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Il governo Berlusconi vara una legge contro la corruzione? Ci avevate creduto, eh!?

Gira a vuoto la vite anti corruzione, la nuova legge dura lo spazio di un mattino, di Lucio Fero-blitzquotidiano.it

Berlusconi annuncia, i giornali registrano: pene più severe per corrotti e corruttori Poi il Consiglio dei ministri riflette, esamina, studia una “bozza” E l’operazione “Liste Pulite” prevede eccezioni, deciderà una commissione interna del Pdl caso per caso e le dimissioni, politiche e non giudiziarie, di Cosentino sono respinte dal premier

Al mattino, alle prime ore del mattino di venerdì 19 febbraio, anno 2010, diciotto anni dopo il “febbraio che inaugurò Tangentopoli”, i giornali, tutti i giornali, raccontano di una grande e significativa “svolta”. La Stampa titola: “Giro di vite sulla corruzione” e specifica: “Pene più dure e fuori dalle liste elettorali chi ha commesso reati”. A decidere e comunicare la “svolta” è stato nel pomeriggio del giovedì precedente il presidente del Consiglio.

Infatti la Stampa accompagna e sostiene l’importante notizia con un commento dal titolo: “Il Cavaliere formato Di Pietro”. L’autore, Michele Brambilla, coglie e sottolinea: “Mai ci saremmo aspettati di vederlo vestito con i panni del giustizialista… il protocollo che intende introdurre nel Pdl somiglia molto a quello screening che è uno dei pilastri portanti dell’Idv: un esame preventivo della moralità giudiziaria dei candidati… ce ne ha dato notizia Libero con due articoli i cui titoli parlano da soli: Esame di onestà per i candidati del Pdl e Il coraggio di far fuori le mele marce…”. Brambilla registra, segnala e spiega: “Berlusconi è uomo di sondaggi, qualcosa deve aver fiutato, sa che alle inchieste non si può sempre rispondere parlando di toghe rosse. Qualche volta forse sì, ma non sempre”.

Esagerati è un po’ ridondanti la lettura e il racconto della realtà da parte de La Stampa? Nelle stesse ore di primo mattino il prudente e compassato quotidiano della Confindustria, il Sole 240re titola: “Berlusconi: ai corrotti pene più alte“. E resoconta: “Il Consiglio dei ministri approverà oggi un disegno di legge sull’inasprimento delle pene, lo ha deciso il premier”. Repubblica annuncia la stessa cosa, con un pizzico di malizia titola: “Berlusconi scopre la corruzione“. Il Fatto Quotidiano la notizia della nuova, imminente legge per dare più galera ai corrotti e corruttori in prima pagina non la dà. A dimostrazione di quanto sia una “notizia” buona per Berlusconi e scomoda per i suoi avversari. Insomma Berlusconi che esclude dalle liste elettorali del Pdl gli indagati e il varo pronto-sforno di una legge con pene più dure per i reati tipici dei “colletti bianchi” è uomo che morde cane. Stampa, Sole 24ore e Corriere della Sera (titolo in prima: “Il premier annuncia misure anti corruzione”) stupiscono e quasi trasalgono, Repubblica incassa e comunica a denti stretti, il Fatto, il giornale più giustizialista che c’è, stranamente ma non tanto si distrae ed omette. Questa la situazione, questa la realtà, fedelmente riportata, sia pure con vari umori, di primo mattino, alle prime ore del mattino.

Ma dura, appunto, lo spazio di un mattino. A mezzogiorno il governo riunito comunica: “Avviato l’esame… fatta una sorta di ricognizione di esame preventivo… il testo è solo una bozza“. Questo è quel che è rimasto della legge-fulmine contro la corruzione. Il ministro Brunetta va in conferenza stampa e chiarisce: “Dobbiamo marginalizzare i fenomeni corruttivi, farli diventare fisiologici”. Chiaro, no? Per gli incontentabili pignoli che aspettavano la legge annunciata Brunetta ha la risposta: “Mettere le procedure on line”. Panico tra i corrotti e i corruttori.

