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Vanno male i consumi, scende il livello di fiducia dei consumatori. La tempesta perfetta non accenna a diminuire: l’online non salva la pubblicità.

Secondo i risultati della ricerca “Nielsen Global Online Consumer Confidence” nel secondo trimestre 2011 la fiducia dei consumatori globali è scesa al minimo in sei trimestri. “Non ci sono state sufficienti notizie positive per ispirare fiducia nei consumatori online a livello mondiale nel secondo trimestre”, ha affermato Venkatesh Bala, Chief Economist The Cambridge Group, Nielsen. “Dati economici deboli, inflazione e performance produttive rallentate in Asia, l’intensificazione del debito in Europa e la continua instabilità politica in Medio Oriente, oltre all’aumento delle spese domestiche negli US, hanno influenzato la già scarsa fiducia dei consumatori. Le speranze di una piena ripresa economica nei prossimi 12 mesi si sono indebolite nel secondo trimestre e i consumatori di tutto il mondo sono rimasti legati a una mentalità di recessione.”

Il Nielsen Global Consumer Confidence Index, dal 2005 misura la fiducia di oltre 31.000 consumatori internet in 56 Paesi del mondo, le maggiori preoccupazioni e le intenzioni di spesa. Livelli di fiducia sopra e sotto 100 indicano il livello di ottimismo e pessimismo. Nell’ultima ricerca condotta tra il 20 maggio e il 7 giugno 2011, a livello mondiale la fiducia dei consumatori online è scesa di tre punti indice, da 92 a 89 – il livello più basso dal quarto trimestre 2009. Negli Stati Uniti la fiducia è scesa di cinque punti indice posizionandosi a 78, di due punti inferiore agli 80 registrati nel primo semestre del 2009, al culmine della recessione globale. Il livello di fiducia in Europa (74 punti indice) è rimasto sostanzialmente immutato rispetto al trimestre precedente anche se i consumatori europei rimangono i più pessimisti al mondo con differenze nei vari Paesi.

In Italia l’indice di fiducia ha subito una leggera flessione, 55 punti indice rispetto ai 57 del trimestre precedente, dopo la diminuzione importante verificatasi proprio nel primo trimestre 2011 (-14 punti indice). I principali fattori sono legati ad un trend negativo in termini di prospettive di lavoro e di finanze personali per i prossimi 12 mesi. Il 42% dei consumatori italiani (rispetto al 39% del trimestre precedente) ritiene infatti che le prospettive di lavoro del Paese saranno in peggioramento nei prossimi 12 mesi; per quanto riguarda invece le proprie prospettive finanziarie la percentuale passa dal 21 al 23%. Economia e posto di lavoro rimangono per gli italiani le maggiori preoccupazioni mentre il timore della guerra, che aveva subito un picco nel secondo trimestre (8% +7 punti percentuali rispetto al 4^ trimestre 2010) torna a preoccupare in misura minore (2%). La già modesta percentuale di coloro che nel trimestre precedente pensavano di poter uscire dalla recessione si è ulteriormente ridotta. Oggi solo il 15% degli italiani pensa che il nostro Paese uscirà dalla recessione nei prossimi 12 mesi. Si consolida la percentuale di chi non riesce più a risparmiare (circa ¼ della popolazione) e per cercare di rimanere all’interno del proprio budget di spesa gli italiani continuano a spostarsi sull’acquisto di prodotti grocery più economici.

Anche se ancora al di sotto della media europea (74), l’aumento di 8 punti dell’indice di fiducia in Francia (da 61 a 69), è stato il risultato della crescita economica dell’1% nel primo trimestre, la crescita più significativa per il Paese dal secondo trimestre 2006. Lo scatto della crescita economica in Francia all’inizio dell’anno ha superato le aspettative e il governo prevede una crescita del 2% entro la fine dell’anno. Questa fiducia ha contagiato i consumatori francesi: uno su tre (il 33%) si aspetta che le proprie finanze personali per il prossimo anno siano buone/ottime, rispetto al 25% del primo trimestre 2011. In Grecia, la crisi economica, la crescita del debito e le diffuse proteste interne hanno determinato un ulteriore calo della fiducia dei consumatori di quattro punti nel secondo trimestre 2011 posizionando così il Paese come il più pessimista del mondo con un livello di fiducia pari a 41 punti.

