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Quattro sfigati pensionati?

Il senatore, il coordinatore nazionale, il sottosegretario e l’uomo d’affari: ecco chi sono i “quattro sfigati” di Berlusconi-blitzquotidiano.it

Flavio Carboni, Nicola Cosentino, Marcello Dell’Utri, Denis Verdini: il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi li ha definiti “quattro sfigati pensionati”. La Procura della Repubblica di Roma li ha iscritti nel registro degli indagati per associazione a a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete nell’ambito dell’inchiesta sull’eolico in Sardegna.

Eppure, fatta eccezione per il settantottenne Carboni, il senatore Dell’Utri, il coordinatore nazionale del Pdl Verdini, e il sottosegretario all’Economia sono ben lontani dalla pensione. Le loro conversazioni, catturate dalle intercettazioni telefoniche trascritte nelle quindicimila pagine del rapporto dei carabinieri, trattano argomenti non certo alla portata di semplici “sfigati”.

Come i “cinquecento milioni di dollari” che, stando a quanto scrive oggi Repubblica, Carboni avrebbe detto di avere con sé in una valigetta, o le cene a casa di Verdini con magistrati e sottosegretari.

Scorrendo le biografie dei protagonisti della “difesa” di Berlusconi vengono tirate in ballo la mafia, la camorra, la loggia Propaganda 2, la morte del banchiere Roberto Calvi, il caso Moro. Restando ai fatti, ecco chi sono i “quattro sfigati pensionati”.

Nicola Cosentino, 52 anni, di Casal Di Principe (Napoli), coordinatore regionale del Popolo della Libertà in Campania, dal maggio 2008 è Sottosegretario di Stato all’Economia e alle Finanze.

Nel settembre 2008 viene pubblicamente accusato di aver avuto un ruolo di primo piano nell’ambito del riciclaggio abusivo di rifiuti tossici, come emerso dalle rivelazioni di Gaetano Vassallo, il boss responabile di disastro ambientale relativamente allo smaltimento abusivo di rifiuti tossici in Campania attraverso la corruzione di politici e funzionari.

Nel novembre 2009 i magistrati inoltrano alla Camera dei deputati una richiesta di autorizzazione per l’esecuzione della custodia cautelare per il reato di concorso esterno in associazione camorristica. La richiesta viene respinta dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera.

Nel gennaio 2010 la Corte di Cassazione conferma le misure cautelari a carico di Cosentino. Il 19 febbraio la richiesta di dimissioni dagli incarichi venne respinta da Silvio Berlusconi.

Al momento, oltre che nell’inchiesta sull’eolico, Cosentino è indagato per l’episodio legato al dossier che puntava a screditare Stefano Caldoro quale candidato alla presidentre della Regione Campania, e per le pressioni esercitate sulla Cassazione per una rapida fissazione dell’udienza in cui si doveva discutere della legittimità della misura cautelare emessa nei confronti del sottosegretario dalla magistratura napoletana.
Marcello Dell’Utri, 61 anni, di Palermo. Senatore del Popolo delle Libertà, “politico per legittime difesa”, come lui stesso si è definito in un’intervista al Fatto Quotidiano. Stretto collaboratore di Silvio Berlusconi sin dagli anni Settanta, socio in Publitalia e dirigente Fininvest, nel 1993 fonda con Berlusconi Forza Italia, di cui diventa deputato nel 1996, per “proteggersi”, come ha dichiarato egli stesso al Fatto Quotidiano, dall’accusa, poi confermata, per false fatture. È stato condannato in appello a 7 anni per concorso esterno in associazione di tipo mafioso e ha patteggiato una pena di due anni e tre mesi per frode fiscale.

Nel dicembre del 2004 il tribunale di Palermo condanna Dell’Utri a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.

Denis Verdini, toscano (è nato in provincia di Massa Carrara) di 59 anni, è uno dei tre coordinatori nazionali del Popolo della Libertà insieme a Ignazio La Russa e Sandro Bondi, dopo essere stato coordinatore nazionale unico di Forza Italia. Commercialista e presidente del Credito Cooperativo Fiorentino, candidato di Forza Italia già alle amministrative del 1995, dal 1997 è uno degli azionisti, con il 15 per cento, del quotidiano il Foglio diretto da Giuliano Ferrara.

Nel febbraio 2010 viene iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Firenze per il reato di concorso in corruzione, riguardo ad alcune irregolarità a lui imputabili su alcuni appalti a Firenze e a La Maddalena, sede in cui si sarebbe dovuto tenere il G8, poi spostato a L’Aquila. Il gip si riserva la decisione di ricorrere ad eventuale rinvio a giudizio.

Nel maggio 2010 è indagato dalla Procura di Roma in un’inchiesta su un presunto comitato d’affari, la cosiddetta “cricca”, che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita

Flavio Carboni, 78 anni, di Sassari. Il suo successo economico comincia negli anni ‘70 con una serie di società immobiliari e finanziarie. Succcessivamente Carboni inizia a muoversi nel mondo dell’ editoria, diventando proprietario del 35% del pacchetto azionario della Nuova Sardegna ed editore di Tuttoquotidiano, per il fallimento del quale è poi stato condannato in primo grado e assolto in appello per vizio di forma.

