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Attualità Politica Potere Società e costume

3DNews/IL SENSO DI GIANNI PER LA NEVE.

di Giulio Gargia
Vogliamo le dimissioni di Alemanno. Non da sindaco, da alpinista. Uno che si è fatto riprendere in montagna in tutte le salse, in teoria dovrebbe avere una qualche dimestichezza con la neve. E dovrebbe sapere che 35 mm di pioggia si trasformano in centimetri, se nevica, come molti prevedevano. Uno che non si vorrebbe mai avere come compagno di cordata, visto come si comporta davanti a una tempesta imprevista.

Riepiloghiamo le azioni del degli ultimi giorni del sindaco alpinista, per dirla alla Silvio .
Innanzitutto, con una decisione degna della Sibilla romana, sospende le lezioni ma lascia aperte le scuole. Poi rifiuta l’aiuto della Protezione Civile, salvo richiederlo quando è troppo tardi. Ancora, in ordine di apparizione mediatica : chiama l’Esercito, chiude gli uffici pubblici, allerta i volontari, obbliga gli automobilisti a circolare in catene, fa spargere il sale quando piove ( così che non ne rimane per quando nevica ) richiude le scuole ( stavolta per intero ), chiede ai romani di rimanere a casa, e poi gli chiede di uscire di casa a spalare i marciapiedi. Si lamenta che Roma sia stata lasciata sola e poi dice che se l’è cavata bene da sola . Ma se la prende con Gabrielli e vuole la commissione d’inchiesta .

Per non sbagliare, domenica gira per le strade scortato dai vigili con un paio di mezzi del Comune, mettendo in piedi la grottesca sceneggiata del sindaco- spalatore. Si fa riprendere mentre si dà da fare sui marciapiedi di piazzale Clodio, S. Giovanni e Re di Roma, dove incontra cittadini plaudenti che lo ringraziano.

Una Viagra Online cosa a metà tra a “ battaglia del grano” del Duce a torso nudo che miete nei campi e il Berlusconi con casco giallo da operaio all’apice della forma. Pubblicato sul blog ufficiale del sindaco, il video di Alemanno spalatore è già oggetto di una serie di esilaranti risposte alla You Tube alla retorica finto moderna dell’alpinista de noantri. Si rivede un video del 2010, costruito come un cinegiornale dell’Istituto Luce di fascista memoria, è diventato un piccolo cult, postato sulle bacheche di Facebook e sui siti amici . “Alemanno regala la neve a Roma” è il titolo del video, girato in bianco e nero, sulla nevicata del 12 febbraio 2010: occasione che offre al giovane autore, Dario Comel, lo spunto per fare ironia sul “podestà Alemanno”, con l’inno ufficiale del Ventennio “Giovinezza” di sottofondo.

Appena sfornato, invece è “ALEMANNIUM – uomini che odiano la neve”. Un breve montaggio delle dichiarazioni del sindaco alternate alle immagini di Roma di questi giorni è sufficiente a inchiodare il sedicente amante della montagna al senso del ridicolo. E non c’è nemmeno bisogno di montaggio quando il nostro fa il suo accorato appello a Sky : “ E ora tutti con le pale in mano “. Risposta dal web : “ Un sindaco che ci fa girare le pale” . Oppure quando attacca e dice : “ Chi è il responsabile di questo disastro ? “. Ovvero la stessa domanda che la CONSOB si fece dopo il crack Parmalat, il Sant’Uffizio dopo lo scandalo dei preti pedofili e Ranieri dopo la partita di ieri con la Roma. L’unico posto, lo stadio, dove tutto ha funzionato benissimo. (Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto Pubblicità e mass media

Telecom toglie la pubblicità al Comune di Roma: troppa illegalità.

Roma è invasa dai cartelloni pubblicitari, che spesso vengono posizionati senza alcun rispetto del decoro e dell’importanza storica e archeologica della città. Per questo Franco Bernabé, presidente di Telecom Italia, ha annunciato dalle pagine di Repubblica alcuni giorni fa che l’azienda si impegna a non pianificare più pubblicità sugli impianti che si trovano sulle strade, per stimolare una maggiore presa di coscienza sulla questione che porti a una più efficace regolamentazione.

“Sto riorganizzando il settore e avvierò un’azione di moral suasion anche con altre aziende – ha dichiarato Bernabè al quotidiano – . Sono in gioco la sicurezza urbana e stradale oltre che il decoro”.

