio sulla legittimità, anche se
ipotetica o potenziale, interviene la Commissione di Garanzia e vieta lo sciopero. Molto più
spesso, invece, non potendo intervenire la Commissione perché lo sciopero è
assolutamente indiscutibile da qualsiasi punto di vista, è il Ministro a vietare l’azione di
sciopero adducendo le più svariate, fantasiose o incomprensibili motivazioni.

Di fatto lo sciopero in Alitalia è da mesi vietato per ordinanza ministeriale.
Ma è possibile eliminare un diritto costituzionale attraverso ripetute ordinanze
ministeriali che non presentano di fatto quelle motivazioni straordinarie che possono
portare a richiedere di revocare e poi vietare uno sciopero, sospendendo così l’esercizio di
un diritto costituzionale? Ed è altrettanto indubbio che un diritto costituzionale non possa
essere sospeso perché l’azienda ha problemi, perché è nata da poco, perché lo sciopero
recherà disagi agli utenti, perché potrebbero esistere generici problemi di ordine pubblico
che si rivelano sempre inesistenti (queste le ripetute motivazioni contenute nelle
ordinanze).

Lo sciopero è strumento e diritto costituzionalmente previsto e tutelato e porta con
se il fatto che reca danno ad un’azienda o può creare disagi all’utenza di quel servizio. Non
sarebbe uno sciopero se così non fosse e non sono certo i lavoratori ad essere contenti di
dover utilizzare questo strumento di riequilibrio dei rapporti con l’azienda, visto che pagano
di tasca loro ogni giornata di sciopero.
Viene da pensare che se si vieta ormai da quasi un anno lo sciopero in CAI/Alitalia,
se anche per il prossimo sciopero del 20 luglio il Ministro Matteoli ha già effettuato l’invito
alla nostra Organizzazione a sospendere l’azione, cosa questa che prelude una nuova
ordinanza di divieto (l’ottava), allora c’è veramente qualche cosa che non funziona.
La piena consapevolezza di ciò è data anche dal fatto che l’invito a differire e la
successiva ordinanza di divieto, vengono effettuate dal Ministro non con tempi sufficienti
per permettere al sindacato di ricorrere eventualmente al TAR, ma si concretizzano
VOLUTAMENTE nei giorni a ridosso dello sciopero, per non dare la possibilità di ricorrere
alla magistratura e richiedere la sospensione dell’ordinanza.

Ciò sta avvenendo anche in queste ore –
– Indizione sciopero per il 20 luglio effettuata il giorno 26 giugno 2009, cioè ben 24 giorni
prima della data dello sciopero stesso.
– Invito a differire arrivato il giorno 14 luglio (6 giorni prima dello sciopero).
– Incontro previsto dalla legge oggi, 15 luglio 2009 (5 giorni prima dello sciopero).
– Probabile arrivo dell’ordinanza il 16 o il 17 luglio (3 o 4 giorni prima dello sciopero).
Risultato ottenuto: impossibile temporalmente presentare richiesta di sospensione
dell’ordinanza e arrivare a sentenza prima del giorno dello sciopero.
Questa procedura è stata applicata sistematicamente dal ministero dei Trasporti,
dimostrando con ciò che esiste una precisa volontà anche di sottrarsi al giudizio del TAR
che, se giunge dopo il giorno dello sciopero previsto, può entrare nel merito ma non certo
discutere e decidere sull’unico provvedimento necessario, cioè la sospensione
dell’ordinanza.

Una cosa è contemperare il diritto dell’utenza alla mobilità con l’esercizio del diritto
di sciopero dei lavoratori, cosa diversa è vietare sistematicamente lo sciopero, sostenendo
di fatto gli interessi dell’azienda.
Ciò produce a nostro avviso più di un effetto:
1. si privano i lavoratori di un diritto costituzionalmente garantito;
2. si indebolisce consapevolmente la forza dei lavoratori e del sindacato;
3. mentre l’azienda, tra i sindacati, effettua una scelta impropria ed arbitraria tra chi
può e non può trattare soltanto in base ad un consenso preventivo alle decisioni
prese dalla stessa azienda, si rende meno forte quel sindacato che non è funzionale
ai desideri della dirigenza e della proprietà aziendale – si produce un danno enorme
al sindacato ed ai lavoratori che ad esso aderiscono;
4. si costruisce progressivamente una situazione esplosiva che oggi viene tenuta a
freno da un sistema basato sulla paura, ma domani potrebbe emergere in modo
drammatico;
5. tra l’altro si sta di fatto costruendo un sistema di “tutela degli interessi di un
vettore”, che a nostro avviso si potrebbe configurare anche come distorsione della
concorrenza, un paradossale impedimento proprio a quel “libero mercato” a cui a
parole si ispirano molti dei soggetti che hanno sostenuto l’attuale “soluzione Alitalia”
– è infatti evidente che se in un’azienda non si può scioperare, i lavoratori ed il
sindacato hanno meno peso specifico di quello espresso in aziende nelle quali è
libero il confronto e, se necessario, il conflitto;
6. si dice che SdL è un piccolo sindacato e significativamente meno importante di altri,
ma allora, se la situazione di Alitalia e dei suoi lavoratori viene da molti
rappresentata come soddisfacente e positiva, perché vietare uno sciopero che, se
fossero vere questi presupposti, non avrebbe alcun effetto?

Per questi motivi sono qui a richiedere un Vostro autorevole intervento perché venga
rimosso questo inaccettabile ed immotivato impedimento ad un diritto costituzionalmente
previsto e tutelato, a cominciare dallo sciopero previsto per il giorno 20. Precisiamo altresì
che siamo disponibili ad un incontro immediato con la dirigenza aziendale per evitare lo
sciopero e per ricostruire un ambito di confronto costruttivo tra le parti sociali.
Rimango in attesa di un Vostro gentile riscontro e disponibile a qualsiasi ulteriore
approfondimento ed incontro sulla materia posta alla Vostra attenzione.

Distinti saluti
Il Coordinatore Nazionale
Fabrizio Tomaselli
____________________
SdL Intercategoriale
Sede Nazionale: Via Laurentina, 185 – 00142 Roma – telefono: 06.59640004 Fax: 06.54070448 –
segreterianazionale@sdlintercategoriale.it – www.sdlintercategoriale.it (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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