Categorie
Attualità Finanza - Economia Lavoro

La cena che si è fatta beffe dei lavoratori di Alitalia.

In gran spolvero, l’altra sera a Villa Madama sono convenuti i nuovi padroni della Cai, la cordata dei “patrioti”, come sono stati definiti dal presidente del consiglio gli industriali italiani che hanno rilevato Alitalia. Ignari anche del solo senso della decenza, auto di lusso con autisti e scorte al seguito sono sfilate di fronte a un paio di centinai di lavoratori, andati lì a protestare contro questo sfoggio di ottimismo sulla loro pelle, questa sfacciata esibizione di potere politico ed economico. Un pessimo esempio di tracotanza, in periodo di crisi che consiglierebbe, almeno, un poco di sobrietà. Uno schiaffo umiliante sulla faccia di undicimila lavoratori, ai quali si stanno recapitando le lettere di messa in cassa integrazione a zero ore.

Mentre si procrastina di data in data la partenza della nuova compagnia e quindi le lettere di assunzione ancora non sono state spedite, la condizione materiale e psicologica dei lavoratori di Alitalia è molto vicina al dramma. Proprio mentre si alzavano i calici a Villa Madama, migliaia di persone si stanno chiedendo che razza di Natale passeranno loro, i loro figli, i loro famigliari.

Ho parlato al telefono con Paolo Maras, segretario di Sdl, uno dei sindacati di base che si è opposto al famigerato “Lodo Letta”. Mi ha detto cose che mi hanno messo di cattivo umore: mi parlava di uomini fatti e di donne con figli a carico visti piangere lacrime di rabbia e impotenza, agitando quelle lettere, come fossero tante sentenze di condanna definitiva all’ espulsione dal mercato del lavoro.

Mentre il capo del governo prometteva ai suoi ospiti tanti futuri guadagni dall’operazione Cai, e forse ha calcato la mano proprio perché qualcuno di loro non si sfili all’ultimo momento, come pare sia intenzionato a fare, ai piloti, agli assistenti di volo, ai tecnici, agli impiegati, agli operai e agli addetti aeroportuali non rimane che prendere atto di essere stati le cavie di un laboratorio, il cui esperimento politico e sociale rischia di essere esportato anche in altri settori imprenditoriali.

Alitalia era un azienda a partecipazione statale, la nuova compagnia è una azienda a “partecipazione governativa”, che ha violentato le relazioni industriali, ha messo alla gogna il sindacato, ha spazzato via diritti acquisiti dai lavoratori, compreso il riconoscimento dell’anzianità del servizio prestato in Alitalia. Se in tutto il mondo l’economia globalizzata sta cercando di uscire dalla crisi economica, riformando, in tutto o in parte il teorema “meno stato, più mercato”, in Italia si sperimenta una nuova formula: “meno stato, più Berlusconi”. Questo laboratorio politico e sindacale si è avvalso di una enorme macchina propagandistica, di complicità oggettive di gran parte dei media, di un tacito, quando non smaccatamente esplicito consenso trasversale, fin dentro le forze dell’opposizione parlamentare per far passare i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali come corresponsabili e complici del fallimento della compagnia.

Oggi che quei lavoratori sono stati decimati dal plotone d’esecuzione di norme e regole del nuovo contratto, che non si sono neppure volute discutere con i sindacati, alla maggioranza degli esclusi non si riconosce nemmeno l’onore di aver fatto per anni il loro dovere di professionisti, di essere stati il vero legame con la clientela di Alitalia. Quella clientela che verrà trattata con la stessa moneta con cui si sono trattati i dipendenti, come dimostrano le deboli raccomandazioni dell’Antitrust in materia di tariffe e di tratte.

Nella cena di Villa Madama si è consumato un pasto macabro, il conto salato lo pagheranno i cittadini, i passeggeri, i futuri dipendenti della nuova compagnia. Ma soprattutto il conto lo pagherà la democrazia sindacale del nostro paese, l’intero movimento dei lavoratori italiani. In un paese che vanta più di mille morti sul lavoro nel 2008, si è voluto aggiungere il sovrapprezzo della pulizia etnica contro i lavoratori del trasporto aereo, i lavoratori precari in prima fila.

