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Attualità Popoli e politiche

Aspettando la tregua sulla Striscia di Gaza.

da repubblica.it

L’OPERAZIONE israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza, ‘Piombo Fuso’, ha avuto inizio il 27 dicembre. Ecco una cronologia.

– 27 dicembre: Israele lancia un’offensiva aerea per fermare il lancio di razzi Qassam. Da Damasco, il leader in esilio di Hamas, Khaled Meshaal, invoca una terza Intifada.

– 28 dicembre: l’esercito di Tsahal si ammassa alla frontiera con Gaza, il ministro della Difesa Ehud Barak dichiara che un’operazione terrestre “è possibile”. Il Consiglio di sicurezza Onu chiede la fine delle ostilità.

– 29 dicembre: decine di razzi Qassam piovono su Israele. Il bilancio delle vittime dall’inizio delle ostilità sale a quattro. Tra i palestinesi, i morti sono 340. Nel campo profughi di Jabaliya muoiono cinque sorelle tra i quattro e i 17 anni.

– 30 dicembre: l’Unione Europea chiede la fine delle ostilità. Il governo israeliano riceve una proposta francese per il cessate il fuoco che respinge il giorno dopo.

– 1 gennaio: i bombardamenti israeliani centrano diversi ministeri, un edificio del Parlamento e tunnel destinati al contrabbando di armi. Ucciso uno dei capi di Hamas, Nizar Rayan.

– 2 gennaio: Israele permette agli stranieri di lasciare la Striscia.

– 3 gennaio: ucciso un alto esponente di Hamas, il terzo in tre giorni. Nel pomeriggio iniziano i tiri di artiglieria che preparano l’offensiva di terra, che scatta in serata con l’avanzata delle truppe corazzate nella Striscia. Hamas minaccia: “Gaza sarà il vostro cimitero”.

– 4 gennaio: il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, chiede l’immediato stop dell’operazione di terra. Israele prosegue l’offensiva. L’esercito conferma la morte del primo soldato. Sessantatre i palestinesi uccisi in 24 ore, il bilancio delle vittime è di 512 morti.

 5 gennaio: il giornale britannico The Times denuncia l’uso di bombe al fosforo bianco parte dell’esercito israeliano. I blindati avanzano, scoppiano violenti combattimenti a Gaza City.

– 6 gennaio: i carri armati entrano a Khan Yunes, nel Sud della Striscia. Quaranta i palestinesi uccisi in un raid contro una scuola gestita dall’Onu a Jabaliya. Barack Obama rompe il silenzio dicendosi “preoccupatissimo” per le vittime civili.

– 7 gennaio: le forze armate israeliane annunciano una tregua di tre ore ogni giorno, per “ragioni umanitarie”.

– 8 gennaio: un carro armato colpisce un convoglio dell’Onu uccidendo due autisti.

– 9 gennaio: il Consiglio di sicurezza Onu approva, con l’astensione Usa, una risoluzione per il cessate il fuoco.

– 10 gennaio: manifestazioni contro l’offensiva in tutto il mondo. A Milano i dimostranti bruciano una bandiera di Israele.

– 12 gennaio: il Consiglio dei diritti umani dell’Onu “condanna con forza” l’offensiva militare israeliana.

– 14 gennaio: in un messaggio audio, il leader di Al Qaeda Osama Bin Laden chiama alla jihad per Gaza. Ban Ki-moon inizia al Cairo una missione in Medio Oriente. Secondo fonti mediche nella Striscia, il bilancio delle vittime supera i mille morti, cinquemila i feriti.

– 15 gennaio: l’artiglieria israeliana colpisce la sede dell’Unrwa, l’agenzia per i rifugiati palestinesi dell’Onu.
Ucciso in un raid il ministro dell’Interno di Hamas, Siad Siam.

– 16 gennaio: summit dei Paesi arabi a Doha, boicottato da Egitto e Arabia Saudita. Usa e Israele siglano un’intesa per agevolare il cessate il fuoco. E il governo Olmert annuncia l’ipotesi di un cessate il fuoco unilaterale a Gaza. (Beh, buona giornata).

 

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

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