Rispetto al trimestre precedente le regioni del Medio Oriente, Africa e dell’Asia Pacifico hanno registrato il massimo declino, rispettivamente di 12 e 9 punti indice, confermando il trend di un anno fa. I più grandi cali di fiducia nel secondo trimestre sono stati registrati in Egitto (-10) e Arabia Saudita (-11), che avevano goduto dei maggiori incrementi nel primo trimestre 2011, ma che mostrano trend coerenti con lo scorso anno. “In Egitto, l’ottimismo post-rivoluzione è stato sostituito da una visione più realistica della situazione del Paese e da una maggiore consapevolezza delle condizioni economiche del periodo”, ha affermato Ram Mohan Rao, Managing Director, Nielsen Egitto. “In Arabia Saudita l’ondata di ottimismo del primo trimestre, dovuta all’introduzione di denaro aggiuntivo nel mercato da re Abdullah, è stato attenuato in quanto i consumatori hanno subito l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’inflazione immobiliare dovuti alla maggiore liquidità sul mercato” ha dichiarato Arslan Ashraf, Managing Director, Nielsen Arabia Saudita.

I consumatori indiani (126 punti indice), nonostante un calo di cinque punti su base trimestrale, sono i più positivi rispetto alle prospettive di lavoro e alle finanze personali e il loro livello di fiducia è sempre stato il più alto dal 2005. “Una serie di fattori stanno influenzando i consumatori indiani: nonostante siano i più ottimisti del mondo, la crescita dell’inflazione, l’aumento dei prezzi del carburante e un clima di incertezza dell’economia mondiale influenzano una visione positiva”, ha affermato Justin Sargent, Managing Director, Nielsen India.

8 su 14 mercati in Asia Pacifico hanno registrato un calo nel secondo trimestre, con valori più alti in Australia (-8 punti) e Singapore (-6 punti). L’indice di fiducia in Australia è in diminuzione dal terzo trimestre 2010. “Le famiglie australiane sono state colpite duramente da un aumento generale dei prezzi ” ha dichiarato Chris Percy, Managing Director, Nielsen Pacifico. “Le inondazioni dello scorso gennaio inoltre hanno limitato la raccolta di frutta e verdura e hanno avuto effetti sui costi di produzione causando un aumento dei prezzi degli alimentari. L’aumento dei prezzi erode i bilanci famigliari e stringere la cinghia è la norma per molte famiglie australiane.”

Malesia, Nuova Zelanda, Filippine e Corea del Sud registrano un aumento di fiducia mentre Hong Kong rimane stabile. La fiducia dei consumatori cinesi è scesa di tre punti su base trimestrale posizionandosi a 105 ed è di quattro punti al di sotto della percentuale registrata un anno fa (109). “Il lieve calo della fiducia dei consumatori in Cina è dovuto all’inflazione, che rimane un problema importante nella mente dei consumatori. Nonostante l’inflazione in aumento negli ultimi tre mesi, non ci sono segnali di rallentamento dei consumi anche quelli discrezionali. La continua forza dei consumi interni è un riflesso del continuo ottimismo generale dell’economia trainato dalla crescita dei livelli di reddito”, ha dichiarato Karthik Rao, Managing Director, Nielsen Gretear China.

“I dati del secondo trimestre evidenziano che i consumatori pensano ancora alla recessione, stanno stringendo la cinghia e contenendo le spese dopo gli ultimi 12 mesi di lento miglioramento” ha affermato Bala. “Secondo l’ultima ricerca, le intenzioni di allocazione di consumo sono diminuite rispetto a tre mesi fa a livello globale in tutti gli ambiti discrezionali: investimenti in borsa, acquisto di abbigliamento, vacanze e aggiornamento della tecnologia”.

Il 58% dei consumatori a livello globale ritiene di essere ancora in una fase di recessione e di questi, più della metà (il 51%) pensa che lo sarà ancora tra un anno. In Asia Pacifico la percentuale di coloro che ritengono di essere ancora in recessione è del 45% rispetto al 37% del primo trimestre 2011. In Medio Oriente e Africa la recessione economica è un dato di fatto per il 74% degli intervistati online – con un incremento di nove punti rispetto a tre mesi fa.

Dodici mesi fa, il 35% dei consumatori online a livello mondiale riteneva che fosse un buon momento per comprare le cose di cui avevano bisogno, nel secondo trimestre del 2011 però questa percentuale è scesa al 27%. In America si è passati dal 27 al 20% e in Asia Pacifico dal 40 al 32%. A livello mondiale un numero sempre maggiore di consumatori si sente a corto di liquidi. L’aumento dei prezzi alimentari è stato ancora una delle principali preoccupazioni dei consumatori globali, superando l’economia come la preoccupazione principale per il secondo trimestre consecutivo. Il 31% dei consumatori ha dichiarato di non avere denaro rimanente dopo aver coperto le spese essenziali, il 25% in Medio Oriente, Africa e il 22% in Europa.(Beh, buona giornata).

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