È stato anche accusato dell’omicidio di Roberto Calvi, imputazione da cui è stato poi assolto per insufficienza di prove: il pm aveva chiesto la condanna di Carboni all’ergastolo; è stato anche assolto dall’accusa di essere stato il mandante del tentativo di omicidio di Roberto Rosone, vice di Calvi all’ Ambrosiano; dall’accusa di falso e truffa ai danni del Banco di Napoli; dall’accusa di ricettazione della borsa di Calvi, che avrebbe contenuto il pc del banchiere, documenti, soldi e le chiavi di alcune cassette di sicurezza.

Il suo primo arresto avviene in Svizzera, nell’estate del 1982. L’unica condanna definitiva nei confronti di Carboni è emessa nel 1998: 8 anni e 6 mesi di reclusione per il concorso nel fallimento del Banco Ambrosiano. Al periodo di detenzione previsto, già ridotto in applicazione delle amnistie del 1986 e del 1989, viene detratta la carcerazione preventiva: nessun ordine di esecuzione della pena viene emesso a suo carico. Nel giugno dello stesso anno Carboni viene nuovamente arrestato per un caso di bancarotta fraudolenta riguardante una società immobiliare di Porto Rotondo.

Nel maggio 2010, all’indomani della sua assoluzione per il delitto Calvi, viene indagato per concorso in corruzione nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti per l’eolico in Sardegna. A differenza degli altri tre “sfigati”, l’8 luglio 2010 Flavio Carboni viene arrestato. (Beh, buona giornata).

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In Italia la corruzione è aumentata del 229%. La Lombardia guida la classifica. Lo dice la Sinistra? No, la Corte dei Conti.

La moltiplicazione di mazzette e bustarelle. Corte dei Conti: “Raddoppiate”
Secondo i numeri della Corte dei Conti, le denunce di casi di corruzione sono aumentate del 229% dal 2008 al 2009 – Incremento del 153% anche per gli episodi di concussione – da blitzquotidiano.it

Aumentano in Italia le denunce per casi di corruzione: secondo la Corte dei Conti le denunce per questo tipo di reato hanno subito un incremento del 229% tra il 2008 e il 2009.

Sempre secondo le stesse stime anche le denunce per concussione si sono moltiplicate: nel 2009 sono cresciute del 153%. Per colpa delle “mazzette” le casse statali hanno ricevuto 69 milioni di euro in meno.

A confermare il trend ci sono anche le cifre che riguardano i processi: nel 2008 le citazioni in giudizio per i reati di tangenti, corruzione e concussione sono state l’8,6% del totale. Una percentuale che è salita fino a quota 11 per cento nel 2009 per quanto riguarda le sentenze di condanna in primo grado per questi reati.

Se invece si sposta l’attenzione sul dato geografico, si scopre che è la Lombardia la regione più colpita da questa prassi, seguita a ruota da Campania, Sicilia, Lazio e Puglia. Forse sarà solo un caso, ma due dei casi di corruzione più clamorosi degli ultimi tempi hanno avuto come protagonisti proprio due “lùmbard”: il 17 dicembre viene arrestato il leghista Pier Gianni Prosperini, assessore allo Sport della giunta Formigoni. L’11 febbraio è il turno di Milko Pennisi, consigliere comunale a Milano in quota Pdl. Quest’ultimo è stato colto in flagrante mentre intascava 5 mila euro da un costruttore milanese che chiedeva di “sbloccare” una pratica che lo interessava.

Gli ultimi episodi, uniti ai numeri della Corte dei Conti, hanno fatto ipotizzare un ritorno a “Tangentopoli”, che alcuni hanno battezzato “Ri-Tangentopoli”. Berlusconi e la maggioranza smentiscono che si tratti di una pratica generalizzata, ma le inchieste e gli arresti vanno avanti.

Ora l’inchiesta sullo “scandalo Protezione Civile” ha rivelato che la corruzione aveva inquinato persino le situazioni di emergenza: anche qua gli appalti erano assegnati attraverso una rete di favori e “cortesie”. E nel mirino dei magistrati è finito un altro esponente del Pdl, questa volta un “pezzo da novanta”: si tratta di Denis Verdini, coordinatore del partito e ora indagato dalla Procura di Firenze, sempre per corruzione.

Intanto, un altro amministratore locale del centrodestra è finito nei guai: il presidente della Provincia di Vercelli, Renzo Masoero, è ai domiciliari con l’accusa di concussione. Tra le altre cose, è emerso che avrebbe chiesto il “pizzo” al presidente dell’Ufficio Stampa della Provincia, che si è così garantito il posto di lavoro.

Sono questi gli episodi più eclatanti che hanno fatto parlare di “Ri-Tangentopoli”. Una voce che preoccupa il premier Berlusconi, visto che le elezioni regionali sono alle porte. Ma il Cavaliere getta acqua sul fuoco e assicura che si tratta di «casi isolati». Berlusconi torna anche ad accusare magistrati e opposizione che, dice, vogliono «dare l’impressione che c’è un sistema che funziona solo a suon di bustarelle».

Tutti i “big” del centrodestra si sono schierati insieme al suo leader. Anche Gianfranco Fini sostiene la tesi dei “casi isolati”. «Chi ruba non lo fa per il partito ma perché è un ladro, un volgare lestofante», ha spiegato il presidente della Camera. Maurizio Gasparri ha invece assicurato che nei confronti dei casi di corruzione ci vuole tolleranza zero, senza pregiudizi «politico-ideologici». (Beh, buona giornata).

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