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La tv e le donne: un documentario da non perdere.

http://tv.repubblica.it/copertina/il-corpo-delle-donne-il-documentario/36834?video&ref=hpmm. (Beh, buona giornata).

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Attualità Società e costume

Il caso della fanciulla che chiama papi il premier: in Italia i diritti e la dignità delle donne rimangono sempre sulla carta. Velina.

Rotto l’incantesimo del nuovo Don Rodrigo di GAD LERNER-Repubblica.

Forse ora la smetterà d’insistere sulla propria esuberanza sessuale, sulle belle signore da palpare anche tra le macerie del terremoto e sulle veline che purtroppo non sempre può portarsi dietro.

A quasi 73 anni d’età, Silvio Berlusconi si trova per la prima volta in vita sua a fare davvero i conti con l’universo femminile così come lui l’ha fantasticato, fino a permearne la cultura popolare di massa di questo paese. Lui, per definizione il più amato dalle donne, sente che qualcosa sta incrinandosi nel suo antiquato rapporto con loro.

Le telefonate notturne a una ragazzina, irrompendo con la sproporzione del suo potere – come un don Rodrigo del Duemila – dentro quella vita che ne uscirà sconvolta. E poi il jet privato che le trasporta a gruppi in Sardegna per fare da ornamento alle feste del signore e dei suoi bravi. Ricompensate con monili ma soprattutto con aspettative di carriera, di sistemazione. L’immaginario cui lo stesso Berlusconi ha sempre alluso nei suoi discorsi pubblici è in fondo quello di un’Italietta anni Cinquanta, la stagione della sua gioventù: vitelloni e case d’appuntamento; conquista e sottomissione; il corpo femminile come meta ossessiva; la complicità maschile nell’avventura come primo distintivo di potere. Nel mezzo secolo che intercorre fra le “quindicine” nei casini e l’uso improprio dei “book” fotografici di Emilio Fede, riconosciamo una generazione di italiani poco evoluta, grossolana nell’esercizio del potere.

Di recente Lorella Zanardo e Marco Maldi Chindemi hanno riunito in un documentario di 25 minuti le modalità ordinarie con cui il corpo femminile viene presentato ogni giorno e a ogni ora dalle nostre televisioni, con una ripetitiva estetica da strip club che le differenzia dalle altre televisioni occidentali non perché altrove manchino esempi simili, ma perché da nessuna parte si tratta come da noi dell’unico modello femminile proposto in tv. La visione di questa sequenza di immagini e dialoghi è davvero impressionante (consiglio di scaricarla da www. ilcorpodelledonne. com). Viene da pensare che nell’Italia clericale del “si fa ma non si dice” l’unico passo avanti compiuto nella rappresentazione della donna sia stato di tipo tecnologico: plastificazione dei corpi, annullamento dei volti e con essi delle personalità, fino a esasperare il ruolo subalterno, spesso umiliante, destinato nella vetrina popolare quotidiana alla figura femminile senza cervello. Cosce da marchiare come prosciutti negli spettacoli di prima serata, con risate di sottofondo e senza rivolta alcuna delle professioniste, neppure quando uno dopo l’altro si sono susseguiti gli scandali tipicamente italiani denominati Vallettopoli.

In tale contesto ha prosperato il mito del leader sciupafemmine, invidiabile anche per questo. Fiducioso di godere della complicità maschile, ma anche della rassegnata subalternità di coloro fra le donne che non possano aspirare a farsi desiderare come veline.

Tale è stata finora l’assuefazione a un modello unico femminile – parossistico e come tale improponibile negli Stati Uniti, in Francia, nel Regno Unito, in Germania, in Spagna – da far sembrare audacissima la denuncia del “velinismo politico” quando l’ha proposta su “FareFuturo” la professoressa Sofia Ventura. Come se la rappresentazione degradante della donna nella cultura di massa non avesse niente a che fare con la cronica limitazione italiana nell’accesso di personalità femminili a incarichi di vertice. Una strozzatura che paghiamo perfino in termini di crescita economica, oltre che civile.

