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“Nel suo grande altruismo pens

Ciao Marco,
probabilmente ci siamo conosciuti nel passato,
dato che il tuo nome non mi giunge nuovo.
Oggi navigando sul web mi sono imbattuto sul tuo Blog.
E con mia sorpresa e credimi con grande commozione
ho appreso la dipartita di Agostino.

Devo ad Agostino il fare questo mestiere,
ci siamo conosciuti nel lontano 1974, lavorava presso
una serigrafia ricordo ancora il nome SERIARTE,
eravamo proprio agli inizi di questa lunga strada.

Vide in me la voglia di fare e alcune capacità,
mi portò a lavorare presso la stessa azienda.
Ogni mattina portava, un layout realizzato nelle ore notturne
con i Magic Marker mostrandomi la tecnica che man mano
si raffinava. Dopo alcune mesi ebbe l’occasione che attendeva
da tempo, quella di entrare in Agenzia di Pubblicità.

Nel suo grande altruismo pensò anche a me,
Vi era una società di servizi di produzione
per la agenzie A.P.S. con la sede madre a Milano,
la quale aveva aperto a Roma per seguire le grandi
agenzie che avevano cominciato a scoprire il mercato romano.

Ricordo la sera, prima del mattino in cui dovevo presentarmi,
mi spiegava cosa era un esecutivo per la stampa e cosa
più importante come lo si realizzava, dato che non avevo
la più pallida idea,non avevo mai visto un cartone schoellers
su cui realizzarlo. Il mattino successivo il colloquio andò bene.
ebbe inizio le mia strada.

Agostino Reggio (9 aprile 1951-4 marzo 2013)- Autoritratto, eseguito con iPhone, in modalità pittura a olio.
Agostino Reggio (9 aprile 1951-4 marzo 2013)- Autoritratto, eseguito con iPhone, in modalità pittura a olio.

Ciao
Carlo Di Camillo

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Vi racconto Agostino Reggio.

Agostino Reggio (9 aprile 1951-4 marzo 2013)- Autoritratto, eseguito con iPhone, in modalità pittura a olio.
Agostino Reggio (9 aprile 1951-4 marzo 2013)- Autoritratto, eseguito con iPhone, in modalità pittura a olio.
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di Marco Ferri-Media Key

In effetti Agostino Reggio starà con noi ancora a lungo. Non è un escamotage retorico, inventato al fine di lenire il dolore della sua precoce dipartita. Lo dico perché l’intensità del suo lavoro è una cifra difficile da diluire nei ricordi: è un segno forte, di quelli indelebili. La prima volta fu nel 1986. Poi a più riprese negli anni. Fino agli ultimi anni in cui abbiamo lavorato a stretto contatto. Ma la dialettica fra noi è sempre stata la ricerca dell’intuizione che durasse a lungo, che diventasse esperienza; che fosse sì per il compito affidatoci dal cliente, ma anche per il nostro ambiente uno stimolo, uno spostare sempre la stanghetta.

E Agostino la stanghetta del salto in alto dell’approccio creativo l’ha spostata spesso nel corso della sua vita professionale: andate su www.agostinoreggio.it, il suo portfolio è fresco, pieno di idee, spunti, intuizioni. E qui ho un rammarico forte, la sensazione che tutti noi abbiamo subito un’ingiustizia: Ago era pieno di energie creative, lo è stato anche per tutto il tempo del suo ricovero, fino alle ultime ore, prima che perdesse le forze, ha disegnato, progettato, ha addirittura fatto lay out per una campagna che era in presentazione.

Dunque, una cosa è certa: non c’è alcun dubbio che Agostino Reggio avrebbe potuto ancora fare tante cose belle, strane, provocatorie, spericolate, ma, allo stesso tempo giuste, precise, corrette. Insomma, fare ancora la buona pubblicità, che sa far entrare contemporaneamente in partita sia la testa che la pancia del consumatore.

Agostino Reggio era un autodidatta che aveva affinato la sua cultura professionale con meticolosa cura. Le sue incursioni nell’arte l’hanno portato ad avere successo anche come pittore. Era diventato anche molto bravo con le tecniche di pittura con le App per iPhone: amici, colleghi e clienti hanno ricevuto in regalo i loro ritratti, realizzati da Ago, con una tecnica che sembra pittura a olio: qui potete vedere un suo recentissimo autoritratto, realizzato proprio con quella tecnica. Quando ha scoperto che era stato colpito da un nuovo male, che poi lo avrebbe accompagnato alla fine, Agostino Reggio ha reagito iscrivendosi a un corso d’arte ceramica. E tra una terapia e l’altra non solo continuava a lavorare con Consorzio Creativi, ma ha cominciato a modellare la creta. “Ricordati che nello studio ci sono cose da mandare a cuocere” ha detto a sua moglie Letizia, pochi istanti prima di perdere le forze ed entrare in coma.

Agostino Reggio non si è spaventato quando il computer ha preso il posto dei pantoni, delle taglierine, dell’ingranditore, del catalogo Letraset, della squadra e della riga: padroneggiava programmi, con i quali faceva rough, poi i lay out e infine anche gli esecutivi pilota. Un gioco tra di noi era una “gara” a presentare almeno solo un giorno prima della data prevista, anche in fase di fine tuning delle proposte. Oggi questo metodo è diventato una caratteristica di Consorzio Creativi. Con Agostino si lavorava ovunque: via telefono, via e mail o via sms. O a tavola, magari strappando la tovaglia di carta dove lui aveva schizzato e io buttato giù qualche titolo.