D’accordo anche Flavio Biondi, presidente di IGPDecaux, importante multinazionale che opera proprio nel settore della comunicazione esterna e che ha vinto l’appalto per le affissioni pubblicitarie nella metropolitana, sugli autobus e sui tram della capitale. Il manager, in un’intervista pubblicata il 10 novembre, da Repubblica, dichiara che IGPDecaux è pronta a togliere i suoi 300 impianti stradali pur di incentivare un più alto livello di legalità.

La deregolamentazione vigente, che porta a un sovraffollamento di impianti, danneggia non solo le aziende di publicità esterna ma, come dichiara Biondi al quotidiano, anche gli investitori, “perchè non sanno se la loro pubblicità andrà a finire su un impianto regolare o no”.

Primo respossabile di questa deregolamentazione è il Comune, che ha istituito un sistema “in base al quale qualsiasi ditta che ha installato dei cartelloni paga un canone in cambio del quale ottiene l’inserimento in una banca dati”. Il risultato? Pur di raccogliere fondi, vengono autorizzati anche gli impianti abusivi e la città si trasforma in una giungla selvaggia di cartelloni pubblicitari, che sorgono in ogni dove, senza il minimo controllo.

E’l’ennesima inefficenza da ascrivere alla giunta presieduta da Alemanno, con il relativo danno economico alle casse del comune. Senza contare il danno alla reputazione della città, se l’esempio dovesse essere seguito da altri importanti marchi italiani e stranieri. Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Disastro Alemanno, ovvero il fallimento strutturale della Destra al governo della Capitale.

Cedimento strutturale della Giunta Alemanno. Il Comune di Roma crolla. Ma Luca Gramazio, capogruppo del Pdl in Campidoglio ha detto: “La decisione del sindaco di azzerare e rimodulare la giunta capitolina, è una scelta che condividiamo e che deve essere realmente finalizzata a rilanciare una nuova stagione di governo della Capitale. L’esperienza di governo fino a oggi compiuta ha contribuito a risanare la grave, se non disastrosa, eredità del passato. Ora, però, è necessario quel cambio di passo che permetta di far atterrare sul territorio, in ognuno dei quartieri della città, le conseguenze concrete del cambiamento e dalla svolta impressi. Per raggiungere questo obiettivo sarà prioritario ridefinire le regole che legano la Giunta con l’Assemblea, e in particolare, con la sua maggioranza. Siamo certi che la nuova squadra, il gruppo consiliare e il partito, in sintonia, permetterà a tutto il nostro schieramento politico non solo di proporsi alla città in maniera forte e vincente, ma anche di ottenere il pieno sostegno degli altri livelli di governo di centrodestra per la città. A cominciare dal Parlamento che dovrà sostenere il secondo decreto attuativo di Roma Capitale. Una scelta coraggiosa, questa del sindaco, che condividiamo pienamente”. Se vi siete chiesti perché Roma crolla, avete appena capito la statura politica della caolizione che sosteneva Alemanno. I fascistelli attempati sono proprio un disastro.Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia Popoli e politiche

La giunta Alemanno e la “fascistopoli” romana: al signor Riccardo Pacifici non viene in mente di aver frequentato “politicamente” pessime compagnie, e male esserne stato infine ripagato?

La “fascistopoli” dell’Atac e dintorni, grazie al metodo di governo del sindaco Alemanno ha fatto venire fuori non solo rigurgiti di clientelismo degni della peggiore Democrazia Cristiana
(da Petrucci a Giubilo, passando per lo Squalo, il Luparetta e compagnia cantando), ma anche la schiumetta dei fascistelli attempati, che collocati nelle aziende municipalizzate si credono
ancora di essere adepti di Pino Rauti, mentre semmai sono i raccomandati di Isabella Rauti, la moglie del Sindaco.

In tutto questo lezzo, sono saltati alla luce scherzi e lazzi antisemiti che Roma, medaglia d’oro della Resistenza, proprio non merita prima ancora che proprio non può sopportare: la deportazione e lo sterminio degli ebrei romani, rastrellati al Ghetto dai nazisti con la complicità dei fascisti, è una tragedia che non appartiene solo alla Comunità Ebraica romana, ma a tutta Roma e ai suoi cittadini, all’Italia e agli italiani, all’Europa e a tutti i cittadini d’Europa. E al Mondo e a tutte le generazioni degli esseri umani su questo Pianeta.

La Comunità Ebraica di Roma ha il diritto di eleggere i suoi rappresentanti. Le simpatie politiche di Riccardo Pacifici sono un suo problema, potrebbero anche essere un problema della Comunità che lo ha nominato.

