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Popoli e politiche

Cana.

La nostra diplomazia è nei guai perché abbiamo avuto cinque anni di Governo Berlusconi. Che fece scappare subito il ministro degli esteri Ruggero. Che giocò alla grande diplomazia con l’interim di Berlusconi. Che nominò poi un certo Frattini. Che lasciò il posto a Fini, che aveva studiato geopolitica sulle istruzioni del Risiko. La nostra diplomazia […]

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La nostra diplomazia è nei guai perché abbiamo avuto cinque anni di Governo Berlusconi. Che fece scappare subito il ministro degli esteri Ruggero. Che giocò alla grande diplomazia con l’interim di Berlusconi. Che nominò poi un certo Frattini. Che lasciò il posto a Fini, che aveva studiato geopolitica sulle istruzioni del Risiko.

La nostra diplomazia è nei guai perché si è schierata contro l’Europa, ha denigrato l’Onu, ha accettato di andare in Afghanistan con la Nato. Ha mandato in Iraq i nostri soldati con gli Usa. Abbiamo fatto lutti, abbiamo ricevuto lutti: la nostra è stata la diplomazia dei funerali di Stato.

Abbiano giocato alle prove tecniche degli attentati, mentre pagavamo i sequestratori dei cittadini rapiti in Iraq. Abbiamo accettato che si denigrasse la memoria Enzo Baldoni, abbiamo accettato la medaglia d’oro a Quattrocchi.

La diplomazia italiana è nei guai, perché si è inimicata i governi arabi. La nostra diplomazia è nei guai perché l’unico gesto diplomatico verso Israele è stata la keppah indossata una volta da Fini.

La nostra diplomazia è nei guai perché è stata la diplomazia del mio amico George, del mio amico Tony. Del mio amico Putin. La nostra diplomazia è nei guai perché i nostri servizi segreti hanno fatto talmente casino da non meritarsi il rispetto neanche della Cia.

Oggi paghiamo quei guai: piangere i bambini di Cana non serve a niente, finché rimarremo davanti alla tv. E’ lì che ci volevano Berlusconi, Blair e Bush. Perché siamo rimasti davanti alla tv? La nostra diplomazia è nei guai perché stiamo a guardare, invece di fare come i pacifisti israeliani, i giovani di Beirut, i ragazzi dei Territori occupati, le mamme contro la guerra negli Stati Uniti.

Asciugate le lacrime di commozione, spegnete la tv: dove sono finite le bandiere della pace che sventolavano dai nostri balconi? Portiamole in piazza. E portiamo anche i nostri bambini in piazza, diamogli un bel cartello colorato: sono un bambino di Cana, volete uccidere anche me?

La guerra non si sconfigge col telecomando. La nostra diplomazia è nei guai: l’unica soluzione siamo noi. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Cana.”

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