Categorie
Leggi e diritto Popoli e politiche

Il caso Battisti: dite al ministro Frattini che chi è causa del suo male, piange se stesso (e il suo “padrone” politico).

di MARCO DAMILANO-http://damilano.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/01/02/battisti-ditalia/

«Basta con le dottrine che difendono i latitanti», tuona il ministro degli Esteri Franco Frattini a proposito di Cesare Battisti. «Con tutto il rispetto per il presidente Lula, non è l’Italia il paese dei desaparecidos, non è che qui in galera si tortura, si uccide o si fanno sparire i detenuti». Giusto, giustissimo. Con tutto il rispetto per il ministro Frattini, però, si poteva evitare di far cadere in equivoco il brasiliano Lula anche con talune descrizioni della nostra macchina giudiziaria arrivate dall’Italia, e da sedi autorevoli. «In Italia siamo tutti spiati, ci sono 150mila telefoni sotto controllo. Così non siamo in un paese civile, non è una vera democrazia». «L’Italia non è davvero un paese democratico: la sovranità non appartiene al popolo ma a certi giudici, sono una metastasi». Quest’ultima affermazione, formulata da Silvio Berlusconi proprio in Brasile, a San Paolo, lo scorso 29 giugno, potrebbe aver indotto Lula a pensare che in Italia la democrazia è sospesa e che siamo in mano a una dittatura.

Dice Frattini: basta con la difesa dei latitanti. Giusto: ma come fa a gridarlo l’esponente di un partito che ha sempre considerato, per fare un esempio, Bettino Craxi un esule politico e non invece un latitante condannato per tangenti da riportare in Italia (e da curare e da trattare con umanità, certo, ma questo è un discorso che riguarda qualsiasi detenuto)? Un anno fa il ministro degli Esteri era in prima fila ad Hammamet per commemorare Craxi: «è stato un grande uomo di Stato», si pavoneggiò in quell’occasione, «è un dovere morale essere qui. Un gesto di ribellione contro l’ingiustizia di certa giustizia italiana». Lula sottoscriverebbe, Battisti pure: anche lui si ribella.

Afferma Frattini: in Italia non c’è una giustizia che tortura. Benissimo: ma perché, allora, i berlusconiani da anni sono impegnati in una guerra senza quartiere contro la magistratura in blocco, considerata come un impedimento a governare o, peggio ancora, eversiva e golpista, fino a progettare uno scudo che salvi il premier dai processi? Cercano di sfuggire ai tribunali e, in caso di condanna, gridano alla sentenza politica, da non riconoscere: esattamente come Battisti e i suoi amichetti (tra cui la scrittrice Fred Vargas: il suo personaggio, il commissario Adamsberg, “spalatore di nuvole”, non la riconoscerebbe, intenta com’è a spalare cavilli giuridici, ignoranza storica e disumana lontananza dai sentimenti delle vittime. Ha un lettore in meno, almeno).

Attenzione: Craxi non è Battisti, e neppure Berlusconi. E il terrorismo politico e gli omicidi non sono neppure moralmente paragonabili al reato di finanziamento illecito. Ma le reazioni sono simili: gli stessi tic, gli stessi alibi, le stesse accuse contro la magistratura che sarebbe politicizzata e di parte. Non è una convergenza casuale. Già negli anni Settanta c’era una parte della società italiana che lavorava e faticava per dare un senso al vivere insieme: gli eroi anonimi, borghesi, nella pubblica amministrazione, nella scuola e nelle università, nelle fabbriche. E un’altra parte che invece considerava lo Stato un mostro da distruggere, le istituzioni democratiche un fantoccio, le persone che queste istituzioni incarnavano simboli da abbattere. Una cultura molto più diffusa di quanto si pensi, che unisce ex terroristi rossi e ex terroristi neri (si fecero vedere tutti insieme, due anni fa, alla presentazione di un libro sulla strage di Bologna, in un ributtante abbraccio collettivo, il fotografo di Dagospia Umberto Pizzi se ne andò indignato), ma anche chi negli stessi anni militava in logge massoniche occulte con lo stesso obiettivo: rovesciare la Costituzione.

