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About the overshoot day.

L’overshoot day è stato il 27 settembre scorso. E’ stato il giorno in cui l’umanità è entrata in deficit ecologico. Vuol dire che per quest’anno abbiamo esaurito tutte le risorse naturali disponibili. Che si fa? Si fa come fanno tutti quelli che hanno debiti: inizieremo a consumare quelle riservate al prossimo anno. Insomma, da qualche giorno, stiamo mettendo mano ai risparmi che si andranno a sottrarre dal capitale ecologico ed ambientale del futuro del pianeta. Ma come siamo arrivati a questo punto? Per una inesorabile legge dell’economia: spendiamo più di quanto abbiamo. Anche in termini di risorse.

Spiega Mathis Wackernagel presidente del Global footprint network, l’associazione internazionale che calcola ogni anno la spesa ecologica dell’umanità: «Se vogliamo mantenere la società stabili e vivere bene non possiamo più sostenere un deficit di bilancio sempre più ampio tra ciò che la natura è in grado di fornire e quanto le nostre infrastrutture, economie e stili di vita richiedono». È dal 1970 in poi che le attività umane hanno superato la soglia critica di sfruttamento delle risorse del pianeta e la domanda ha iniziato a superare l’offerta in una condizione nota come superamento ecologico.

La domanda, però è davvero semplice: se il nostro sviluppo economico è basato sullo sfruttamento del pianeta, come si pensa di riuscire a fermare l’immenso spreco delle risorse ambientali? Se non si supera il capitalismo, non ci sono chances di tornare un giusto equilibrio tra capitale ecologico e “il capitale”.

Tanto più che “il capitale” ha problemi talmente gravi che ha cominciato a consumare le riserve finanziarie del futuro da almeno tre anni a questa parte, cioè dall’insorgere della bolla speculativa dei titoli tossici, che hanno prodotto un indebitamento finanziario, si dice, pari a undici volte la somma del prodotto interno lordo di tutti i paesi del pianeta.

Il pianeta se la cava meglio dell’economia globalizzata, i cui governi stanno facendo a pezzi piccoli il welfare, con il risultato di ipotecare il futuro di almeno un paio di generazioni future. Quando si parla della fine del mondo, che potrebbe essere stata prevista nel prossimo 2012, non si tiene conto non solo che di leggende catastrofiche è piena la storia degli uomini, ma soprattutto non si tiene in considerazione una cosa semplice semplice: non è dato che le sorti del genere umano coincidano con il futuro del pianeta.

La fine del mondo, semmai potrebbe significare la fine del “mondo degli uomini”, capaci come sono di autodistruggersi. Il pianeta c’era prima della nostra comparsa e ci sarà dopo.
Anzi, se è vero che la Terra è un pianeta intelligente, perché mai dovrebbe sopportarci ancora a lungo? Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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