Ma questi sono problemi che sapranno risolvere tra loro. Quello che però è giusto è chiedere al signor Pacifici come ha potuto credere, come persona e come nominato dalla sua Comunità di essere disponibile alla benevolenza di chi è antisemita puro, dimenticando che le Leggi Razziali colpirono anche gli ebri fascisti.

Questo lo deve a tutti noi, che non siamo membri della Comunità Ebraica, né della Chiesa Cattolica, né convertiti all’Islam, e neppure buddisti, e neanche Protestanti, e magari neppure credenti, lo deve a tutti coloro che non possono tollerare alcuna discriminazione politica, religiosa, razziale, non fosse altro perché è sancita dalla Costituzione della Repubblica italiana.

Al signor Riccardo Pacifici non viene in mente di aver frequentato “politicamente” pessime compagnie, e male esserne stato infine ripagato? Beh, buona giornata.

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Attualità democrazia

Un celerino scrive agli studenti: «Siamo con voi. Se siamo in piazza è per consertivi che il vostro diritto di manifestare sia rispettato». Gasparri, Alemanno, Mantovano e Maroni: il Daspo dovrebbe essere dato a voi.

(da ilmessaggero.it)

«Siamo con voi. Se siamo in piazza è per consertivi che il vostro diritto di manifestare sia rispettato». È quanto scrive Maurizio Cudicio, un poliziotto della questura di Trieste, in una lettera aperta agli studenti che «che mercoledì andranno in piazza».

«Io poliziotto, sono figlio e padre, e quando finisco di lavorare torno a casa dalla mia famiglia – scrive Cudicio nella lettera pubblicata su Grnet.it, il portale di informazione indipendente del comparto Difesa e Sicurezza – Mia moglie mi chiama al cellulare e mi dice di non fare tardi. Io la tranquillizzo e le dico che tornerò prima possibile. Passano le ore e mi ritrovo in ospedale con la testa rotta. Studente, mi rivolgo a te, io sono consapevole che non sei stato tu, tu hai tutte le ragioni del mondo di manifestare per i tuoi diritti, ma quello che non sai forse è che noi poliziotti siamo con voi, siamo dalla vostra parte e non siamo contro nessuno».

«Noi rappresentiamo lo Stato quando ci vedete in strada – continua la lettera – ma credimi siamo orgogliosi di farlo, amiamo il nostro lavoro ma siamo in piazza anche per voi. Per noi siete tutte persone che hanno diritto di manifestare e noi siamo in piazza perchè questo diritto sia rispettato. Non siamo lì per divertimento e facciamo di tutto, credimi studente, per evitare che qualcuno si faccia male. Certo gli ordini sono ordini e noi siamo obbligati ad eseguirli, ma sappiamo benissimo dove dobbiamo fermarci per il bene nostro e vostro. Abbiamo paura, sì tanta a volte e in certi momenti forse sbagliamo, ma credimi, parlo con il cuore, quando ci troviamo tra due fronti, in mezzo alla guerriglia urbana è veramente dura».

Cudicio ha creato un gruppo su Facebook, Movimento poliziotti, con il quale si propone di creare un punto di incontro fra cittadini e poliziotti. (Beh, buona giornata).

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Attualità Leggi e diritto

Gli scontri del 14 dicembre e la memoria troppo corta del sindaco Alemanno.

(fonte: repubblica.it)

Non sono solo i magistrati ad essere risentiti: “Evidentemente il sindaco ignora che nel nostro paese esistono principi e garanzie costituzionali, prima fra tutte la presunzione di innocenza, irrinunciabile baluardo del cittadino”, afferma in un comunicato la Camera penale di Roma. In un documento, l’organo di rappresentanza dei penalisti capitolini esprime “sconcerto e preoccupazione” per le dichiarazioni del sindaco. “Il loro contenuto – si legge nell’atto – evidenzia una concezione della Giustizia da stato di polizia, fondata sul principio del capro espiatorio. Chi è stato arrestato deve rimanere in carcere ed essere condannato duramente e subito, anche senza processo”.

“Questa concezione della giustizia penale – prosegue la Camera Penale – non ci appartiene e non appartiene alla nostra Repubblica. La Camera Penale di Roma ha una memoria più lunga e ricorda le tante vicende di cittadini arrestati, processati ed infine assolti; vicende che anche il sindaco Alemanno dovrebbe ben rammentare, considerato che, come scrivono oggi i quotidiani, in un non troppo lontano passato lui stesso si è trovato appunto ad essere arrestato, processato ed assolto per atti di ‘violenza politica’. Sarebbe interessante sapere come la pensava in quelle occasioni…”. (Beh, buona giornata).