Sì, c’è una cultura che accomuna alcuni amici di Battisti e alcuni amici del premier, e che spiega perché mai alcuni esponenti ex Lotta Continua e ex Potere Operaio si siano ritrovati a scrivere sui giornali della destra berlusconiana e a inneggiare alla rupture operata dal Cavaliere. La rottura con le regole dello Stato democratico, l’indifferenza per le istituzioni, il disprezzo per i servitori dello Stato, siano essi un commissario di polizia o un carabiniere o un magistrato o un giornalista o un operaio (perché Walter Tobagi e Guido Rossa sono stati due grandi servitori dello Stato). Il giudice Emilio Alessandrini, assassinato a Milano da Prima Linea dopo aver indagato su piazza Fontana, nel ‘79 aveva solo 37 anni: fosse vissuto quindici anni di più sarebbe stato probabilmente considerato una toga rossa o addirittura un eversore.

Quel terrorismo nero e rosso ci ha strappato gli uomini migliori, la mafia ha fatto il resto. Ci restano i Cesare Battisti: un piccolo, volgare criminale che ha trovato una valvola di sfogo per il suo sadismo sotto l’ombrello della lotta politica e che nel suo narcisismo infinito oggi godrà nel vedersi al centro di uno scontro internazionale. Ma non è un caso isolato. Sono tanti i Battisti d’Italia, mascherati da rivoluzionari, furbastri e impuniti, nel paese dell’illegalità, dove gli uomini delle istituzioni continuano a essere derisi e insultati, le vittime a restare senza giustizia e la memoria collettiva a essere tradita.

Share
Categorie
democrazia Media e tecnologia

Come il direttore del Tg Uno si guadagna lo stipendio.

L’Osservatorio di Pavia realizza per la Commissione di Vigilanza sulla Rai i un rapporto mensile. Secondo l ‘Osservatorio nel mese di Aprile il il Tg1 (il tv governativo, diretto da Augusto Minzolini) ha riservato a tutti i partiti di opposizione (Pd, Udc e Idv in particolare) il 19,6% degli spazi. Il resto se lo spartiscono il governo (43,2%) e i partiti di maggioranza (15%). Ancora più evidente lo squilibrio se si guarda ai politici più presenti in video: sui primi tre gradini del podio ci sono tre esponenti del centrodestra: al primo posto c’è ovviamente Berlusconi, che sul Tg1 delle 20 ha parlato per 667 secondi. Più del doppio del tempo riservato al secondo classificato, il presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha fatto sentire la sua voce per 314 secondi, tallonato dal ministro degli Esteri Franco Frattini con 294 secondi. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Attualità democrazia Leggi e diritto Popoli e politiche

I tre di Emergency sono liberi. Rimane il fatto che il Governo italiano si è comportato come se fossero stati sequestrati. Se fossero, invece, stati legalmente arrestati la magistratura afghana, non la diplomazia li avrebbe liberati. O l’Afghanistan non è uno stato di diritto, oppure i servizi di sicurezza afghani si sono comportati come sequestratori Talebani. Ultima domanda: è questa la democrazia che stiamo “esportando”?

(Fonte: AGI)
“Il governo ha operato con discrezione e collaborazione tra Farnesina e intelligence, con determinazione ma senza raccogliere polemiche interne”. E’ quanto ha sottolineato Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi, insieme a Franco Frattini, Ministro degli esteri per esprimere soddisfazione per la liberazione degli operatori Emergency.

(Fonte: Agenzia ANSA):
Sono stati rilasciati dopo otto giorni di detenzione i tre cooperanti di Emergency, l’infermiere Matteo Dell’Aira, il chirurgo Marco Garatti e il logista Matteo Pagani, arrestati sabato 10 aprile dalle autorità afghane a Lashkar-gah. Ecco in sintesi le tappe della vicenda:

10 APRILE – Con un blitz nell’ospedale di Emergency di Lashkar-gah nella provincia di Helmand, i servizi di sicurezza afghani (Nsd) arrestano i tre italiani, insieme ad altri sei cooperanti afghani, con l’accusa di preparare un attentato kamikaze contro il governatore della provincia, Gulab Manga. In una stanza della struttura ospedaliera vengono trovati giubbotti esplosivi, bombe a mano e armi. Il fondatore dell’Ong, Gino Strada, definisce “ridicole” le accuse e chiede al governo italiano di intervenire. In una nota la Farnesina ribadisce “la linea di assoluto rigore contro qualsiasi attività di sostegno diretto o indiretto al terrorismo” e allo stesso tempo riconferma “il più alto riconoscimento al personale civile e militare impegnato in Afghanistan per le attività di pace”.

