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Il Valle Occupato denuncia: la costruzione del Palazzo del Cinema di Venezia? Un cinema.

(fonte: lavoratori e lavoratrici del Teatro Valle Occupato-teatrovalleoccupato.it)

CEMENTO SUL CINEMA
BUROCRATI CORROTTI, APPALTI MISTERIOSI, SPECULAZIONE, INTRIGHI BIPARTISAN TRA CULTURA E AFFARI: STORIE (STRA)ORDINARIE DI CRIMINALITA’ AMMINISTRATA.

Non è la Venezia che visse due volte, non è un romanzo di Raymond Chandler, non è una patologia. Uno strano fenomeno. A prima vista potrebbe sembrare un’avanzata forma di schizofrenia da parte del potere. Da una parte si taglia per risparmiare, dall’altra si finanziano grandi opere e grandi eventi che producono voragini economiche. E la Vertigo inizia. Se questa non servisse a fare profitti sarebbe incomprensibile. Ma è una strategia tutt’altro che miope e inefficace. È il sistema cinico che ragiona e agisce.

C’ERA UNA VOLTA UN TEATRO – Era l’inizio del secolo scorso quando, per allietare le malinconiche serate dei ricoverati, il dottor Marinoni donò un teatro all’Ospedale al Mare. Sul soffitto dell’edificio in perfetto stile liberty, un Nettuno attorniato da amorini anima un’allegra scena marina. Ma niente ha potuto sulle spietate logiche della speculazione. Svenduto dal Comune con l’intera area dell’ex-Ospedale, senza tener in alcun conto il suo valore storico-artistico, l’unico teatro del Lido ancor prima di essere demolito è scomparso dalle mappe.

UNA STORIA ESEMPLARE: PUBBLICI SPRECHI E PROFITTI PRIVATI – E questo è solo l’inizio. Tutto nasce da un progetto della prima giunta Cacciari per un nuovo Palazzo del Cinema che avrebbe dovuto rilanciare sul piano internazionale la Mostra di Venezia, sempre più smunta e opaca. Per finanziare la costruzione dello spettacolare edificio dal costo iniziale di 98 milioni di euro è stata concepita una complessa operazione immobiliare. Dismissione del vecchio ospedale, nomina di un commissario governativo dai poteri sempre più illimitati e appalti vinti dalle aziende che già costruiscono le dighe del Mose. L’obbiettivo è la cementificazione dell’intera isola del Lido. Senza che sia costruito alcun Palazzo del Cinema. Il connubio tra cultura e affari si dispiega a Venezia in tutto il suo potenziale distruttivo: il progetto di valore culturale costituisce la testa d’ariete per pura speculazione immobiliare. Villette, alberghi, parcheggi, porti turistici e servizi di lusso: con la cultura si mangia eccome. E il pranzo è lautamente bipartisan.

Ecco com’è andata…

«SOVRANO È CHI DECIDE SULLO STATO DI ECCEZIONE» (Schmitt, Teologia politica)

Nel settembre 2005 viene bandito un concorso internazionale di progettazione per il nuovo Palazzo del Cinema, vinto dallo studio 5+1AA&Ricciotti, gruppo genovese di architetti associati. Uno spettacolare manufatto a forma di conchiglia che si affaccia sul mare, sala principale da 2400 posti, altre tre sale d’appoggio e una vetrata ad ala di libellula in omaggio ai mastri vetrai di Murano.

Solo dopo che il concorso è stato bandito, inizia la ricerca della copertura finanziaria. Il Sindaco Cacciari, il presidente della Regione Galan e il direttore dell’Azienda Sanitaria Padoan firmano un protocollo d’intesa: le risorse proverranno dalla vendita delle aree dell’ex Ospedale a Mare. Si mobilitano i Comitati dei cittadini: l’ex Ospedale è patrimonio di enti pubblici, non può essere svenduto e i proventi non possono giuridicamente essere impiegati per fini diversi da quelli della pubblica sanità. Ma la svendita non si ferma.

Per rendere tutto più scorrevole, nel luglio 2007 con un decreto del governo Prodi il progetto viene commissariato. Motivazione: disposizioni urgenti per favorire l’occupazione. Un’anomalia. Che c’entrano poteri straordinari con un Palazzo del Cinema?

Qualche mese dopo, per assicurare la necessaria copertura finanziaria, il ministro Rutelli inserisce la costruzione del Palacinema tra le opere straordinarie per le celebrazioni legate al 150° anniversario dell’unità d’italia. È il Grande Evento: il palazzo dovrà essere completato entro giugno del 2011, e consulente d’eccezione viene nominato Angelo Balducci, massima autorità istituzionale per appalti e opere pubbliche, poi arrestato nell’indagine sulla Protezione Civile.

Con queste premesse venne fatto l’appalto per la costruzione del Palazzo del Cinema: a dicembre del 2007 la cordata Sacaim e Gemmo vince la gara d’appalto. La Sacaim ha già incrociato i corrotti destini degli uomini della protezione civile nella ricostruzione della Fenice.