Così le ormai numerose indiscrezioni sugli “spettacolini” imbanditi nelle residenze private di Berlusconi in stile harem – mai smentite, sempre censurate dalle tv di regime – confermano la gravità della denuncia di Veronica Lario: “Figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica”. Una sistematica offesa alla dignità della donna italiana resa possibile dal fatto che “per una strana alchimia il paese tutto concede e tutto giustifica al suo imperatore”.

Logica vorrebbe che dopo le ripetute menzogne sulla vicenda di Noemi Letizia tale indulgenza venga meno.
La cultura misogina di cui è intriso il padrone d’Italia – ma insieme a lui vasti settori della società – risulta anacronistica e quindi destinata a andare in crisi. Si rivela inadeguata al governo di una nazione moderna.
Convinto di poter dominare dall’alto, con l’aiuto dei suoi bravi mediatici, anche una realtà divenuta plateale, l’anziano don Rodrigo del Duemila per la prima volta rischia di inciampare sul terreno che gli è più congeniale: l’onnipotenza seduttiva, la cavalcata del desiderio. L’incantesimo si è rotto, non a caso, per opera di una donna. (Beh, buona giornata).

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Attualità Popoli e politiche

Chi non fa le riforme, non fa l’amore.

Sciopero del sesso in Kenya/ Le donne vogliono riforme e non si concedono. Anche le escort aderiscono-da blitzquotidiano.it

Ci sono tanti modi per fare politica e in Kenya le donne ne hanno scelto uno che potrebbe essere più efficace di altri: lo sciopero del sesso, che peraltro ha un precedente illustre 2.500 anni fa nella Lisistrata di Aristofane.

Il motivo che ha indotto le attiviste del G-10, un gruppo che raccoglie organizzazioni femminili, a negare ai rispettivi mariti o compagni le loro grazie per una intera settimana sono le continue beghe all’interno della coalizione governativa che paralizzano il Paese, a quanto riferisce la Cnn. Le donne, invece, vogliono riforme.

Patricia Nyaundi, direttrice della Federation of Women Lawyers kenyota, ha intenzioni talmente serie che nello sciopero sta cercando di coinvolgere anche le prostitute, che verrebbero regolarmente risarcite dei perduti guadagni.

Le attiviste del G-10 hanno sollecitato ad aderire allo sciopero anche le mogli del presidente Mway Kibaki e del primo ministro Raila Odinga. Quest’ultima non ha avuto esitazioni ed ha dichiarato di essere d’accordo sullo sciopero ”al cento per cento”. (Beh, buona giornata).

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Attualità Popoli e politiche

L’8 marzo visto da Hillary Clinton

di HILLARY CLINTON da repubblica.it

Durante un mio viaggio in Cina, undici anni fa, ebbi la possibilità di incontrare un gruppo di donne che mi parlarono del loro impegno per migliorare la condizione della donna nel loro Paese. Il loro racconto fu una vivida illustrazione delle sfide affrontate dalle donne. Discriminazione nel lavoro, inadeguatezza della sanità, violenza domestica, leggi antiquate che ostacolano il progresso delle donne. Ho rincontrato alcune di queste donne qualche settimana fa, durante la mia prima visita in Asia come Segretario di Stato. In questa occasione, mi hanno parlato dei progressi compiuti negli ultimi 10 anni. Eppure, nonostante qualche importante passo avanti, dal loro racconto emerge indubbio il fatto che gli ostacoli e le disuguaglianze permangono, come in molte altre parti del mondo.

Ho sentito storie simili alle loro in ogni continente, e in ogni continente le donne sono alla ricerca di opportunità per partecipare pienamente alla vita politica, economica e culturale del loro paese. L’8 marzo, celebrando la Giornata internazionale della donna, abbiamo l’opportunità di valutare sia i progressi compiuti sia le sfide posteci davanti e di riflettere sul ruolo vitale che le donne devono svolgere per contribuire a risolvere le complesse sfide globali del secolo XXI.

I problemi che oggi ci troviamo ad affrontare sono troppo grandi e troppo complessi per poter essere risolti senza la piena partecipazione delle donne. Rafforzare i diritti delle donne non è solo un obbligo morale continuo, bensì anche una necessità, ora che dobbiamo fare fronte a una crisi globale, alla diffusione del terrorismo e delle armi nucleari, ai conflitti regionali che minacciano la vita delle famiglie e delle comunità, al cambiamento climatico e ai pericoli che esso rappresenta per la salute e per la sicurezza degli abitanti del mondo.