11 APRILE – L’ambasciatore italiano a Kabul, Claudio Glaentzer, incontra i tre fermati in una struttura dei servizi di sicurezza afghani, trovandoli “in buone condizione”. Il giornale britannico Times diffonde la notizia secondo cui i tre italiani avrebbero “confessato” il proprio ruolo nel complotto per uccidere il governatore, citando il suo portavoce, Daoud Ahmadi, mentre secondo la Cnn sarebbero accusati anche dell’uccisione dell’interprete di Daniele Mastrogiacomo, l’inviato di Repubblica sequestrato nel 2007. Gino Strada accusa il governo Karzai di aver “sequestrato” i tre italiani e parla di “una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un’offensiva militare in quelle regioni”.

12 APRILE – Per il ministro degli Esteri Franco Frattini parlare di sequestro è “una polemica politica che non aiuta i nostri connazionali”. I tre, aggiunge, “non sono stati abbandonati” dal governo italiano. Frattini annuncia inoltre che inizialmente erano stati “trattenuti” anche altri cinque operatori dell’Ong, tra cui quattro italiane, poi lasciati andare. Nessuna accusa ufficiale viene ancora formulata nei confronti dei cooperanti di Emergency, mentre il portavoce del governatore di Helmand smentisce di aver parlato di confessione e che i tre avessero legami con al Qaida.

13 APRILE – Frattini annuncia una lettera al presidente afghano Karzai per chiedere di accelerare le indagini, mentre la procura di Roma apre un fascicolo senza ipotesi di reato né indagati.

14 APRILE – In un’audizione al Parlamento, Frattini si dice “insoddisfatto” delle risposte finora avute dal governo afghano e spiega che in una lettera a Karzai il premier Silvio Berlusconi chiederà “risposte concrete”. Il titolare della Farnesina annuncia anche che uno dei tre “potrebbe essere presto liberato”.

15 APRILE – Dell’Aira, Garatti e Pagani vengono trasferiti dall’Helmand a Kabul. Continua la polemica tra Gino Strada e la Farnesina. Emergency designa l’avvocato Afzal Nooristani, come difensore dei tre italiani, ma al legale non viene consentito di incontrarli.

16 APRILE – L’ambasciatore Glaentzer, insieme all’inviato di Frattini in Afghanistan Massimo Iannucci, ottiene il permesso di incontrare, uno alla volta, i tre cooperanti italiani detenuti in una struttura dell’Nsd nei pressi di Kabul, trovandoli in buone condizioni di salute e di detenzione. Intanto Gino Strada non esclude un ruolo dei militari britannici nell’arresto dei tre operatori, ma un portavoce del Foreing Office precisa: le truppe britanniche sono entrate nell’ospedale di Emergency solo in un secondo momento, su richiesta delle forze afghane, per renderlo sicuro. L’ospedale viene chiuso e i pazienti più gravi trasferiti in quello governativo di Bost.

17 APRILE – A Roma manifestazione di sostegno ai tre arrestati. In piazza San Giovanni sono 50mila i partecipanti secondo Emergency. Intanto a Kabul Iannucci incontra Karzai che assicura un’inchiesta “chiara e trasparente”. L’inviato di Frattini annuncia in serata di aver trasmesso alle autorità afghane una proposta del ministro che possa portare a “una rapida soluzione” della vicenda.

18 APRILE – Per tutto il giorno si rincorrono voci di un imminente rilascio dei tre. Intorno alle 16.00 la notizia della liberazione data dal ministro degli Esteri Franco Frattini. (Beh, buona giornata).

Share
Categorie
Leggi e diritto Popoli e politiche

Il contributo dell’Italia alla crescita dell’idea dell’Europa è affidata a un semplice dibattito al Parlamento europeo sulla leggittimità del crocefisso nelle aule delle scuole italialiane. L’entusiasmo della Gelmini e di Frattini, due ammennicoli del governo Berlusconi. Il commento di Giorgia, una persona normale, che magari dalla Ue si sarebbe aspettata qualcosa di più interessante.

La notizia.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto l’appello presentato da Roma dopo la sentenza dello scorso anno
Il ministro Gelmini: “Successo dell’Italia nel riaffermare rispetto delle tradizioni cristiane e identità culturale del Paese”
Crocifisso, Strasburgo dice sì al ricorso italiano.Il caso sarà esaminato dalla Grande Camera.-repubblica.it

La Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza che ha sostanzialmente bocciato, il 3 novembre scorso, la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Il caso sarà quindi esaminato nei prossimi mesi dalla Grande Camera che, spiega la sentenza odierna della Corte di Strasburgo, si pronuncerà con un verdetto definitivo. Questo ultimo passaggio, aggiunge ancora il documento, “non è obbligatorio ma, nella pratica, è quasi sistematico”. La composizione della Grande Camera, sottolinea la sentenza, “sarà definita in uno stadio ulteriore”.