Casini commenta: “Come il piano casa, non si è vista una casa…”. Ma Casini è dell’opposizione, ci si può fidare del suo scetticismo? Certo, la legge e le pene più dure sono rimandate a “più attento esame”. Il governo l’aveva annunciata come legge già fatta, sarà stato frettoloso. Resta comunque l’operazione “Liste Pulite” proclamata dal Pdl. Si legge poi tra le righe che l’esclusione dalle liste di chi è in odor di corruzione sarà “decisa caso per caso” e demandata ad “apposita commissione interna”. Insomma “tolleranza zero” però andiamoci piano, riparliamone anche qui, caso per caso. E Nicola Cosentino che si è dimesso da tutto non è forse la prova, la prima e forte prova della “nuova pulizia”? A voler leggere si apprende che Cosentino ha sbattuto la porta del Pdl e del governo per dissenso politico sulla gestione delle presenti alleanze e futuro potere in Campania. L’insostenibilità morale o giudiziaria dei suoi incarichi nulla c’entra con le sue dimissioni, ci mancherebbe altro. Ad ogni buon conto dimissioni che Berlusconi ha respinto.

Si è fatto pomeriggio dello stesso venerdì di febbraio: la legge più severa con i corrotti e corruttori non c’è, l’operazione “Liste Pulite” prevederà, se del caso, eccezioni, le dimissioni di Cosentino sono tanto “irrevocabili” quanto non operative. Tranquilli dunque, la notizia vera era: cane morde uomo. Berlusconi non adotta il “metodo Di Pietro”. Era probabilmente vero che è preoccupato da qualche sondaggio. Ed ha reagito con il “metodo Berlusconi”. Un grande e deciso annuncio, l’annuncio di una legge a tambur battente come si conviene al “governo del fare”. Poi, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. (Beh, buona giornata).

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Attualità

L’inchiesta di Bari che coinvolge il premier: ecco l’imbarazzante intervista alla candidata alle comunali di Bari.

«Incontri e candidatura.Ecco la mia verità» Patrizia D’Addario in lista alle Comunali di Fiorenza Sarzanini-corriere.it

Patrizia D’Addario è candidata nelle li­ste di «La Puglia prima di tutto», schieramento inse­rito nel Popolo della Libertà alle ultime elezioni co­munali a Bari. Ha partecipato alle prime settimane di campagna elettorale al fianco del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e degli altri politici in corsa per il Pdl. Ma adesso ha deciso di rinunciare perché vuole raccontare un’altra verità. La D’Addario ha cercato il Corriere e registriamo, con la massima cautela e il beneficio d’inventario, la sua versione, trattandosi di una candidata alle am­ministrative.

«Mi hanno messo in lista — afferma — perché ho partecipato a due feste a palazzo Grazioli. Ho le prove di quello che dico e voglio raccontare che co­sa è successo prima che decidessi di tirarmi indie­tro. Il mio nome è ancora lì, ma io non ci sono più».

Cominciamo dall’inizio. Quando sarebbe anda­ta a palazzo Grazioli?
«La prima volta è stato a metà dello scorso otto­bre ».

Chi l’ha invitata?
«Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva far­mi parlare con una persona che conosceva, per par­tecipare a una cena che si sarebbe svolta a Roma. Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovu­to pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allo­ra mi ha presentato un certo Giampaolo».

Qual era la proposta?
«Avrei dovuto prendere un aereo per Roma e lì mi avrebbe aspettato un autista. Mi dissero subito che si trattava di una festa organizzata da Silvio Ber­lusconi ».

E lei non ha pensato a uno scherzo?
«Il mio amico è una persona di cui mi fido cieca­mente. Ho capito che era vero quando mi hanno consegnato il biglietto dell’aereo».

Quindi è partita?
«Sì. Sono arrivata a Roma e sono andata in taxi in un albergo di via Margutta, come concordato. Un au­tista è venuto a prendermi e mi ha portato all’Hotel de Russie da Giampaolo. Con lui e altre due ragazze siamo entrati a palazzo Grazioli in una macchina con i vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio no­me era Alessia».