A volte si riusciva a lavorare anche in ufficio, tra lo squillare del telefono, le riunioni su questo o quel brief, debrief, su questioni amministrative o organizzative o di gestione in genere. Riuscivamo a lavorare anche quelle volte che ci siamo incontrati a pranzo la domenica con le nostre famiglie: uno schizzo, una frase, un’idea. Poi la sera mandavo titoli e lui rispondeva a layout, o ricevevo rough e rispondevo a titoli.

Agostino Reggio con il suo parlare pacato, con le sue uscite bizzarre, con la sua energia creativa favoriva l’affiatamento tra creativi, come Paolo Del Bravo o Sandro Baldoni, che con lui prima di me hanno diviso sia il lavoro che pezzi di vita possono direttamente testimoniare.

In definitiva, Agostino Reggio è stato un creativo di successo che non ha mai smesso di essere umile e laborioso ogni volta che c’era da lavorare. E questo vivrà a lungo nella memoria di tutti coloro che lo hanno conosciuto, con i quali ha lavorato, a chi insegnando qualcosa, a chi insegnando molto più di qualcosa. A me ha insegnato ad avere stima e affetto in lui e nel suo lavoro.

Mi piace ricordare che l’ultimo della lunga teoria di premi che Agostino Reggio ha vinto nella sua carriera è stato il press&Outdoor Key Awaed 2012, per la campagna Auser.

Nel mio personale Pantheon, Ago siede accanto a Emanuele Pirella: chissà che, art e copy, non facciamo qualche belle campagna anche da lì.

Il che è un altro modo per dire che se è vero che sono tempi difficili, forse proprio per questo dovremmo cercare sempre di fare sempre meglio. Ad Agostino Reggio, l’art director per antonomasia farebbe piacere. (Beh, buona giornata)

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

E’ nato Consorzio Creativi. Agenzie di pubblicità? No, grazie.

www.consorziocreativi.com

Cambiare si deve. A un anno dall’inizio della più grande crisi economica globale, nasce Consorzio Creativi, la concreta risposta alla crisi di sistema della pubblicità italiana. Nasce per produrre saving e generare valori di comunicazione sostenibili nel tempo. Nasce con la struttura più leggera sul mercato, col più rilevante reparto creativo in Italia e con una spiccata capacità commerciale e manageriale. Consorzio Creativi nasce per gestire la crisi, per sostenere i consumi, per aiutare i marchi italiani a essere protagonisti della ripresa economica.

La fotografia della pubblicità italiana. La pubblicità italiana è in crisi. Crisi di strutture, crisi di uomini, crisi di idee. Non è una critica, non è una polemica: è un dato di fatto.
C’è chi sostiene si tratti di uno stop momentaneo, dovuto alla situazione economica e finanziaria del nostro Paese. Altri parlano della necessità di un fisiologico ricambio, come è avvenuto in diversi periodi. In realtà siamo a vera e propria chiusura di un ciclo. L’economia di gran parte delle agenzie di pubblicità operanti in Italia è legata a filo doppio all’economia globale: si tratta di strutture di proprietà di holding finanziarie americane, inglesi, francesi e giapponesi quotate in Borsa. Grandi clienti internazionali hanno nell’ultimo periodo operato forti ridimensionamenti dei loro budget pubblicitari. Nello stesso tempo, i network internazionali chiedono aumenti delle revenue alle unit locali, per compensare le perdite previste sui fatturati worldwide.

Il paradosso che stritola le agenzie di pubblicità italiane: da un lato la crisi taglia i budget, dall’altro esige più fatturato. La risposta che hanno dato i manager della pubblicità italiana è semplice, prevedibile, scontata: quando tagliare i costi delle spese generali non basta, si ricorre all’espulsione delle persone, per rimpiazzarle con professionalità a basso costo. Che tipo di qualità si riesca poi a garantire alle aziende passa in secondo piano rispetto alla necessità di salvare il salvabile dei propri conti.

La forma-agenzia tradizionale non corrisponde più alla realtà delle imprese italiane. Stritolata dalle incombenze finanziarie, inaridita di talenti, appesantita dalla burocrazia interna, legata mani e piedi alle logiche dei quartier generali internazionali, l’agenzia tradizionale non ha più sottomano strumenti interpretativi, e di conseguenza organizzativi per raccogliere le nuove sfide. In assenza di una credibile e organica alternativa, le aziende italiane sono costrette a utilizzare le grandi agenzie multinazionali, i cui profitti vengono consolidati negli Usa, in Uk, in Francia o in Giappone.

Consorzio Creativi: la novità è nella discontinuità. Discontinuità significa tornare a ciò che di basico chiede oggi il mercato della comunicazione commerciale, della pubblicità: qualità, flessibilità, economicità. La qualità è la missione di chi produce le idee, la flessibilità e l’economicità è il talento nell’organizzazione del lavoro.(….). Beh, buona giornata.

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