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Attualità

Elezioni regionali 2010, avviso importante ai milanesi (e a tutti i visitatori, italiani e stranieri che vengono a Roma per business e per turismo): il sindaco di Roma ha aumentato le tariffe dei taxi per l’aeroporto di Fiumicino. Fa il tifo per la Polverini, vuole il voto dei tassisti. E voi pagate.

Ritoccate al rialzo le tariffe dei taxi romani verso gli aeroporti. 45 euro per una corsa per aeroporto di Fiumicino, 35 per quello di Ciampino, introduzione di una nuova tariffa fissa per Civitavecchia, pari a 120 euro. La corsa dal centro di Roma per Fiumicino attualmente costa 40 euro e 30 quella per Ciampino. Beh, buona giornata.

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democrazia

Quando la politica impazzisce come la maionese.

Il Pdl mente sulla lista “negata”, la Bonino approfitta: gli “orrori” politici nel Lazio
di Mino Fuccillo-blitzquotidiano.it

Spetta ai magistrati decidere ma, comunque decideranno, sarà sempre una decisione “sbagliata”, e non per colpa loro. La brutta, mortificante e patetica storia della lista del Pdl nella Provincia di Roma è di quelle senza apparente soluzione. Ed è subito stata avvolta dall’involucro ingannevole ed omissivo delle opposte propagande. Involucro che nasconde e offusca quel che davvero può accadere.

Prima ipotesi: i magistrati riammettono la lista del Pdl alle elezioni regionali del Lazio nonostante non sia stata presentata nei tempi e nei modi di legge. Si vota il 28 e il 29 marzo, qualcuno vince, qualcuno perde, Polverini o Bonino che sia. A quel punto chiunque può, legittimamente e fondatamente, chiedere la nullità delle elezioni appena svolte. Un’istanza che avrebbe buone possibilità di essere accolta. Ne consegue caos amministrativo e politico, con la prospettiva concreta della ripetizione delle elezioni stesse. Un caos per nulla “calmo”. Con il corollario nefasto di ricorsi ovunque una lista non sia stata ammessa, e sono più di una decina i casi in questa tornata elettorale.

Seconda ipotesi: la lista del Pdl non viene riammessa. Si vota senza i candidati del Pdl. Elezione monca del maggior partito, campagna elettorale che si trasforma e trascina come una sorta di “guerra civica”. La Polverini perde il “traino” dei voti portati dai quarantuno candidati del Pdl (corollario tragicomico: alcuni hanno già speso decine di migliaia di euro per la propaganda e sono fortemente dolenti per l’investimento andato in fumo). Traino stimabile in almeno centomila voti, quindi la Polverini perde anche le elezioni. Diventa governatore la Bonino, in piena legittimità ma in un’atmosfera in cui questa stessa legittimità non le viene riconosciuta dalla metà dell’elettorato. Un disastro. Oppure la Polverini vince lo stesso, nonostante l’assenza della lista del Pdl. Vince ma non ha “suoi” consiglieri oltre a quelli del cosiddetto “listino”. Deve governare con i consiglieri eletti nelle liste di Casini o Storace. Una follia politica e istituzionale.

Terza ipotesi: tutte le forze politiche varano un provvedimento, una difficile legge d’urgenza che consente ai magistrati di riammettere la lista Pdl senza aprire la strada all’altrimenti inevitabile contestazione di nullità del voto. In un paese civile sarebbe l’unica ipotesi praticabile. Ma in Italia è di fatto impraticabile.

Impraticabile perchè il Pdl ha reagito con la bugia e la dissimulazione. Le bugie di Alfredo Milioni che racconta di improbabili “pause panino” quando con tutta evidenza ha mancato l’appuntamento perchè stava mettendo mano alle liste fino all’ultimo minuto ed oltre. Milioni, l’inattendibile incaricato del Pdl, anzi di Forza Italia, non nuovo ad un uso disinvolto di simili incarichi: nel 2006 sparì per una notte con le liste per vendicarsi di una sua mancata candidatura, soprattutto nel 2004 inserì di sua mano un allegato alla delibera di un consiglio municipale romano con cui si dava il via libera a 350mila metri cubi di villette. Ce lo ficcò dentro di mano sua quell’allegato: Milioni uno abituato al gioco della “carta sparisce, carta compare”. Le bugie perfino politicamente più gravi del gruppo dirigente del Pdl che subito si sono aggregate nel grumo propagandistico “la burocrazia non può limitare la democrazia”. Dove la “burocrazia” sono le regole e le leggi, cioè la sostanza della democrazia. Insomma il Pdl mente raccontandosi come vittima. E questo rende difficile un provvedimento bipartisan che riammetta la lista. Altro e diverso doveva essere il primo passo del Pdl: ammettere almeno l’imperizia se non proprio il dolo che sta alla base della mancata presentazione. Poteva, doveva essere la base di “legittimità” sostanziale per chiedere una sanatoria politica.

