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Putin al potere altri 12 anni?

di Mark Franchetti* -lastampa.it

Pochi in Russia si sono sorpresi quando il primo ministro russo Vladimir Putin ha annunciato che alle elezioni di marzo intende tornare alla presidenza, una mossa che potrebbe vederlo al Cremlino fino al 2024, facendo di lui il leader con più anni al potere dai tempi di Iosif Stalin. I tempi dell’annuncio hanno colto in contropiede perfino i suoi più stretti collaboratori ma da quando Putin si è dimesso quattro anni fa e ha lasciato il suo posto al Cremlino al suo pupillo Dmitry Medvedev, tutti in Russia hanno capito due cose: che anche da premier Putin continuava a essere il vero detentore del potere e che aveva tutte le intenzioni di essere di nuovo Presidente. Fin qui tutto come previsto. Ma la reazione al trionfale «ritorno» di Putin è invece stata in qualche modo inaspettata. Le migliaia di delegati del partito pro Cremlino presenti al congresso in cui Putin ha dato l’annuncio – e che hanno assistito all’harakiri politico in diretta di Medvedev – sono scoppiati in un fragoroso applauso. La televisione di Stato russa, ovviamente, si è profusa in lodi servili. È poi anche vero che Putin – nonostante la mancanza di democrazia in Russia – è ancora genuinamente popolare tra milioni di elettori. Eppure l’umore del Paese di fronte alla prospettiva di altri 12 anni di Putin sta rivelandosi sorprendentemente pessimista. Quasi il quaranta per cento degli intervistati di un sondaggio ufficiale ha detto di essere scontento della vita in Russia e sarebbe addirittura pronto a scendere in piazza per protestare – la cifra più alta da quando Putin è salito al potere dodici anni fa. Il suo attuale tasso di popolarità, secondo Vstiom, uno dei principali istituti di sondaggio del Paese, è poco più del 40%, dimezzato rispetto al suo picco nel 2008 e il più basso da quando è diventato Presidente per la prima volta. Gli studi mostrano anche che tra i russi comuni la tolleranza per l’endemica corruzione del Paese e gli abusi di potere dei funzionari è al punto di rottura. Un altro stimato istituto di sondaggi ha avvertito che i russi credono sempre meno alle elezioni e non sono scontenti del fatto che in pratica sia il Cremlino, piuttosto che l’elettorato, a scegliere chi governa il Paese.

E, in quella che alcuni stanno già definendo la fuga dei cervelli, secondo gli ultimi sondaggi almeno il 40% dei russi di età compresa tra i 18 e i 24 anni vorrebbe emigrare. Ripeto, milioni di russi saranno felici di votare per Putin, ma qualcosa sta cambiando. La scorsa settimana un’immagine ritoccata del premier ha fatto il giro della rete russa – mostrandolo vecchio e decrepito, sovrapposto a un ritratto di Leonid Breznev, il leader sovietico il cui regno durò 18 anni, fino alla morte, e che è generalmente associato a un periodo di profonda stagnazione. Quelli che non appoggiano il ritorno di Putin sentono che ha perso un’occasione unica per passare alla storia come un grande statista che, riportata la stabilità in Russia, ha passato il testimone a un leader più giovane, moderno e illuminato. I membri delle élite liberali si ritengono traditi da Medvedev, che nel corso degli ultimi due anni li ha indotti a credere che si sarebbe candidato a un secondo mandato. Spiegando la sua decisione di non farlo, il Presidente russo ha detto che Putin era più popolare di lui. Di fronte ai crescenti problemi economici aggravati dalla prospettiva di una seconda crisi finanziaria globale, pare che il Cremlino sia molto allarmato per la potenziale minaccia di disordini sociali. «Non c’è dubbio che la squadra di Putin sia preoccupata per l’aumento del malcontento popolare», ha detto un ex assistente del prossimo Presidente della Russia. «Come ogni sistema autoritario è estremamente suscettibile agli sbalzi d’umore tra la popolazione, soprattutto quando quasi la metà si dice pronta a scendere in piazza. Una dimostrazione di decine di migliaia basterebbe per spaventare chi è al potere. Il pericolo è che Putin, non appena tornato al Cremlino, faccia alcune concessioni, ma allo stesso tempo dia un ulteriore giro di vite, per esempio cercando di limitare le critiche su Internet».