E poi?
«Siamo state portate in un grande salone e lì ab­biamo trovato altre ragazze. Saranno state una venti­na. Come antipasto c’erano pezzi di pizza e champa­gne. Dopo poco è arrivato Silvio Berlusconi».

Lei lo aveva mai incontrato prima?
«No, mai. Ha salutato tutte e poi si è fermato a parlare con me. Ho capito di averlo colpito perché mi ha chiesto che lavoro facessi e io gli ho parlato subito di un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia. Ci ha mostrato i video del suo incontro con Bush, le foto delle sue ville, ha cantato e raccontato barzellette.

Lei è tornata subito a Bari?
«Era notte, quindi sono andata in albergo e Giam­paolo mi ha detto che mi avrebbe dato soltanto mil­le euro perché non ero rimasta».

C’è qualcuno che può confermare questa sto­ria?
«Io ho le prove».

Che vuole dire?
«Che quella non è stata l’unica volta. Sono torna­ta a palazzo Grazioli dopo un paio di settimane, esat­tamente la sera dell’elezione di Barack Obama».

Vuol dire che la notte delle presidenziali degli Stati Uniti lei era con Berlusconi?
«Sì. Nessuno potrà smentirmi. Ci sono i biglietti aerei. Anche quella volta sono stata in un albergo, il Valadier. Con me c’erano altre due ragazze. Una la conoscevo bene. È stato sempre Giampaolo a orga­nizzare tutto».

E che cosa è accaduto?
«Con l’autista ci ha portato nella residenza del presidente, ma quella sera non c’erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito piani­sta. Quando mi ha visto, Berlusconi si è ricordato subito del progetto edilizio che volevo realizzare. Poi mi ha chiesto di rimanere».

Si rende conto che lei sostiene di aver trascor­so una notte a palazzo Grazioli?
«Ho le registrazioni dei due incontri».

E come fa a dimostrare che siano reali?
«Si sente la sua voce e poi c’erano molti testimo­ni, persone che non potranno negare di avermi vi­sta ».

Scusi, ma lei va agli incontri con il registrato­re?
«In passato ho avuto problemi seri con un uomo e da allora quando vado a incontri importanti lo por­to sempre con me».

E lei vuol far credere che non è stata controlla­ta prima di entrare nella residenza romana del premier?
«È così, forse sono stata abile. Ma posso assicura­re che è così».

E può anche provarlo?
«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appe­na sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Giam­paolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato».

A noi la sua versione sembra poco credibile…
«Lo dicono i fatti. Berlusconi mi aveva promesso che avrebbe mandato due persone di sua fiducia a Bari per sbloccare la mia pratica. Non ha mantenuto i patti ed è da quel momento che non sono più volu­ta andare a Roma, nonostante i ripetuti inviti da par­te di Giampaolo. Loro sapevano che avevo le prove dei miei due precedenti viaggi».

E non si rende conto che questo è un ricatto?
«Lei dice? Io posso dire che qualche giorno dopo Giampaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee».

Però lei non era in quella lista?
«Quando sono cominciate le polemiche sulle veli­ne, il segretario di Giampaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile».

Quindi la candidatura alle Comunali è stata un ripiego?
«A fine marzo mi ha cercato Tato Greco, il nipote di Matarrese che conosco da tanto tempo. Mi ha chiesto un incontro e mi ha proposto la lista ‘La Pu­glia prima di tutto’ di cui era capolista lo zio. Io ho accettato subito, ma pochi giorni dopo ho capito che forse avevo commesso un errore».

Perché?
«La mia casa è stata completamente svaligiata. Mi hanno portato via cd, computer, vestiti, bianche­ria intima. È stato un furto molto strano».

