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Il crollo della Casa dello Studente de l’Aquila non fu colpa del terremoto. Ora qualcuno dovrà rispondere del fatto di aver costruito un edificio pubblico senza un pilastro portante.

L’Aquila: mancava pilastro portante nella Casa dello studente-blitzquotidiano.it
I periti nominati dalla Procura della repubblica hanno constatato la grave dissimmetria strutturale nell’area di aggancio delle tre ali che formavano l’edificio; scadente e disomogenea anche la qualità del calcestruzzo realizzato all’epoca con metodi empirici

Rimasero intrappolati sotto le macerie della Casa dello studente a L’Aquila. Morirono otto ragazzi: colpa del terremoto, si disse allora. La realtà è ben diversa. Sono stati uccisi e adesso è possibile sapere i nomi degli assassini. Ora qualcuno dovrà rispondere del fatto di aver costruito un edificio pubblico senza un pilastro portante. Qualcuno dovrà spiegare perchè metteva la sabbia nel cemento armato. E perchè non ha provveduto a verifiche e manutenzioni obbligatorie per legge. E stiamo parlando di una zona altamente sismica.

Le perizie sul crollo della Casa dello studente hanno portato alla luce ciò che si sospettava. Il grumo di responsabilità a tutti i livelli, nascosto dall’onda emotiva seguita al sisma, rivela l’inquietante normalità con cui in Italia si aggirano norme e regolamenti. Il terremoto avrebbe causato meno vittime. Troppo comodo accusare la tragica fatalità.

L’ala nord della casa dello studente dell’Aquila ha infatti collassato anche per la mancanza di un pilastro portante, causando la morte di 8 studenti la notte del 6 aprile scorso. E’ questa la clamorosa e drammatica novità emersa dalla perizia consegnata al procuratore capo dell’Aquila Alfredo Rossini, dai consulenti Francesco Benedettini e Antonello Salvatori, nell’ambito dell’inchiesta che vede indagati, per omicidio colposo, disastro colposo e lesioni, 15 tra tecnici e costruttori.

Gli esperti hanno rilevato la grave «dissimmetria strutturale» nell’«area di aggancio» delle tre ali che formavano la Casa dello studente, che ha una pianta a trifoglio. In tale area mancava un pilastro e la notte del terremoto l’edificio è rovinato al suolo. Il disastro è avvenuto, sottolineano i tecnici, per un terremoto “di magnitudo moderata” e comunque non distruttiva. Il terreno sul quale l’edificio poggiava era buono e privo di sedimenti alluvionali. Pertanto le responsabilità del crollo, sempre secondo la perizia, sarebbero da ricercare nei metodi di costruzione e nelle insufficienti verifiche successive.

Sempre secondo i tecnici a influire sulla rovinosa caduta dell’ala nord, l’unica crollata delle tre, sarebbero stati anche alcuni interventi successivi nelle strutture come l’eliminazione di alcuni tramezzi per fare posto a vetrate, per rendere più spaziosa la hall, e per la demolizione di travi e pilastri per alloggiare tubazioni e canalizzazioni.

Anche l’anno di costruzione dell’edificio, il 1965, è stato un elemento preso in considerazione dai periti nominati dal Tribunale. In origine doveva essere un magazzino, ma soprattutto, si rileva nella perizia, a quell’epoca il calcestruzzo veniva confezionato direttamente in cantiere in quantitativi ridotti e metodi empirici mentre oggi viene fornito dalle centrali di betonaggio che assicurano una qualità costante. Quel tipo di lavorazione ha portato ad un prodotto fortemente disomogeneo e scadente.

Infine un’ultima annotazione riguarda la scelta, definita negligente e errata, della recente installazione sul tetto dell’ala nord di un impianto di pannelli solari che ha agravato la struttura di un sovraccarico di 400 chili.(Beh, buona giornata).

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