In netto contrasto con la televisione di Stato, il Web in Russia è libero e vitale. Blogger e giornalisti criticano Putin di continuo e scrivono apertamente della corruzione tra le élite. Utente appassionato di Internet e Twitter che lascia raramente il suo ufficio senza il suo i-Pad, il Presidente Medvedev è stato visto da molti come un garante della libertà del Web russo. I liberali temono che Putin, che utilizza di rado Internet, preferisce scrivere a mano ed è considerato molto meno liberale del suo protetto, cerchi di reprimere il Web per frenarne il crescente impatto che sta avendo sulla società russa. Una fonte che gode di buoni contatti al Cremlino sostiene che l’arresto e il processo a Hosni Mubarak hanno molto impressionato Putin e hanno influenzato la sua decisione di ritornare Presidente. «L’ho personalmente sentito imprecare contro i traditori che hanno rovesciato Mubarak – dice la fonte -. Gli eventi della Primavera araba hanno solo rafforzato il suo istinto a non fidarsi di nessuno, nemmeno di Medvedev». Il governo Putin ha aumentato in modo significativo le pensioni e la spesa sociale nel tentativo di smorzare le critiche e migliorare le condizioni di vita. Ma la stabilità economica del Paese è fortemente dipendente dagli alti prezzi del petrolio. Negli ultimi dieci anni poco o niente è stato fatto per modernizzare le infrastrutture fatiscenti della Russia e diversificarne l’economia. Una caduta dei prezzi del petrolio comporterebbe per la Russia l’impossibilità di far quadrare il suo bilancio. La disoccupazione e l’inflazione sono destinate a salire e questo alimenterà il malcontento. Oligarchi come Mikhail Prokhorov, il terzo uomo più ricco della Russia, e personaggi di spicco come Anatoly Chubais, l’architetto delle riforme economiche liberali nel 1990, ed ex della squadra del Cremlino ai tempi di Boris Eltsin, hanno parlato di un futuro tenebroso e del rischio di terremoti tra le forze politiche. La questione principale tra i cremlinologi è come sarà Putin durante il prossimo mandato da Presidente – il Putin che è stato finora o, come alcuni credono e vogliono sperano, un nuovo leader illuminato che sorprenderà anche i suoi critici. Il portavoce di Putin che lavora con il leader russo da dodici anni, la settimana scorsa ha sorpreso molti rilasciando una rara intervista a un canale tv indipendente su Internet, parlando con insolita franchezza.

Dmitry Peskov innanzitutto ha ammesso che, almeno tra le élite privilegiate di Mosca, il ritorno di Putin raccoglie molte critiche: «Dobbiamo spiegarci meglio», ha detto. Quindi, con un’inattesa confessione, Peskov ha confermato che un recente filmato assai ridicolizzato, in cui Putin, indossata una muta, si tuffava in un sito archeologico marino e ne riemergeva dopo qualche minuto tenendo trionfalmente in mano due antichi vasi greci recuperati dopo migliaia di anni a una profondità di soli due metri e perfettamente puliti – era effettivamente una messa in scena – anche se la televisione di Stato l’aveva pedissequamente riportato come una vera scoperta. Un segnale della nuova Russia di Putin? Forse, o forse no. Solo il tempo lo dirà. Per ora il momento di sincerità ha solo confermato che in Russia le cose non sono sempre esattamente quello che sembrano. (Beh, giornata).

*corrispondente da Mosca del Sunday Times di Londra traduzione di Carla Reschia

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