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Ben tornata Europa.

E’ un messaggio in diretta televisiva, alle 20, a segnare la svolta: quello del presidente francese Jacques Chirac, che annuncia l’invio in Libano di altri 1600 soldati francesi, che andranno ad aggiungersi ai 400 già nel Paese L’annuncio della Francia, appreso “con soddifazione” da Romano Prodi, dà certezza all’Italia che è disposta a inviare fino […]

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E’ un messaggio in diretta televisiva, alle 20, a segnare la svolta: quello del presidente francese Jacques Chirac, che annuncia l’invio in Libano di altri 1600 soldati francesi, che andranno ad aggiungersi ai 400 già nel Paese L’annuncio della Francia, appreso “con soddifazione” da Romano Prodi, dà certezza all’Italia che è disposta a inviare fino a 3.000 uomini.

Comincia a delinearsi l’ossatura della missione che sotto la bandiera azzurra dei Caschi Blu sarà l’espressione dell’impegno di tutta l’Europa per contribuire a risolvere la crisi. Il Belgio dovrebbe inviare un contingente di sminatori, la Finlandia un contingente di 150-200 “scarponi”, la Polonia starebbe pensando a un contributo di circa 700 soldati, e altrettanti ne potrebbe inviare la Spagna.

Anche la Gran Bretagna, impegnata su più scacchieri in Medio Oriente, contribuirà con mezzi aerei, mentre la Germania dovrebbe fornire mezzi navali per la sorveglianza delle coste libanesi. Mezzi aerei e navali potrebbero venire anche da Danimarca e Grecia.
Chi guiderà la missione? Quali le regole d’ingaggio? ”Ho sentito oggi Kofi Annan, a Bruxelles annuncerà tutti i dettagli”. Anche sui numeri della missione ”non voglio precedere Annan” ha dichiarato Prodi: “L’Italia si atterrà a quanto stabilito dal Palazzo di Vetro”.
Ben tornato Onu, ben tornata Europa. Ben tornata l’Italia in Europa. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Ben tornata Europa.”

Quante ruspe manderà l’Europa? Quanti sacchi di cemento? Quanti operai edili? Quanta carta per le scuole? Quante garze per i feriti? Quanti mezzi per la ricostruzione, e ancor prima per dipanare la matassa delle macerie? Israele non ha mica bombardato solo il confine, ha distrutto ponti, ospedali, fabbriche. Siamo sicuri che vogliamo lasciare che sia hezbolla ad occuparsi di tutto questo? Chi si occuperà di ripulire il mare? E con i soldi di chi? Una volta si diceva “chi rompe paga e i cocci sono suoi”. Israele è pronta a smaltire centinaia di migliaia di sacchetti di calcinacci?

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