Sanatoria politica impraticabile anche perchè lo schieramento intorno alla Bonino non disdegna di approfittare della situazione. Ingolosito dalla possibilità concreta di una “vittoria elettorale a tavolino”, con l’alibi delle bugie altrui, il centro sinistra si infila nella apparentemente comoda scorciatoia di una elezione senza la lista Pdl. comodità apparente perchè sarebbe una vittoria avvelenata alla radice e capace di secernere veleno per tutti gli anni della legislatura.

Così stanno le cose, decideranno i magistrati. Chiamati a decidere su quale di questi “orrori” e non “errori” fabbricati dalla politica sia il meno dannoso. Davvero ardua sentenza. (Beh, buona giornata).

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Attualità democrazia

La lista del Pdl non è stata ammessa a Roma e provincia: “I notabili del Pdl hanno fatto flop sull’abc di un professionista della politica, la presentazione delle liste alle elezioni.”

Il Parapiglia della libertà. da il blog di marco Damilano-http://damilano.blogautore.espresso.repubblica.it/

«Siamo in una situazione paradossale: nella capitale d’Italia il Pdl non esiste». Paradossale, soprattutto, che a dirlo sia il coordinatore regionale del partitone berlusconiano che-tremare-il-mondo-fa, l’ex an Vincenzo Piso. Però la notizia è vera: a un mese dal voto, il Pdl a Roma non c’è. La sua lista non è stata ammessa. Se non ci saranno novità gli elettori berlusconian-aennini dovranno trovarsi un altro partito da votare.

Disguidi burocratici, giurano, e tanta confusione. Dopo la rissa al tribunale di Roma di ieri, la conferma che per ora il Pdl è fuori. E surreale conferenza stampa al comitato di Renata Polverini all’ora di pranzo, in una Roma domenicale sonnacchiosa e deserta. Nel quartier generale della destra romana, invece, gli animi sono surriscaldati. C’è tutto lo stato maggiore schierato in prima fila: il sindaco Alemanno e la moglie Isabella Rauti, il capogruppo Fabrizio Cicchitto, il ministro Giorgia Meloni, il senatore Andrea Augello. La candidata Polverini con le Hogan ai piedi e il coordinatore laziale, il buon Piso. Nervi a fior di pelle. La deputata Saltamartini aggredisce i giornalisti: per forza, il marito Pietro Di Paolo candidato alle regionali ha già mandato in fumo svariate centinaia di migliaia di euro in manifesti. Minacce: «non indietreggeremo». Applausi della claque prontamente convocata. E ricostruzione della vicenda affidata a un comunicato ufficiale. «Alcuni soggetti, urlando in maniera scomposta, creavano un clima di forte tensione e confusione. A seguito del parapiglia…». Una prosa da un giorno in questura, che non nasconde la verità. I notabili del Pdl hanno fatto flop sull’abc di un professionista della politica: la presentazione delle liste alle elezioni.

Colpa dei poveri Milioni e Polesi, i due incaricati di presentare le liste che si sono assentati al momento sbagliato, due militi ignoti come Gassman e Sordi nella Grande Guerra, spediti sul fronte della battaglia elettorale: «due persone perbene che si sono fatti intimorire da alcuni facinorosi» per la Polverini, «due coglioni», per tutti gli altri. Colpa del «parapiglia», insomma. Ma il caos è politico, tutto interno al Pdl. È bastata una buccia di banana per scatenare la resa dei conti tra le varie anime del partito: il ministro Rotondi contro «la banda di incapaci» che guida il Pdl, Fini furibondo, Berlusconi che alcuni raccontano «fuori dalla grazia di Dio» e altri intimamente soddisfatto per una debacle che in fin dei conti riguarda il partito romano, cioè An, dunque Fini.
Solo Renata Frangetta Nera, beata lei, è contenta: «se non c’è il Pdl si potrà votare la lista Polverini». Vallo a dire ai candidati che si sono già indebitati per manifesti e cene e si ritrovano fuori dalla competizione.