Il presidente del consiglio ha detto ai suoi ospiti di Villa Madama che la Cai sarà un nuovo asset capace di intercettare lo sviluppo del turismo da e verso l’Italia: parole “patriottiche” che nascondono, neanche poi tanto, l’augurio che l’esperimento Cai tracci la nuova rotta che dovranno prendere in futuro le relazioni tra Capitale e Lavoro. Si tratta di un piano di volo che prevede una precisa rotta di collisione, dalla quale i lavoratori ne escano con le ossa rotte, la dignità offesa, il futuro inesistente.

Alla cena di Villa Madama si è inaugurata in Italia la teoria della lotta di classe al contrario. Beh, buona giornata.

Share this nice post:
Share this nice post:
Share and Enjoy:
  • Print
  • Digg
  • StumbleUpon
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Yahoo! Buzz
  • Twitter
  • Google Bookmarks
Share

Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “La cena che si è fatta beffe dei lavoratori di Alitalia.”

questa è la risposto che mia figlia ha voluto mandare agli auguri di buon natale inviati a me e a suo padre ,entrambi cassaintegrati:

parlo a nome di mia madre…ne io,ne tanto meno lei accettiamo i vostri auguri, visto k per colpa vostra questo sarà un natale estremamente tristre.

voi non potete neanche lontanamente immaginare quello che stanno passando i nostri genitori, dopo 21 anni di lavoro ONESTO,SUDATO sono stati calpestati ed umiliati..senza una spiegazione, senza un motivo valido. erano semplicemente un NUMERO DI TROPPO, e così, dopo tanti anni di sacrifici tutto il loro impegno e la loro passione per questo lavoro sono andati persi. ho visto mio padre partire subito dopo la perdita di una persona cara, ho visto mia madre allontanarsi da casa quando io o mia sorella stavamo male, ma a quanto pare di questo non importa a nessuno…

gli auguri non servono, dopo aver distrutto intere famiglie, aver diviso marito e moglie uno a torino e l altro a catania, dopo esservi dimenticati di tutta quella gente k ha lavorato per voi con ORGOGLIO spesso anche passando per PRIVILEGIATI agli occhi della gente,gli auguri non servono…

noi figli, non possiamo dimenticare quando a natale vedevamo i nostri genitori andare dall altra parte del mondo, invece che stare con noi. ci dicevano:” tesoro devo andare…ma il papà torna presto!”…e così noi trascorrevamo le feste con la nonna…o con la tata…

non possiamo dimenticare tutte le volte in cui mamma, dopo una giornata faticosa, per stare un pò con noi, si metteva sul divano ma dopo 5 minuti si addormantava…

noi al contrario di tante persone queste cose non possiamo dimenticarle…

noi figli siamo sempre stati FIERI del mestiere dei nostri genitori, anche se spesso quelli a subire più rinunce eravamo noi.

questo sarà il natale più triste per noi, ma ripeto, a nessuno importa…a nessuno interessa il fatto che le nostre mamme e nostri padri sono tristi, ma che cercano in tutti i modi di non farci accorgere di niente…

la sola cosa che avete saputo dire è: rivolgiamo un sentito ringraziamento a coloro che hanno appena perso il posto, o almeno è questo il senso, e sono sicura che dopo questo ringraziamento, la vostra coscienza sarà a posto…ma vi sbagliate…continueranno comunque ad esserci madri disperate…padri che non sapranno cosa raccontarci sul fatto che stanno sempre a casa…

vi giuro non ho parole…non ho parole per descrivere la meschinità di tante persone…non ho parole per spiegare che in molte occasioni ormai mi sto vergognando di essere italiana…perchè cari miei…è questo quello a cui avete portato.

ma comunque resto dell idea che tanti genitori devono solo essere fieri degli anni che hanno dedicato a questa compagnia, devono vergognarsi, al contrario, coloro che l hanno portata al degrado…

sara desideri

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: