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Le tentazioni autoritarie di un’Europa in crisi.

(pubblicato su 3Dnews, inserto del quotidiano Terra).

I colpi di stato al giorno d’oggi non si fanno più con i carri-armati nelle strade, come nel 1956 è successo in Ungheria, ma con l’occupazione politica dell’informazione libera. Succede così che il governo ungherese, guidato da Victor Orban, capo di una coalizione di centrodestra ha varato una nuova legge sull’informazione. Si tratta di un attacco frontale alla libertà di stampa che in Europa ha precedenti solo negli anni tragici del nazismo, del fascismo, del franchismo. Per capire la portata di questo avvenimento, è bene vedere nel dettaglio cosa comporta la legge- bavaglio ungherese:

– Soppressione di tutte le agenzie che producono o diffondono informazione nelle radio e nelle televisioni: resterà solo l’Agenzia di stampa governativa (Mti), che centralizzerà tutte le informazioni e le distribuirà direttamente ai media.
– Multe salate per chi scrive articoli “non equilibrati politicamente”. L’equilibrio sarà valutato dal Garante per l’informazione, nominato dal governo.
– Ancora multe per chi pubblica “informazioni contrarie agli interessi nazionali” o “lesive della dignità umana”. E’ il Garante a decidere a sua discrezione.
– I giornalisti avranno l’obbligo di rivelare le loro fonti, pena sanzioni penali, quando ci sono “questioni legate alla sicurezza nazionale”, devono consegnare tutti i loro documenti e supporti elettronici su semplice richiesta del potere esecutivo.
– I telegiornali dovranno rispettare la soglia del 20% per la cronaca nera, mentre la musica dovrà essere, per il 40%, di provenienze ungherese.

Come si può facilmente capire questa legge approvata dal Parlamento ungherese ha creato scandalo, e forte preoccupazione presso le cancellerie europee, anche in considerazione che proprio a Victor Orban toccherà la presidenza di turno della Ue.

Le analogie con la spasmodica ricerca di mettere il bavaglio alla stampa italiana da parte del governo Berlusconi sono talmente evidenti che sottolinearle ulteriormente sarebbe addirittura banale.

Quello che invece è utile mettere in chiaro è che i governi di centrodestra in tutta Europa sono e saranno sempre di più alle prese con la necessità politica di oscurare la verità sulle cause della crisi economica, la verità sulle tensioni sociali, prodotte da politiche neoliberiste: lo smantellamento del welfare, la mancanza di politiche di rilancio dell’economie, l’aumento della disoccupazione sono il comune denominatore che accomuna tutti i governi europei.

L’attacco sistematico e frontale ai diritti sociali, sindacali e civili sembra essere la panacea per rimandare la resa dei conti tra i poteri forti e le spinte sociali che premono dal basso in tutto il Vecchio Continente.

L’Europa è nel pantano: non ha una costituzione condivisa, non riesce a difendersi dalla speculazione sull’euro, non riesce a rilanciare la sua crescita economica. Se adesso produce attacchi violenti alle libertà, in primo luogo alla libertà di stampa e di informazione, va in pezzi anche l’ultimo tassello della sua credibilità agli occhi del mondo globalizzato

Facciamo un esempio: con quale faccia tosta si possono avanzare critiche al modello cinese, che applica la censura su vasta scala, quando il prossimo presidente della Ue ha varato nel suo paese, l’Ungheria, una legge sull’informazione degna del più ottuso, gretto, arrogante regime autoritario?
Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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