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Ricevo e posto.

Una mozione d’ordine agli Stati Generali della Sinistra dell’8 e il 9 dicembre. L’esperienza di Governo delle componenti della Sinistra italiana, dopo neanche un anno e mezzo di legislatura, si è rivelata un fallimento. Il programma dell’Unione non è stato neppure attuato lontanamente, mentre leggi importanti giacciono dormienti. Il Governo ha governato, è la Sinistra […]

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Una mozione d’ordine agli Stati Generali della Sinistra dell’8 e il 9 dicembre.

L’esperienza di Governo delle componenti della Sinistra italiana, dopo neanche un anno e mezzo di legislatura, si è rivelata un fallimento. Il programma dell’Unione non è stato neppure attuato lontanamente, mentre leggi importanti giacciono dormienti. Il Governo ha governato, è la Sinistra che ha abdicato.

E’ stato dilapidato il consenso elettorale, almeno del 50%. Più in generale, la credibilità si è indebolita: in effetti, si è intaccato il capitale di adesioni a un progetto politico, che vedeva la Sinistra alleata al Governo Prodi.

Ce n’è quanto basta per chiedere le dimissioni in blocco del “consiglio di amministrazione”della Sinistra di Governo.

Ce n’è quanto basta per rivendicare la revoca delle deleghe ai parlamentari e ai membri del Governo da parte degli azionisti della Sinistra, cioè dei militanti e degli elettori.

Invece, “la federazione governativa” della Sinistra ha già deciso tutto: simbolo, nome, nomi, cariche e ha già deciso di avere una gran voglia di far parte del tavolo delle riforme elettorali, una gran voglia giocare la carta del ricatto della governabilità. Ha anche deciso le “quote” da lasciare ai “movimenti”. Sono questi i temi degli Stati Generali dell’8 e del 9?

Siamo all’auto-valorizzazione del sé partitico, alla soggettività dei soggetti dirigenti, all’egemonia dei rappresentanti sui rappresentati.

Perché gli Stati Generali siano stati generali della sinistra politica e sociale e non la Convention della conventicola dei gruppi dirigenti in cerca di leggittimazione, bisognerebbe adottare il seguente ordine del giorno:

1) Il Governo Prodi non deve cadere. Abbiamo bisogno di tempo per riorganizzare la presenza politica della Sinistra nella società: dobbiamo organizzare da subito la ritirata strategica dai palazzi della politica, per riprendere il cammino tra le contraddizioni sociali. Bisogna capovolgere il paradigma che ci ha portati al collasso: la strategia è stare immersi nelle contraddizioni sociali, stare al Governo è solo una tattica. Bisogna tenere a bada la destra.

2) Solo e soltanto in questa visione è possibile affrontare gli scenari possibili dalle proposte di nuova legge elettorale: l’unione, ma anche la semplice federazione delle forze politiche di sinistra che nascesse per garantirsi dagli sbarramenti elettorali avrebbe il sapore di una beffa ai danni delle grandi potenzialità che le contraddizioni sociali esprimono in Italia;

3) Si dia mandato vincolante ai membri della Sinistra nel Governo, ai membri dei due rami del Parlamento di mediare soluzioni il meno punitive possibile nei confronti della democrazia elettorale: la parola d’ordine è “Prendere tempo, per dare tempo alla riorganizzazione nel sociale”.

4) Le regole che prevedono il settanta per cento di rappresentanza ai partiti e una quota del trenta per cento ai movimenti siano azzerate. La rappresentanza parlamentare è messa fortemente in discussione dalla perdita progressiva di consenso elettorale.

5) Si dia vita subito al comitato promotore del Comitato nazionale delle lotte sociali: si convochi la Convenzione Nazionale delle Lotte Sociali nella seconda metà del prossimo mese di Gennaio, cui si chieda l’adesione di tutte le realtà del Paese. In questa sede si eleggano i rappresentati del Comitato Nazionale; in questa sede si decidano le quote di rappresentanza nel nuovo Soggetto. Indichiamo nei promotori della manifestazione del 20 Ottobre i soggetti legittimati a convocare la Convenzione Nazionale delle Lotte sociali.

6) Nessuno chiede a nessuno di sciogliersi. Non basterebbe. Chi sta in Parlamento non vale di più di chi sta in un comitato territoriale; chi sta al Governo non vale di meno di chi sta in un movimento. Ciò che si chiede a tutti è la piena consapevolezza del compito che abbiamo di fronte;

7) Esso non è la riduzione del danno della perdita di credibilità, non è la riduzione del danno della perdita del consenso, non è neppure la riduzione del danno della debolezza della Sinistra in Italia;

8) Il danno è l’idea stessa della riduzione del danno. Al vantaggio competitivo che il Capitale sta avendo sul Lavoro, che le libertà economiche stanno avendo sui principi di uguaglianza, che la Guerra sta avendo sulla Pace, che lo Sviluppo sta avendo sull’Ambiente, che il Consumo sta avendo sul Bisogno, che la crescita economica sta avendo sulla composizione sociale non ci sono scorciatoie meno dolorose. Siamo alle porte di una nuova fase economica di stagnazione e non abbiamo ancora goduto dei benefici della “ripresa” economica del periodo precedente: non c’è stata ancora rivincita sulla precarietà, sulla miseria salariale, sull’arroganza tariffaria, nessun risarcimento sulla demolizione sistematica che il neo-liberismo ha imposto al Welfare, a tutti i livelli..

9) Le idee nascono dove sorgono le contraddizioni, non nei talk-show di mezza sera. Stare fra le contraddizioni fa venire nuove idee. Bisogna dire basta: basta perdere tempo nel tentativo di dare delle spiegazioni teoriche, di immaginare sintesi astratte dalla realtà e soluzioni organizzative che hanno la vita breve.

10) Rendite di posizioni, presunti diritti acquisiti, supremazie di ruolo, quote di rappresentanza non sono la soluzione, ma una parte del problema. Strategie di fiato breve su piccole tattiche parlamentari, legate alle alchimie tra partiti di Governo e di opposizione, che diano centralità alla presenza nel Governo Prodi dei quattro partiti della Sinistra sono solo un accessorio della grande questione del ruolo della Sinistra nell’Italia di oggi.

Per favorire un confronto aperto e utile al futuro della Sinistra, bisognerebbe che i partecipanti ai workshop votino da subito la convocazione dell’assemblea generale. E che l’Assemblea discuta, decida e agisca, invece che ratificare decisione già prese altrove. A meno di non voler trasformare gli Stati Generali in un convegno tra caporali.

Roma, 7 Dicembre 2007

Le compagne e i compagni di Associa!

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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