Fino a ieri i radicali rompevano le scatole sugli autenticatori delle liste e tutti ad alzare le spalle, Alemanno in testa. Ora è il Pdl a radicalizzarsi: i capi del primo partito italiano annunciano gazebo, una maratona oratoria dei parlamentari fino a quando «la democrazia non sarà ripristinata», la Polverini si trasforma in Bonino, si appella a Napolitano in nome della legalità e chissà che non arrivi anche lei a digiunare.
Di certo, il Pdl per ora a Roma non c’è. Al suo posto, il Parapiglia della libertà.
(Beh, buona giornata).

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Attualità Popoli e politiche

Roma capitale del razzismo. Complimenti al Sindaco.

di Beatrice Picchi-ilmessaggero.it
ROMA (24 maggio) – La signora coi capelli bianchi e due nipoti che giocano a calcio sulla terra di Villa Gordiani ha già trovato i colpevoli dell’aggressione dell’altra notte: «Dei cretini. E pure razzisti, chissà se a casa qualcuno gli ha mai spiegato che il futuro sarà vivere tutti insieme, e tutti di tante culture». L’odore di cipolla e zenzero si mescola a quello di pizza e di pane cotti al forno. C’è fila davanti a una gelateria a pochi metri del parco: un cono al limone sulla panchina di un sabato pomeriggio che sembra già estate, la città un po’ più silenziosa. La voce del bengalese Bachu arriva tra i palazzi di Roma, ma quasi nessuno sa del raid razzista avvenuto sotto le loro case al grido: «Andate via, bastardi». «E allora la festa non la fanno più?»,

No signora, il Capodanno bengalese sarà festeggiato proprio qui. Eppoi tante altre volte il parco ha ospitato i festeggiamenti della comunità, nemmeno un mese fa gli anziano del circolo bocciofilo ricorda di odore di fritto e musica tra quegli alberi. «E menomale, perché gli indiani, i bengalesi, insomma quelli asiatici sono tanti, è vero, ma sono pacifici». «Qui lavorano soprattutto nei negozi di frutta e verdura, ma anche piccoli negozi di alimentari pieni di spezie e di colori». «Sa cosa mi dice sempre mia nonna: una, due, dieci formiche non danno fastidio a nessuno, a quando ne arrivano a centinaia allora si prende l’insetticida… Io sono sposato da cinque anni con una polacca, abbiamo due figlie meravigliose, ma quando gli extracomunitari sono tanti l’integrazione si fa più difficile e le istituzioni dovrebbero aiutare tutti».

Sono circa ventimila i bengalesi che vivono e lavorano a Roma, per la maggior parte uomini, spesso le donne li raggiungono dopo qualche anno e qui cominciano a crescere figli e nipoti. Il corteo organizzato dalla comunità bengalese Dhuum attraversa piazza Agosta, via Sabaudia, via Alatri, via Olevano Romano. Lo striscione bianco scritto con lo spray rosso lavoratori italiani e immigrati uniti contro il razzismo apre il corteo e occupa tutto il marciapiede, i funzionari della polizia li seguono da lontano.

«Siamo stati costretti dal comune a organizzare la festa a villa Gordiani – urla al megafono Bachu – volevamo il parco di Centocelle. Ma la loro strategia è quella di metterci in un luogo vicino alle case per dare a voi residenti l’idea che noi immigrati siamo rumorosi e roviniamo il verde, ma noi siamo con voi, non siamo nemici. Vi invitiamo a partecipare alla nostra festa». Gli anziani si affacciano alle finestre e la festa comincia. Perché il Capodanno sarebbe dovuta iniziare oggi e proseguire per altri nove giorni, ma i gazebo sono già stati montati eppoi la carne, le verdure, e il riso è già tutto sui furgoni, «mica ci faremo fermare da quei razzisti», dice Bachu. «E’ tornato anche Monsi, uno dei ragazzi aggrediti, ha dormito qualche ora a casa, ma ora siamo di nuovo tutti insieme. La paura si combatte anche così».

Qualche brace accesa, lo striscione del corteo è steso sotto i platani, sui tavolini sono già serviti riso, limone e spezie, «ora così arriveranno anche quelli della Asl. Lo sa che abbiamo già subito undici processi per questo Capodanno? E non so quanti soldi spesi per pagare multe e bollette. Ma alle altre feste perché fila sempre tutto liscio? – racconta il leader dell’associazione Dhuumcat che è un fiume in piena – perché questa è l’ennesima aggressione e ora siamo pronti a difenderci da soli». Villa Gordiani è già piena, il raid sembra lontano, alcuni giovani continuano a distribuire i volantini che raccontano dell’aggressione, dei diritti dei lavoratori immigrati, del razzismo che cresce e fa paura. Un anziano del circolo bocciofilo si ferma davanti a un gazebo per comprare a un euro «questo strano cartoccio di carne e spezie. Però, è buono». (Beh, buona giornata).