La notizia è stata appresa dal ministro degli Esteri Franco Frattini con “vivo compiacimento”: “E’ con soddisfazione che constato che sono stati accolti i numerosi e articolati motivi di appello che l’Italia aveva presentato alla Corte”, ha detto il ministro. Positivo anche il commento del deputato del Pd Enrico Farinone, vicepresidente della Commissione Affari Europei: “Non è negando il nostro passato che possiamo guardare al futuro di questo continente”, ha detto il deputato. Soddisfatta anche il ministro dell’Istruzione: “E’ un grande successo dell’Italia – ha dichiarato Mariastella Gelmini – nel riaffermare il rispetto delle tradizioni cristiane e l’identità culturale del Paese, ma è anche un contributo all’integrazione che non va intesa come un appiattimento e una rinuncia alla storia e alle tradizioni italiane”.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 aveva chiesto all’istituto statale ‘Vittorino da Feltre’ di Abano Terme, in provincia di Padova, frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. Dopo essersi inutilmente rivolta ai tribunali italiani aveva fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che aveva sentenziato che la presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche costituisce “una violazione dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni” e una violazione alla “libertà di religione degli alunni”. Sulla sentenza il governo italiano aveva presentato ricorso.

Questa la notizia. Questo il commento.
E l’Italia si rimette in croce– di GIORGIA SPINA.

Una canzone di un noto musical cantava “Se il mondo fosse un gambero che a retromarcia va…” e nessuno, forse, pensava che un giorno quella strofa sarebbe diventata un’affermazione affatto ipotetica.
Questa volta il teatro che mette in scena la commedia non è il Sistina, ma l’Italia, e forse a questo punto sarebbe più corretto chiamarlo teatrino. Il cast è internazionale e di alto calibro: la Corte di Strasburgo.
Il copione è sempre lo stesso: tutto quello che si può mettere in atto per diventare un Paese degno di maiuscola, si vanifica con l’ingresso in scena dell’antagonista, il regresso.
E’ notiizia dell’ultima ora: la Corte di Strasburgo ha accolto il ricorso del nostro paesello che rivendicava il crocefisso nelle scuole, offeso dai dissacratori e dagli eretici che invece “erano pronti a farne legna da ardere”. Eh sì, perché alla fine della fiera questo è quello che tutti hanno pensato. I concetti di apertura e d’internazionalità appartengono ad altri vocabolari, di certo non al nostro.
E così l’Italia, non contenta della crisi, decide anche di rimettersi in croce. Sempre la stessa.
A quanto pare il vecchio lupo non vuole perdere né il pelo né il vizio.
E lo spettacolo continua. Attendiamo i colpi di scena. Sempre all’italiana, s’intende. (Beh, buona giornata).

Share
Categorie
Attualità

Quando è il Capo della protezione civile a provocare un terremoto.

HAITI:CLINTON,PROFONDAMENTE OFFESA DA CRITICHE STRANIERE (fonte: Agi)

Hillary Clinton si e’ detta “profondamente offesa” dalle critiche straniere al modo in cui gli Stati Uniti hanno gestito l’emergenza terremoto ad Haiti, e ha ribadito che Washington sta facendo tutto il possibile per aiutare il Paese caraibico. “Sono profondamente offesa dagli attacchi rivolti al nostro Paese, alla generosita’ della nostra gente e alla leadership del nostro presidente che sta tentando di rispondere alle condizioni disastrose dopo questo terremoto”, ha detto il capo della diplomazia americana. Clinton non ha fatto riferimenti a singole critiche ma ha spiegato che “parte della stampa internazionale ha frainteso o deliberatamente travisato” la decisione dell’amministrazione americana di inviare ad Haiti soldati oltre ai civili. Beh, buona giornata

Share
Categorie
Attualità democrazia

Un’altra imbarazzante intervista a proposito di Silvio e il suo harem elettorale (?!).

