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Perché sono possibili tragedie ferroviarie come quella di Viareggio.

(fonte.ilmessaggero.it)
La rottura di un asse di un carrello del vagone merci è «un incidente tipico» che «non è stato mai tenuto nella giusta considerazione nonostante l’elevatissimo rischio connesso».

Lo affermano in una nota i delegati Rsu/Rls dell’Assemblea nazionale dei ferrovieri, precisando che questo tipo di incidente «si è ripetuto innumerevoli volte, sempre fortunatamente con conseguenze meno gravi, da ultimo nei giorni scorsi sempre in Toscana, a Pisa S. Rossore ed a Prato».

«Il fatto che i carri possano essere di proprietà delle singole aziende produttrici delle merci trasportate e non del gruppo FS – prosegue l’Assemblea nazionale dei ferrovieri, organismo trasversale composto da lavoratori e iscritti a tutte le sigle sindacali – non può essere utilizzato come giustificazione, anzi, questa circostanza pone drammatici interrogativi sulle modalità di controllo e di verifica adottate per l’ammissione a circolare sulla rete».

I ferrovieri, che esprimono «profondo dolore per le tante vittime innocenti» di questa tragedia e ringraziamento ai soccorritori, fanno quindi appello a tutte le autorità istituzionali affinchè «non ignorino le segnalazioni di pericolo», poichè «il trasporto ferroviario è un servizio complesso in cui anche il più piccolo incidente o guasto, può determinare immani tragedie e come tale va analizzato e preso, sempre, nella massima considerazione. Rinnoviamo – aggiungono – la più ferma critica al gruppo dirigente delle Ferrovie che ha dirottato risorse e tecnologia sul servizio ‘luccicantè dell’ alta velocità lasciando che il resto del servizio ferroviario, in particolare merci e pendolari, deperisse sia in termini di qualità che di sicurezza». (Beh, buona giornata).

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Quello che deve sapere chi viaggia con la “Freccia Rossa”.

Si è chiuso a Firenze il processo per i danni ambientali causati dai lavori per l’Alta velocità tra Firenze e Bologna. La sentenza riporta 27 condanne da tre mesi d’arresto a 5 anni di reclusione e un risarcimento danni di oltre 150 milioni di euro.

Fra le persone condannate a 5 anni, figurano i vertici del Consorzio Cavet, che ha avuto in appalto i lavori Tav: Alberto Rubegni, Carlo Silva e Giovanni Guagnozzi, presidente, consigliere delegato e direttore generale di Cavet.

I risarcimenti sono stati riconosciuti per il ministero dell’Ambiente, in misura di 50 milioni, Regione Toscana, 50 milioni, Provincia di Firenze, 50 milioni, e per cifre da 5 a 25 mila euro per altre 5 parti civili costituite da Comuni e province interessate ai lavori.

In tutto gli imputati, accusati a vario titolo, erano una cinquantina, fra dirigenti e dipendenti Cavet, ditte in subappalto, gestori di cave e discariche. Il giudice del tribunale, Alessandro Nencini, ha ritenuto i 27 imputati condannati colpevoli di illecito smaltimento dei rifiuti. Assoluzioni invece per il danneggiamento dei corsi d’acqua e dei pozzi privati, mentre riguardo all’imputazione di furto di acqua ha sollevato la questione di costituzionalità.

Durante il processo i pm Gianni Tei e Giulio Monferini avevano chiesto condanne per un totale di 180 anni, tra queste le più alte, a 10 anni, per Rubegni, Silva e Guagnozzi. Per l’accusa, i lavori per la Tav avrebbero provocato danni per 750 milioni di euro, sia per un illecito smaltimento dei rifiuti, sia per l’impoverimento delle risorse idriche. (Beh, buona giornata).

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