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democrazia Leggi e diritto Salute e benessere Società e costume

L’ombra del Cupolone sul Campidoglio: la giunta Alemanno e il fondamentalismo cattolico.

Suscita polemiche l’Agenzia Comunale per le adozioni e l’affidamento, favorevole il XX Municipio.
Posizioni contrastanti soprattutto sui toni e le affermazioni del testo introduttivo al decreto comunale.
di Alessandra Loffredi-Zona.

Nei primi giorni di aprile il Consiglio del XX Municipio, non senza contrasti, esprimeva parere favorevole nei confronti della delibera comunale per l’istituzione di un’ Agenzia delle Adozioni e dell’Affidamento. Promossa dal Consigliere Capitolino Bianconi, la proposta del Consiglio Comunale ha scatenato discussioni in tutti i Municipi interessati, non tanto riguardo ai contenuti dei suoi quattro punti, quanto piuttosto alla forma e alle affermazioni contenute nella premessa che la supportava.

“Sebbene mi renda conto che le premesse contenute nel decreto possano non essere condivisibili – è opinione di Clarissa Casasanta, Consigliere del nostro Municipio – non dobbiamo permettere che spostino la nostra attenzione da quei possibili interventi, che si renderebbero così attivi sul dispositivo risolutivo, comunque a favore di una fascia debole e fortemente svantaggiata”. Molto diversa la posizione di Elisa Paris, vicepresidente della Commissione Pari Opportunità, che non dissente sulla promozione della riforma dei Consultori e il potenziamento dei Servizi Sociali del Municipio, ma che ritiene la formulazione del decreto un evidente “attacco alla legge 194” poiché “quanto contenuto nella prima parte risulta sconnesso dal deliberativo finale, apparendo più un’affermazione fortemente ideologica che un testo istituzionale”.

Che sia il fine a giustificare i mezzi, o siano piuttosto i mezzi a mascherare un diverso fine, il decreto richiede un’accurata lettura (http://femminismo-a-sud.noblogs.org/gallery/77/Delibera%20sulla%20194.pdf). Nella sua apparente sostanza, presenterebbe interventi effettivamente non innovativi, ma che piuttosto fornirebbero un ulteriore supporto ad aiuti già previsti. “Istituire un’Agenzia Comunale per le adozioni e l’affidamento, affinché la donna non si ritrovi sola nella scelta della vita, il cui compito sia quello di favorire adozioni, con procedura riservata ed urgente, per quei bambini che sono sottratti ad una decisione abortiva di qualunque tipo” recita il primo punto del decreto.

Ebbene, la Legge consente già alle donne, che pur intendendo rinunciare al bambino decidono comunque di portare a termine la loro gravidanza, di partorire assistite in ospedale, nel più assoluto anonimato, non riconoscendo poi il piccolo, che diventa evidentemente presto adottabile. Inoltre, la legge 194 prevede la possibilità di una collaborazione mediante apposite convenzioni dei Consultori familiari con le associazioni di volontariato che hanno lo scopo di assistere le maternità in difficoltà sia prima che dopo la nascita.

“Istituire un fondo per il sostegno economico di giovani ragazze madri appartenenti a qualsiasi nazionalità, finalizzato alla prima accoglienza e all’educazione primaria dei bambini, attraverso l’erogazione di somme in denaro per i primi trentasei mesi di vita” prosegue il decreto. Nel secondo punto, fa sue e amplia forme di sostegno economico già proposte da associazioni di aiuto alla vita come il CAV (collegato con il Movimento italiano per la vita), che con il suo “Progetto Gemma” prevede l’erogazione di una somma minima di 160 euro per 18 mesi tramite il CAV locale (che, ovviamente, vi aggiunge tutti gli aiuti necessari al singolo caso, nei limiti delle sue possibilità). Resta comunque evidente che un miglior sostegno alla maternità, più che contributi parziali, richiederebbe lo stanziamento di fondi per la tutela del lavoro e dei diritti delle donne. “Promuovere, in accordo con lo spirito della legge 194, la riforma dei Consultori, rafforzandone il ruolo sociale di prevenzione all’aborto e di sostegno alle famiglie, previa idonea formazione del personale pubblico”. Ecco che nel suo terzo punto il decreto si presta a diverse interpretazioni. Con la legge 405/1975 si istituivano i consultori e con una successiva modifica del 1996 si prevedeva la presenza di un consultorio familiare ogni 20mila abitanti. Ai consultori veniva riconosciuto un compito fondamentale: trasmettere alle donne la competenza e la conoscenza necessarie per essere in grado di vigilare sulla propria salute riproduttiva, dall’adolescenza alla menopausa. Occupandosi di supportare una maternità responsabile e dunque comprendendo anche le interruzioni di gravidanza, che la legge 194 aveva sottratto alla clandestinità (con una media di 350mila aborti clandestini all’anno).

