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democrazia Politica Società e costume

Grande il consenso verso Monti, ma i problemi che deve affrontare sono ancora più grandi.

Pdl al 24%. L’Udc vola al 10%, il Pd oltre il 29%. Il consenso personale del Professore, secondo i dati Demos, raggiunge addirittura l’84 per cento. Ok anche dal 60 per cento degli elettori leghisti. Due su tre considerano il nuovo esecutivo una “eccezione democratica”, ma per l’80 per cento deve durare fino a fine legislatura
di ILVO DIAMANTI-repubblica.it

(……) Da ciò derivano i rischi, per questo governo e per Monti. Accolti dal più elevato livello di fiducia misurato nell’era dei sondaggi.
1) Perché attese tanto elevate espongono alla delusione e alla frustrazione. Suscitano impazienza. Mentre problemi tanto seri – che hanno radici lontane e aggravati nel corso dei decenni – non si risolvono in tempi brevi. Né possono produrre effetti visibili immediati.
2) Perché problemi tanto seri richiederanno costi sociali elevati. Ed è difficile giustificare costi sociali elevati senza effetti sociali ed economici visibili, nel breve periodo.
3) Perché, quando si parte dall’80%, anche il 70% di fiducia rischia di apparire un “calo” di consensi.
4) Perché questo governo “tecnico” ha compiti profondamente “politici” e dipende dal consenso “politico” di un Parlamento dove operano partiti deboli (anche se in diversa misura).
5) Perché, infine, ci siamo lasciati alle spalle la Seconda Repubblica, ma (per citare Berselli) di fronte c’è una “Repubblica indistinta”. Il governo tecnico, guidato da Monti, non può disegnarne il modello istituzionale. Non è suo compito. D’altronde, un’eccezione democratica non può diventare normale. Può, tuttavia, proporre almeno un diverso stile di governo e di comportamento “personale”. Traghettarci oltre la “politica pop”. In una Terra dove la competenza e la decenza abbiano cittadinanza. (Beh, buona giornata)

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Attualità

Save the Private Silvio: Dell’Utri cerca un diversivo per distogliere l’attenzione dall’amico Silvio, nei guai con la moglie e con il consenso elettorale (soprattutto dei cattolici, duemilioni dei quali potrebbero non più votare il Cavaliere).

“Le veline laureate e preparate politicamente sono di gran lunga più apprezzabili di alcune telegiornaliste che non conoscono l’italiano”. Ma soprattutto Benito Mussolini non fu “un dittatore spietato e sanguinario”, perse la guerra perchè fu “troppo buono”, fu “blando” sulle leggi razziali e, infine, i repubblichini furono “i partigiani di destra”, perché lottarono per un ideale. Sono alcune delle dichiarazioni del senatore del Pdl Marcello dell’Utri, intervistato da Klaus Davi per il programma Klauscondicio. Dell’ Utri cerca un diversivo per distogliere l’attenzione dall’amico Silvio, nei guai con la moglie e con il consenso elettorale. I vecchi trucchi funzioneranno ancora? Riuscirà il Cavaliere a riconquistare la fiducia di un paio di milioni di elettori cattolici, per niente ben disposti ad accettare l’idea di un secondo divorzio dell'”unto del Signore”? Beh, buona giornata.

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