“La Brambilla chiedeva per le liste nomi di belle ragazze con il book”.Le foto dovevano valorizzare il lato estetico delle aspiranti europarlamentari di ANTONELLO CAPORALE-Repubblica

E’ il suo ultimo giorno da eurodeputato. Raccoglie le sue cose, prima dell’addio a Strasburgo. Marcello Vernola, pugliese e figlio di papà (dc, ministro dei Beni culturali) si è reso protagonista di una plateale contestazione a Berlusconi dopo non essere stato ricandidato. Superlativo il ricordo che ha affidato ai giornali delle ragioni che – a suo avviso – hanno interrotto la brillante carriera politica. Secondo Vernola, Denis Verdini, coordinatore del partito, alle sue rimostranze per l’ingiustizia che stava per subire, gli domandò: “Tu mica c’hai le poppe?”.

Verdini ha smentito.
“Ho buona memoria e ricordo anche che con una nota di colore – quasi a rincuorarmi – riferì che quando si tenne quello stravagante seminario politico per belle donne, sua moglie gli avesse chiesto di tornarsene a casa: “Oramai che ci fai lì?””.

Chiunque potrebbe dire che lei parla per vendicarsi.
“Chiunque ha delle responsabilità in quel partito sa che io dico la verità. Il senatore Quagliariello e il ministro Frattini mi confidarono le loro perplessità a tenere lezioni di politica a una platea così originale ed eccentrica”.

Le cui fila era stato chiamato in qualche modo a infittire.
“Avevo aderito ai Circoli della libertà della Brambilla, divenendone membro dell’esecutivo nazionale. Alle politiche Michela ci chiese di proporre per la candidatura nomi di ragazze corredando i curricula con book fotografici”.

Book?
“Donne di bella presenza. Il corredo fotografico doveva servire a rendere percepibile il lato estetico della candidatura”.

Lei selezionava e inviava alla Brambilla.
“E la Brambilla inoltrava a Berlusconi”.

Qual è stato il criterio adottato?
“Io indicavo donne che avessero una storia da proporre, una cifra culturale o imprenditoriale. Per esempio ho proposto Gabriella Genisi, organizzatrice del festival letterario di Polignano a mare. Un appuntamento culturale molto noto a cui, siamo nel luglio 2007, non manco di partecipare Sandro Bondi”.

Quando iniziano i suoi problemi in Forza Italia?
“L’adesione a quei circoli mi rese nemico acerrimo di Raffaele Fitto. La nomenklatura di Forza Italia subì come un grave affrontò la corsa solitaria al potere, allora pareva inarrestabile, della Brambilla”.

Non era gradito.
“Ricordo perfettamente che alle Europee le ragazze da candidare dovevano essere otto. E ricordo altrettanto nitidamente le voci sui nomi di Patrizia D’Addario e Angela Sozio”.

Chi glieli aveva comunicati il numero delle veline e i nomi?
“Ambienti bene informati. E ho la convinzione che lo fossero davvero. Capito che il mio destino era segnato, chiesi udienza a Berlusconi che mi ricevette nella caserma di Coppito. Mi disse: “Ho in mente una rivoluzione. Voglio candidare ragazzi e ragazze””.

E capì.
“Capii che per me era finita, anche se lui mi aveva garantito la ricandidatura. Con il senno del poi compresi quella domanda che mi aveva fatto lasciandomi interdetto: “Ma quand’è che mi presenti le tue amiche baresi?”. (Beh, buona giornata).

Share
Categorie
Attualità democrazia

Il complotto demo- pluto- giudaico- massonico contro Berlusconi.

“Si pubblicano articoli in Italia, vengono tradotti in inglese e inviati nelle redazioni di Londra e Bruxelles, e quindi ripubblicati in Italia creando una rete promossa da italiani nemici dell’Italia nel mondo, una rete di stampa internazionale ostile al Governo di Roma”. Franco Frattini, ministro degli Esteri dixit. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Popoli e politiche

Il Finalcial Times detta l’agenda del ministro degli Esteri italiano. Frattini prende nota.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annullato la visita in Iran prevista per oggi.

La prevista visita di Frattini nella capitale iraniana era stata accolta con freddezza dagli ambienti diplomatici europei. Il Financial Times ha sottolineato che Roma è il primo Paese a rompere il fronte europeo che dall’elezione di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza, e dall’inizio della crisi sul nucleare, ha affidato al responsabile della politica estera europea, Javier Solana, il compito di tenere ufficialmente le relazioni con il regime degli ayatollah.

Frattini, scrive il Financial Times, avrebbe voluto mantenere l’effetto “sorpresa”, annunciando la propria presenza a Teheran solo all’arrivo nella capitale iraniana.

