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I tre di Emergency sono liberi. Rimane il fatto che il Governo italiano si è comportato come se fossero stati sequestrati. Se fossero, invece, stati legalmente arrestati la magistratura afghana, non la diplomazia li avrebbe liberati. O l’Afghanistan non è uno stato di diritto, oppure i servizi di sicurezza afghani si sono comportati come sequestratori Talebani. Ultima domanda: è questa la democrazia che stiamo “esportando”?

(Fonte: AGI)
“Il governo ha operato con discrezione e collaborazione tra Farnesina e intelligence, con determinazione ma senza raccogliere polemiche interne”. E’ quanto ha sottolineato Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi, insieme a Franco Frattini, Ministro degli esteri per esprimere soddisfazione per la liberazione degli operatori Emergency.

(Fonte: Agenzia ANSA):
Sono stati rilasciati dopo otto giorni di detenzione i tre cooperanti di Emergency, l’infermiere Matteo Dell’Aira, il chirurgo Marco Garatti e il logista Matteo Pagani, arrestati sabato 10 aprile dalle autorità afghane a Lashkar-gah. Ecco in sintesi le tappe della vicenda:

10 APRILE – Con un blitz nell’ospedale di Emergency di Lashkar-gah nella provincia di Helmand, i servizi di sicurezza afghani (Nsd) arrestano i tre italiani, insieme ad altri sei cooperanti afghani, con l’accusa di preparare un attentato kamikaze contro il governatore della provincia, Gulab Manga. In una stanza della struttura ospedaliera vengono trovati giubbotti esplosivi, bombe a mano e armi. Il fondatore dell’Ong, Gino Strada, definisce “ridicole” le accuse e chiede al governo italiano di intervenire. In una nota la Farnesina ribadisce “la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo” e allo stesso tempo riconferma “il più alto riconoscimento al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace”.

11 APRILE – L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, incontra i tre fermati in una struttura dei servizi di sicurezza afghani, trovandoli “in buone condizione”. Il giornale britannico Times diffonde la notizia secondo cui i tre italiani avrebbero “confessato” il proprio ruolo nel complotto per uccidere il governatore, citando il suo portavoce, Daoud Ahmadi, mentre secondo la Cnn sarebbero accusati anche dell’uccisione dell’interprete di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato di Repubblica sequestrato nel 2007. Gino Strada accusa il governo Karzai di aver “sequestrato” i tre italiani e parla di “una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un’offensiva militare in quelle regioni”.

12 APRILE – Per il ministro degli Esteri Franco Frattini parlare di sequestro è “una polemica politica che non aiuta i nostri connazionali”. I tre, aggiunge, “non sono stati abbandonati” dal governo italiano. Frattini annuncia inoltre che inizialmente erano stati “trattenuti” anche altri cinque operatori dell’Ong, tra cui quattro italiane, poi lasciati andare. Nessuna accusa ufficiale viene ancora formulata nei confronti dei cooperanti di Emergency, mentre il portavoce del governatore di Helmand smentisce di aver parlato di confessione e che i tre avessero legami con al Qaida.

13 APRILE – Frattini annuncia una lettera al presidente afghano Karzai per chiedere di accelerare le indagini, mentre la procura di Roma apre un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.

14 APRILE – In un’audizione al Parlamento, Frattini si dice “insoddisfatto” delle risposte finora avute dal governo afghano e spiega che in una lettera a Karzai il premier Silvio Berlusconi chiederà “risposte concrete”. Il titolare della Farnesina annuncia anche che uno dei tre “potrebbe essere presto liberato”.

15 APRILE – Dell’Aira, Garatti e Pagani vengono trasferiti dall’Helmand a Kabul. Continua la polemica tra Gino Strada e la Farnesina. Emergency designa l’avvocato Afzal Nooristani, come difensore dei tre italiani, ma al legale non viene consentito di incontrarli.

16 APRILE – L’ambasciatore Glaentzer, insieme all’inviato di Frattini in Afghanistan Massimo Iannucci, ottiene il permesso di incontrare, uno alla volta, i tre cooperanti italiani detenuti in una struttura dell’Nsd nei pressi di Kabul, trovandoli in buone condizioni di salute e di detenzione. Intanto Gino Strada non esclude un ruolo dei militari britannici nell’arresto dei tre operatori, ma un portavoce del Foreing Office precisa: le truppe britanniche sono entrate nell’ospedale di Emergency solo in un secondo momento, su richiesta delle forze afghane, per renderlo sicuro. L’ospedale viene chiuso e i pazienti più gravi trasferiti in quello governativo di Bost.

17 APRILE – A Roma manifestazione di sostegno ai tre arrestati. In piazza San Giovanni sono 50mila i partecipanti secondo Emergency. Intanto a Kabul Iannucci incontra Karzai che assicura un’inchiesta “chiara e trasparente”. L’inviato di Frattini annuncia in serata di aver trasmesso alle autorità afghane una proposta del ministro che possa portare a “una rapida soluzione” della vicenda.

18 APRILE – Per tutto il giorno si rincorrono voci di un imminente rilascio dei tre. Intorno alle 16.00 la notizia della liberazione data dal ministro degli Esteri Franco Frattini. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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