Cambio governo. Il 28 agosto 2008 viene finalmente posata la prima pietra del futuribile Palazzo. Foto ricordo a futura memoria: il sindaco Cacciari, il governatore Galan, il ministro dei Beni culturali fresco di nomina Sandro Bondi e il presidente della Biennale Paolo Baratta. Ma il Comune deve trovare i fondi. Per la vendita delle aree dell’ex-Ospedale vengono indette due gare d’appalto: la prima va deserta, la seconda – indetta con tempi brevissimi in modo da rendere pressoché impossibile la partecipazione di grandi gruppi – se l’aggiudica per 81 milioni la società Est Capital. Giusto per capire l’intreccio tra incarichi pubblici e profitti privati: fondatore e presidente di Est Capital è Gianfranco Mossetto, che fu assessore alla cultura e al turismo della prima giunta Cacciari (1993-1997) e ne sono azionisti le imprese Mantovani e Condotte, impegnate nella costruzione delle dighe del Mose dopo aver acquistato l’Excelsioer e il Des Bains, il lungomare che li collega e il Forte di Malamocco. Del prezzo di vendita, 49 milioni sarebbero andati al Comune, necessari per la costruzione del nuovo Palazzo del Cinema. Ad oggi il Comune ne ha incassati solo 16.

I SUPER POTERI DI UN COMMISSARIO SPAZIANTE – Finalmente il Comune prende l’iniziativa: a febbraio 2009 si procede speditamente all’abbattimento della pineta. Provvedimento non previsto nel progetto iniziale: 105 alberi, in perfetta salute, sotto la cui ombra gli abitanti del Lido sono soliti passeggiare dall’inizio del secolo.

Berlusconi, di nuovo presidente del Consiglio, nomina Commissario Straordinario Vincenzo Spaziante, alto funzionario della Protezione civile, braccio destro di Bertolaso, poi indagato per falso dalla Procura calabrese di Vibo Valentia e sotto inchiesta per malasanità ai tempi dell’incarico come assessore della Regione Calabria. Un commissario che non deve rendere conto a nessuno, né al sindaco di Venezia né tantomeno al Presidente della Regione Veneto. Con successive ordinanze, i poteri di Spaziante si estendono progressivamente dal Palazzo del Cinema a tutta l’area dell’ex-Ospedale, fino all’intero progetto di riqualificazione del Lido, diventando di fatto il raìss del territorio.

I lavori ricominciano e ai primi scavi si scoprono due depositi di amianto. L’Imperterrito Spaziante dichiara che il Palazzo del Cinema si farà ugualmente, troppi soldi in campo per ammettere l’errore commesso. Intanto le lastre di amianto arrivate dai tetti degli stabilimenti balneari del Des Bains iniziano avventurosi giri per la penisola in diverse discariche abusive. E davanti al Casinò il cratere degli scavi diventa sempre più grande e inquietante.

Serve un capo per la commissione dei collaudatori: viene nominato un nome noto al mondo dello spettacolo, “l’uomo del FUS”, Salvatore Nastasi, 37 anni, capo di Gabinetto del Ministro per i Beni Culturali, con formazione universitaria da avvocato. Senza alcun concorso interno si aggiudica un incarico destinato per competenza ad un ingegnere. Il compenso dei collaudatori è ben retribuito ed ammonta a 700.000 euro annui. La domanda sorge spontanea: quanti soldi, allora, sono stati spesi per il palazzo del cinema?

Il Camaleontico Spaziante risolve il problema tagliando il finanziamento per il Palazzo e riducendo il progetto. La nuova mecca del cinema si trasforma in una modesta sala di provincia da 2.200 posti, che poi diventeranno due salette d’appoggio. Nel frattempo, davanti al Lido, a fianco alla sala grande proprio al centro della Mostra continua ad imperare un cratere senza nessuna sala buia.

Il 13 settembre 2010 finisce l’67° Festival del cinema. I cinefili se vanno, le scenografie illusorie del festival vengono smontate – arrotolati i tappeti rossi, il Lido torna tranquilla residenza per i suoi cittadini. L’Infaticabile Spaziante dà il via alla ripresa dei lavori: firmando un’ulteriore ordinanza di bonifica dell’amianto, l’investimento per il Palazzo viene riportato a 96 milioni.

Ad oggi, non è possibile sapere quanto amianto sia stato effettivamente smaltito dal cratere. Ma questa è un’altra storia.

SETTEMBRE 2011 – SI APRE LA 68° FESTA DEL CINEMA – Da settembre 2010 ad oggi, non è comparsa neanche l’ombra d’un mattone che lasci immaginare un Palazzo del cinema. Nessun lavoro, nessun Palazzo. Di Straordinario c’è solo il giro di appalti, speculazione e affari.

Il valore culturale del progetto è servito ad aprire le porte ad un’operazione immobiliare ben più grande: l’edificabilità di tutta l’area dell’ex-Ospedale, compresa l’area verde del Parco della Favorita, la privatizzazione di una della poche spiagge libere, il porto turistico, la dismissione e l’abbattimento del Monoblocco. Dei 96 milioni di copertura finanziaria ne sono arrivati solo 36, dei quali 30 sono stati spesi nell’unica grande opera attualmente visibile: il grande cratere scavato per l’amianto, che grigi paraventi di cemento nascondono agli sguardi mondani del Festival.

Ma Baratta dichiara: il Lido sarà bellissimo. Via le consunte poltrone beige, ecco quelle nuove in velluto di lino marrone, “il colore scuro si addice ai cinefili, annulla i riverberi, addio alla moquette su cui poco potevano i potenti aspirapolvere”, rinnovati i tendaggi, il percorso delle star verso il red carpet, e soprattutto il Lion’s Bar, tornato all’antico splendore. Al modico costo di 3 milioni e 800 mila euro, il balzo nel tempo è immediato. Finalmente, come piace a Baratta, si torna al glorioso spirito del 1937.

A colpi di dichiarazioni si ritocca la realtà – un make up retorico più pesante di quello di un film horror. (Beh, buona giornata).

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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