Queste sfide ci costringono a mettere in gioco tutto ciò che abbiamo. Non le supereremo con le mezze misure. Ma ancora troppo spesso, su queste questioni e su tante altre, metà della popolazione del mondo è lasciata indietro.

Oggi le donne alla guida di governi, imprese e organizzazioni non governative sono più numerose che nelle generazioni precedenti. Tuttavia, questo dato positivo ha un’altra faccia. Le donne costituiscono ancora nel mondo la maggioranza della popolazione povera, malnutrita e senza istruzione. Sono ancora soggette agli stupri usati come arma tattica nelle guerre e ad essere vittime dei trafficanti di esseri umani in una impresa criminale globale da un miliardo di dollari.

Gli omicidi di onore, le mutilazioni, la mutilazione genitale femminile e altre pratiche violente e degradanti perpetrate contro le donne sono ancora tollerate in troppi luoghi del mondo. Solo pochi mesi fa, in Afghanistan, una giovane donna è stata aggredita mentre andava a scuola da uomini contrari al fatto che ricevesse una istruzione. L’acido gettatole sul volto le ha danneggiato la vista in maniera permanente, ma il tentativo di terrorizzare questa ragazza e la sua famiglia è fallito. La ragazza ha detto: “I miei genitori mi sostengono nella mia volontà di continuare a frequentare la scuola, anche se dovessi morire”.

Il coraggio e la risolutezza di questa giovane donna dovrebbero ispirarci a tutti noi – donne e uomini – per dare il massimo dei nostri sforzi per garantire che alle ragazze e alle donne siano riconosciuti i diritti e le opportunità che meritano.

In particolare, posto che ci troviamo nel mezzo di una crisi finanziaria, è importante ricordare un dato che ricerche sempre più abbondanti dimostrano: il sostegno alle donne è un investimento ad alto rendimento, che produce come risultato economie più forti, società civili più vivaci, comunità più sane e una pace e una stabilità maggiori. Investire nelle donne è, inoltre, un modo di aiutare le generazioni future, perché le donne tendono a usare la maggior parte del loro reddito per cibo, medicine e istruzione per i loro figli.

Anche nei paesi avanzati, il potere economico delle donne è ancora lontano da una sua piena realizzazione. In molti paesi le donne continuano a guadagnare molto meno degli uomini pur svolgendo le stesse mansioni – un divario per colmare il quale, il presidente Obama ha fatto un passo avanti firmando la legge Lilly Ledbetter Fair Pay Act che rafforza le donne nella loro capacità di lottare contro la discriminazione nella retribuzione.

Alle donne deve essere data l’opportunità di lavorare in cambio di salari equi, di avere accesso al credito e di intraprendere attività. Le donne meritano l’uguaglianza nell’ambito politico, con pari opportunità sia nell’accedere alle urne elettorali sia nel rivolgersi ai propri governanti o presentarsi come candidato. E hanno il diritto di mandare i figli a scuola – i maschi e le femmine. Le donne hanno inoltre un ruolo vitale da svolgere nella conquista della pace e della stabilità in tutto il mondo. Nelle regioni lacerate dalla guerra, sono spesso le donne a trovare il modo di superare le differenze e di scoprire il terreno dove c’è comunità di interessi.

Nei miei viaggi nelle varie regioni del mondo in questo mio nuovo ruolo, terrò sempre presenti le donne che ho incontrato in ogni continente: donne che hanno lottato contro ostacoli straordinari per cambiare le leggi per poter possedere della proprietà, per avere diritto a sposarsi o a frequentare la scuola, per sostenere le loro famiglie e, persino, per adoperarsi per mantenere la pace.

Il mio impegno sarà quello di dare voce e di diffondere la lotta per questi diritti, lavorando con le mie controparti nelle altre nazioni, nonché con le organizzazioni non governative, con le imprese e con le singole persone per continuare a esercitare una pressione attorno a questi temi. Realizzare il pieno potenziale e la promessa delle donne e delle ragazze non è soltanto una questione di giustizia, ma è utile anche per rafforzare la pace, il progresso e la prosperità per le generazioni future in tutto il mondo. (Beh, buona giornata).
Traduzione di Guiomar Parada

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