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Quei quattro “pensionati sfigati” sono rimasti in tre.

Verdini e Cosentino a rapporto da Berlusconi: il primo resta, il secondo lascia-blitzquotidiano.it

Il sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino ha deciso di rassegnare le dimissioni dal governo, mantenendo però il ruolo di coordinatore del Pdl in Campania.

La decisione sarebbe stata maturata dallo stesso deputato campano e comunicata al premier. Cosentino non lascia quindi l’incarico di coordinatore regionale campano del Pdl. Diversa, almeno per ora, la sorte dell’altro ipotetico dimissionario, Denis Verdini.

Silvio Berlusconi li aveva chiamati entrambi, un doppio faccia a faccia per decidere se resistere al rischio di un voto contrario in Parlamento o se seguire le tracce del caso Brancher, cioè una ritirata “strategica”.

Denis Verdini e Nicola Cosentino erano entrati più o meno insieme a Palazzo Chigi ma alla fine all’uscita hanno preso due strade diverse. Il coordinatore regionale della Campania, già da tempo raggiunto da un mandato di cattura della magistratura per legami con la Camorra di Casal di Principe, si è dimesso per “opportunità”.

Il governo può infatti fare a meno di sottosegretario all’Economia, non così Denis Verdini. Il Pdl e lo stesso Berlusconi difficilmente potrebbero reggere senza conseguenze alle dimissioni di uno dei 3 coordinatori nazionali. Verdini quindi non dovrebbe dimettersi, a differenza di Cosentino. Questo il quadro e le strategia in cui sembra muoversi il premier.

La scelta del passo indietro è stata probabilmente vista come obbligata. Il coinvolgimento di Cosentino nell’inchiesta stava creando parecchi problemi al Pdl e all’esecutivo anche perché tutta la componente finiana del partito era pronta a votare a favore della sfiducia. Anche Pier Ferdinando Casini, di cui negli ultimi giorni si è parlato spesso per un possibile riavvicinamento dell’Udc al centrodestra, aveva fatto sapere che i centristi avrebbero dato parere favorevole alla richiesta di ritiro delle deleghe per il politico campano, già finito nel mirino nei mesi scorsi per l’accusa di essere il referente politico del clan dei Casalesi, circostanza questa che lo aveva già costretto a ritirarsi dalla corsa alla presidenza della Regione.

Il suo posto quale portacolori del Pdl venne preso da Stefano Caldoro, che poi fu effettivamente eletto, ma contro la candidatura del giovane ex socialista, si apprende dalle carte dell’inchiesta, fu osteggiata dall’interno proprio dal gruppo che oggi viene indicato come “P3″. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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