Grazie ad un approccio multidisciplinare si sosteneva nella donna la sua capacità di autodeterminazione. Questo quanto previsto dalla legge, ma non sempre praticato con efficacia. Bene quindi rafforzare “il ruolo sociale” dei Consultori, ma perché limitarne l’energia alla sola “prevenzione all’aborto”? Stando ai fatti, una diffusa e praticata conoscenza dei metodi anticoncezionali rappresenta la migliore barriera per limitare i casi di aborto (ricordiamo che a ricorrevi sono moltissime minorenni). Questa “idonea formazione del personale pubblico”è forse intesa in tal senso? O piuttosto l’opera di “sostegno alle famiglie” si limiterebbe a quei casi dove si rinunci a praticare un’interruzione di gravidanza? Infine, il quarto punto del decreto, indica di “potenziare, attraverso i Servizi Sociali dei Municipi il sostegno, sia in termini economici che di assistenza alle famiglie, dei malati gravi e dei portatori di handicap più bisognosi”, passando dai temi inerenti l’interruzione di gravidanza ad altro. O forse no? Questo, stando al testo effettivo del decreto, come si vede, piuttosto sintetico. Ampia e ricca di citazioni (persino ingiustificate, dal Papa a Giuliano Ferrara, passando per Pasolini e Norberto Bobbio, non includendo però alcuna donna… ) la polemica introduzione alla proposta del consigliere Bianconi, come se allo stesso premesse maggiormente più che l’affermazione del diritto sociale alla maternità, l’affermazione della propria personale posizione in merito.

“L’aborto farmacologico e chirurgico è diventato il metodo anticoncezionale più diffuso” afferma Bianconi, ma sulla base di quali dati? E sulla base di quali ricerche può sostenere con tanta determinazione che partorire un figlio per poi immediatamente privarsene possa per una donna essere meno lacerante di un tempestivo aborto? Parlando di “cultura mortifera” Bianconi indica donne “obbligate o incentivate ad abortire”, di “certezze ed evidenze della mente e del cuore censurate come espressioni di oscurantismo illiberale dalla comunità della tecno scienza (!?), dai guru in camice bianco” ignorando così, paradossalmente, il diritto all’autodeterminazione, dimenticando il riconoscimento del diritto alla maternità, omettendo i progressi della scienza medica nel campo della procreazione, non riconoscendo gli obiettori di coscienza. Perché mai confondere un progetto di sostegno comunque condivisibile con tante affannate parole?

Era prevedibile che una simile premessa scatenasse contrasti. Solo su un punto,potrebbe esserci una ricomposizione delle polemiche con Bianconi. “Con l’aborto non si è giunti ad una reale emancipazione della donna” sostiene Bianconi. Sì, è vero, non si è ancora giunti ad una reale emancipazione della donna, comunque penalizzata, discriminata, spesso svalutata, nel lavoro come nella maternità. E non saranno atteggiamenti personali estremizzati a facilitare la prosecuzione del suo percorso, ma un reale e tangibile sostegno ai suoi diritti sociali, da qualsiasi angolazione si guardi il problema. Beh, buona giornata).

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democrazia Popoli e politiche

Saluti parigini e saluti romani.

“Difficilmente riuscirò ad avere buoni rapporti anche con Gianni Alemanno che è stato accolto al Campidoglio con i saluti fascisti”. Bertrand Delanoë confessa ad alta voce quello che molti suoi collaboratori sanno da tempo. Al teatro dell’Odéon, davanti a Dario Franceschini e ad altri membri del Pd arrivati con il “Treno per l’Europa”, il sindaco di Parigi ammette tutta la sua distanza politica dal primo cittadino di Roma. Delanoë e Alemanno non si sono ancora mai conosciuti, fatto anomalo per due città gemellate in modo esclusivo da oltre mezzo secolo. Né è previsto un incontro a breve. L’anno scorso, subito dopo la sconfitta di Rutelli e l’elezione del nuovo sindaco di Roma, l’Hotel de Ville aveva preferito non invitare l’esponente di An per le celebrazioni del 25 agosto, festa della Liberazione. Beh, buona giornata.

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