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Il 90% dei giornalisti italiani contro la legge-bavaglio. Berlusconi: “la libertà di stampa non è un diritto assoluto.”

La Federazione nazionale della stampa italiana rende noti i dati relativi all’adesione della giornata del silenzio dell’informazione contro la legge-bavaglio del 9 luglio scorso . Secondo la Fsni c’è stata una straordinaria adesione, ben oltre il 90 per cento, allo sciopero. La Fnsi ha sottolineato che “pochissimi giornali erano in edicola ieri ma tutti hanno ammesso che il testo di legge Alfano è sbagliato. Le ragioni del no al ddl risultano, dunque, unificanti per la professione giornalistica e assai allarmanti per i cittadini”.

“Una giornata straordinaria di protesta – si legge nel comunicato della Fnsi -. Basti pensare ai tanti giornali che, in occasione di altri scioperi, ad esempio il gruppo Riffeser o quotidiani come il Roma, non hanno mai perso l’occasione di porsi contro il sindacato e di andare in edicola. Pure l’adesione di tutta l’emittenza radiotelevisiva, anche di quella dove era più complicato organizzare la pratica dello sciopero, è stata eccezionale. L’adesione inoltre dei new media, il mancato aggiornamento dei siti, e la partecipazione corale dei colleghi dei periodici (che non potevano impedire l’uscita delle riviste in un solo giorno) sono stati la testimonianza di una rigorosa protesta civile e morale”.

Lo sciopero ha fatto notizia nel mondo, dalla Francia , alla Germania, dal Canada, all’Argentina, agli Usa, alla Colombia, alla Corea del Sud, all’Australia, al Venezuela, alla Gran Bretagna, al Belgio.

“Totale la solidarietà della Federazione mondiale (Ifj) e di quella europea dei giornalisti (Efj)”, ha reso noto la Fnsi.

Il Presidente della Federazione mondiale dei giornalisti, Jim Boumela, considerando l’inziativa di “valore straordinario”, ha inviato una calorosa lettera di solidarietà al segretario della Fnsi, Franco Siddi. La Federazione Internazionale dei giornalisti e i suoi 140 sindacati dei giornalisti presenti in 115 Paesi esprime “la solidarietà, all’azione intrapresa dai tuoi associati alla Fnsi durante la Giornata di Silenzio in opposizione alla legge sulle intercettazioni”, ha scritto il presidente Ifj Boumela.

“Crediamo tutti che questa legge-bavaglio, impedendo ai giornalisti di riferire delle investigazioni giudiziarie, sia un tentativo oltraggioso e inaccettabile di ferire gravemente l’informazione e un altro ‘chiodo nella bara’ – ha aggiunto -, la goccia che fa traboccare il vaso, del diritto di sapere e di essere informati dei cittadini italiani. In tutto il mondo, tutti i sindacati hanno seguito l’enorme lavoro che state facendo per difendere il diritto di informazione nell’interesse pubblico. Noi crediamo veramente che la vostra tenacia e determinazione nel combattere questa campagna facciano della Fnsi un modello per molti dei nostri sindacati”. Questo quanto ha riferito la Fnsi.

Da parte sua, il capo del governo italiano, forse non ancora informato della vasta eco della protesta della stampa italiana contro la legge bavaglio, ha detto, per tutta risposta allo sciopero dei giornalisti sul ddl intercettazioni e al silenzio dei media, rovescia la prospettiva. Non è la legge che vieta di ascoltare telefonate altrui ad essere un bavaglio per la libertà, dice il premier. È piuttosto «la stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che disinforma, distorce la realtà e calpesta in modo sistematico il diritto sacrosanto della privacy dei cittadini», ad aver «imposto il bavaglio alla verità».

Per il premier sono insomma certi giornalisti che «calpestano» il diritto ad un «uso sereno del telefono», «invocando la loro libertà come se fosse un diritto che prescinde dai diritti degli altri». Berlusconi li bacchetta, ricordando che «in democrazia non esistono diritti assoluti, perchè ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti egualmente meritevoli di tutela che, in caso della privacy, sono prioritariamente meritevoli di tutela». «Un principio elementare della democrazia – osserva il premier – ma che la stampa italiana, nella sua maggioranza, ha deciso di ignorare». A quanto sembra di capire, per Berlusconi la libertà di stampa non è un diritto assoluto della democrazia italiana. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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