Addirittura? Ma ha presentato denuncia?
«Certamente. Ma ho continuato la campagna elet­torale. È andato tutto bene fino al giorno in cui Ber­lusconi è arrivato a Bari per la presentazione dei can­didati del Pdl. Io lo aspettavo all’ingresso dell’Hotel Palace. Lui mi ha guardata, mi ha stretto la mano ed è entrato nella sala piena. Io ero in lista, quindi l’ho seguito. Ma all’ingresso della sala sono stata blocca­ta dagli uomini della sicurezza e del partito che mi hanno impedito di partecipare all’evento».

È il motivo che adesso la spinge a raccontare questa storia?
«No, avrei potuto continuare a fare campagna elettorale e trattare con loro nell’ombra. La racconto perché ho capito che mi hanno ingannata. Avevo chiesto soltanto un aiuto per un progetto al quale tengo molto e invece mi hanno usata».

Fiorenza Sarzanini

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Media e tecnologia Pubblicità e mass media

La quarta crisi secondo il nuovo direttore de Il Corriere della Sera.

(fonte: advexpress.it)
Ecco uno stralcio del discorso di insediamentoidi Ferruccio De Bortoli alla direzione del Corriere della Sera:

“Viviamo in una stagione nella quale l’informazione è una commodity gratuita, purtroppo – ha dichiarato – La si può avere ovunque. La nostra unica salvezza, ma anche la nostra grande opportunità, è spingere su una informazione di qualità, con notizie, approfondimenti e inchieste. Una informazione di qualità che si integri meglio con la rete. Ma sia difficilmente replicabile e giustifichi il suo valore d’uso. Noi dobbiamo spingere al massimo, ancora di più di quanto abbiate fatto finora, nell’integrazione fra web e carta. Ma distinguendo di più fra i due mezzi. Affinché il primo non soffochi la seconda e la rete costituisca la difesa e la promozione, con tutte le modalità multimediali, di un grande marchio di qualità come il Corriere della Sera. I giornali sono in crisi. In tutto il mondo. Ma non sono mai stati così letti, su carta e sul web, come oggi. Ci sarà una ragione se un navigatore sceglie, per avere un’informazione certificata, una testata storica. Vuol dire che quella testata è credibile, affidabile. I giornalisti devono affrontare la sfida, mettersi in gioco, uscire dalle protezioni corporative”.

E poi uno sguardo al futuro dei quotidiani: “I quotidiani hanno un futuro? Io sono convinto di sì e non lo dico per farmi coraggio o per farvi coraggio. Dico sempre, a mo’ di battuta, che i giornali vengono da lontano ma non appartengono al passato. Pensate a quanto è ancora forte, pur con diffusioni calanti, il rapporto fra un lettore e il suo giornale (…). Però, ve lo dico subito, bisogna essere più umili, mettersi di più nei panni di chi legge, avere la pazienza di rispondere alle mail, per esempio. Ogni lettore va curato personalmente, non deve mai sentirsi abbandonato dal proprio quotidiano. Perché poi non torna più. E perché, ricordatevi, nella rete il lettore sta un gradino sopra di noi. E’ insieme navigatore, utente, consumatore, certificatore e persino giornalista. Qualche volta migliore di noi. Guardate con interesse il fenomeno dei social network e del citizen journalism. Non con sufficienza. Nel minuto successivo alla scossa del terremoto in Abruzzo c’erano già otto persone che l’avevano comunicato, facendo i cronisti, su Twitter”.

Infine de Bortoli ha delineato le caratteristiche che dovrà avere il ‘nuovo’ Corriere della Sera. “Dobbiamo affrontare la sfida del cambiamento – ha detto – cercando di fare un giornale di maggiore qualità, più snello, con una grafica più sobria ma ugualmente accattivante, con un’infografica che consenta un vero secondo percorso di lettura, non una divagazione estetica. Avendo cura di spiegare e semplificare realtà complesse a un lettore che al 52% ci legge la sera, dopo cena. E al mattino ci sfoglia soltanto. Con un’ attenzione maggiore ai fatti e meno alla sovrastruttura degli avvenimenti. Più costruttivi e meno distruttivi”. (Beh, buona giornata).

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