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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

Diamo una mano al quotidiano.

Mentre in Italia è stata annunciata una partership tra il Gruppo Espresso e la Rcs per dare vita a una piattaforma comune per la raccolta pubblicitaria sul web, arriva dagli Usa una brutta notizia per i quotidiani americani.

 

Google ha deciso di  eliminare, a partire dal prossimo 28 febbraio Print Ads, un programma per vendere la pubblicità sui quotidiani perché non rende abbastanza..Il programma, era nato per agevolare gli inserzionisti nelle strategie multi-piattaforma (web e stampa). Lo riferisce Giovanni Gagliardi da New York, per repubblica.it.

“Non abbiamo avuto un impatto significativo nei profitti per i nostri quotidiani partner”, ha ammesso il portavoce di Google Brandon McCormick. “Speravamo che Print Ads potesse creare un nuovo canale di entrate per i quotidiani, ma invece il prodotto non ha avuto l’impatto che speravamo”, aggiunge la stessa società attraverso il suo blog.

Print Ads fu lanciato da due anni ed era stato progettato per aiutare i quotidiani a fare soldi attraendo gli inserzionisti di Google affinché si espandessero verso la carta stampata. Vi erano state coinvolte 807 testate, inclusi il New York Times, New York Post, The Boston Globe, Chicago Tribune, The Washington Post, San Francisco Chronicle, San Jose Mercury News e Los Angeles Times

La situazione economica e finanziaria della stampa americana è andata via via aggravandosi negli ultimi anni. Secondo la Newspaper Association of America, il mercato pubblicitario statunitense, quasi esclusiva fonte di reddito per la stampa Usa, si era già molto ridotto negli ultimi anni, passando dai 48,7 miliardi di dollari  di fatturato del 2000 ai 42,2 miliardi di dollari del 2007.

 

La situazione è andata aggravandosi e la decisione di Google non è certo un bel segnale. Ne è una riprova, ad esempio, la decisione del New York Times di mettere in vendita lo storico palazzo dove ha sede la redazione, nonché la scelta di concedere spazi pubblicitari anche in prima pagina. A poco vale la rassicurazione secondo cui Google “resta comunque impegnata a lavorare con gli editori nello sviluppo di nuove strade per aumentare le entrate, distribuire e aggregare contenuti e attrarre nuovi lettori online”.

 

Anche in da noi sembra ci sia una nuova sensibilità sulla questione della sopravvivenza della carta stampata. A parte la già citata partneship tra il Gruppo Espresso e la Rcs, è stata recentemente espressa la volontà da parte di Upa di attivare più attenzione alla pubblicità sulla stampa italiana.“Agli editori non posso che prospettare di utilizzare al massimo le loro potenzialità, accelerando la sinergia con la rete e continuando nel buon lavoro fatto fino a ora nell’innovazione dei loro prodotti”, ha detto di recente Lorenzo Sassoli de Bianchi. (vedi “La pubblicità italiana e la carta stampata”, pubblicato il 15 gennaio in “Beh,buona giornata”). Lodevole intenzione a cui bisognerebbe dare seguito con atti concreti. Beh, buona giornata.

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Di Marco Ferri

Marco Ferri è copywriter, autore e saggista, si occupa di comunicazione commerciale, istituzionale e politica.

Una risposta su “Diamo una mano al quotidiano.”

L’ho già detto nel mio commento al precedente post su questo argomento: la buona volontà non basta. La decisione di Google di ritirare il programma “Print Ads” lo dimostra. Figuriamoci qui da noi dove non abbiamo neanche di questi strumenti. Per un vecchio blasonato mezzo di comunicazione occorre un tipo di pubblicità nuovo di zecca. Altrimenti come per i cari arcaici dinosauri la fine è già segnata, anzi è… stampata.

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