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La rabbia sociale: un monito alle politiche del Governo e alle alchimie dell’opposizione.

Non si capiscono le cose se le si guardano con gli occhi del vorrei dire, ma non posso. Il 14 dicembre a Roma c’ entra niente con gli scontri di piazza del ’77. A quella stagione di furore, per esempio, il governo Andreotti, chiedendo un prestito di ventimila miliardi di vecchie lire seppe dare una risposta: nacquero le cooperative, grazie alla Legge 285. I giovani incazzati trovarono una via d’uscita, trovarono la via di un reddito.

Il 14 dicembre a Roma, ma non solo a Roma, in tutta Italia, ci sono state grandi manifestazioni: studenti, metalmeccanici, mamme di Napoli, terremotati de L’Aquila. Tutti in piazza, tutti credevano fosse giusto fare qualcosa di concreto in un Paese il cui Parlamento avrebbe sfiduciato il governo Berlusconi. Almeno questo.

Ma così non è stato. Il Parlamento, il tempio della democrazia di un Paese a democrazia parlamentare ha tradito il Paese: alcuni piatti di lenticchie hanno comprato il consenso in Aula, hanno determinato la sopravivenza , almeno per ancora qualche settimana, del governo Berlusconi. Così è, con buona pace delle opposizioni parlamentari. Il governo è riuscito a salvare se stesso. E chi ha pensato di fare che per le contraddizioni sociali del Paese? Nessuno.

Adesso, parliamoci chiaro: di fronte ai quei piatti di lenticchie, che cosa saranno mai stati petardi, tre o quattro automobili incendiate, scazzottamenti, tafferugli, vetrine imbrattate? Per favore, vogliamo fare la proporzione degli avvenimenti coi fatti politici? Che cosa sono mai due pietre scagliate contro i poliziotti, di fronte allo scempio della convivenza civile, che è andato in scena alla Camera dei Deputati, dove aleggiava la compravendita del consenso ad personam degli eletti.

Il capo della Polizia è stato più chiaro di ogni commentatore da strapazzo: Manganelli ha detto chiaro e tondo che non si può scaricare sull’ordine pubblico il peso delle ingiustizie sociali prodotte dalle politiche del governo in carica. Anche perché i poliziotti sono molto più incazzati col governo di quanto non siano apparsi i manifestanti dello scorso 14 dicembre.

Facciamola finita con la storia del black bloc. Sono palle inventate per intrattenere il pubblico televisivo. Ma le tensioni sociali non sono materia di un reality show. E il pubblico non ci sta più a fare il pubblico: mentre i ragazzi e le ragazze facevano casino, il pubblico stava dalla parte loro. Perché era la parte giusta: di quelli che non ce la fanno più.

La Politica non è riuscita a fornire nessuna via d’uscita dalla crisi. Ma una via d’uscita è necessaria. Con le buone o con le cattive. Berlusconi ricomincia da tre (voti in Parlamento). I giovani, gli studenti, i precari, i cassaintegrati, i cittadini asfissiati dalla monnezza, i ricercatori sui tetti, i migranti, gli imprenditori piccoli, da che cosa possono ricominciare? Forse la rabbia sociale è un buon inizio. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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