La visita non compare nell'”agenda” del ministro sul sito della Farnesina. Il quotidiano economico della City ha registrato sbigottimento per l’iniziativa negli ambienti diplomatici occidentali. Il capo della Farnesina, inoltre, non avrebbe avuto ricevuto alcuna “luce verde” da Washington e un gesto unilaterale dell’Italia, argomenta il quotidiano, avrebbe solo l’effetto di rafforzare Mahmoud Ahmadinejad a meno di un mese dalle elezioni presidenziali. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Leggi e diritto Popoli e politiche

L’attacco di La Russa all’ Unhcr dell’Onu: il ministro degli Esteri cerca di metterci una pezza, ma inciampa su se stesso.

Le organizzazioni internazionali vanno sempre rispettate anche quando sbagliano, e nel giudicare il governo in questo caso sbagliano”. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, a quanto si apprende da ambienti vicini al ministro, riferendosi alla polemica innescata dalle dichiarazioni del responsabile della Difesa, Ignazio La Russa, sull’Unhcr.

“Il rispetto delle regole è garanzia e tutela anche per tutti quegli immigrati regolari che hanno seguito le regole. La politica della sinistra sull’immigrazione e’ a scapito dell’identita’italiana ed europea. – ha aggiunto Frattini – Noto che siamo in piena campagna elettorale eppure si parla poco di Europa.

Il tema della sicurezza deve invece divenire un impegno europeo, non puo’ gravare solo sui paesi del mediterraneo”.

Il Ministro Frattini, evidentemente non si ricorda chi fosse il Commissario europeo alla Sicurezza , fino un hanno fa, quando è stato nominato agli Esteri. Glielo ricordiamo noi: era Franco Frattini, che è stato in carica circa quattro anni. Sarà mica per questo che ” in campagna elettorale si parla poco di Europa?” Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Leggi e diritto Popoli e politiche

Frattini spieghi a La Russa che cos’è l’UNHCR, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati. O nel governo non conta un “fico secco”?

UNHCR è l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees – Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati). L’agenzia fu creata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1950 e di fatto, incominciò ad operare il 1° gennaio 1951.

Stati che ancora si stavano riprendendo dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale volevano accertarsi di avere un’organizzazione forte ed efficace che badasse agli interessi dei rifugiati – o li ‘proteggesse’ nei paesi in cui avevano cercato asilo. L’UNHCR fu anche incaricata di aiutare i governi a trovare “soluzioni permanenti” per i rifugiati.

Il mandato originario dell’UNHCR era limitato ad un programma di tre anni destinato ad aiutare coloro che erano ancora rifugiati della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, gli esodi non solo non cessarono, ma si trasformarono in un fenomeno persistente su scala mondiale. Nel dicembre del 2003, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite abolì l’obbligo per l’agenzia di rinnovare il proprio mandato ogni pochi anni.

Lo statuto dell’UNHCR fu redatto praticamente in simultanea con la Convenzione del 1951 sui Rifugiati; ne consegue che lo strumento chiave del diritto internazionale e l’organizzazione designata al suo monitoraggio sono particolarmente ben sincronizzati.

L’Articolo 35 della Convenzione del 1951 rende esplicita la relazione e richiede agli stati di cooperare con l’UNHCR sulle questioni relative alla messa in vigore della Convenzione stessa e ad eventuali leggi, regolamenti o decreti che gli stati possono redigere e che possono avere un effetto sui rifugiati.

Attività
In base al mandato assegnatogli dalle Nazioni Unite, l’UNHCR ha il compito di fornire e coordinare la protezione internazionale e l’assistenza materiale ai rifugiati ed alle altre categorie di persone di propria competenza, impegnandosi nel ricercare soluzioni durevoli alla loro drammatica condizione. Per fornire protezione ed assistenza l’UNHCR è impegnato in tutto il mondo, direttamente o attraverso agenzie partner governative o non governative, in programmi che coprono entrambi i settori di attività.

Protezione
La protezione internazionale dei rifugiati costituisce il nucleo principale del mandato dell’UNHCR e comprende, tra l’altro, attività quali la registrazione dei rifugiati, la consulenza per la documentazione, la raccolta dati anagrafici e biografici dei richiedenti asilo, la localizzazione sul territorio per la fornitura di protezione e di altre soluzioni durevoli alle esigenze derivanti dalla loro condizione di rifugiati. L’UNHCR è inoltre impegnato nella formazione per tutti gli operatori del settore, governativi e non, al fine di garantire al meglio il rispetto, l’applicazione e la promozione dei diritti dei rifugiati.

Assistenza
L’UNHCR, in base al proprio mandato, è incaricato di fornire assistenza nelle crisi umanitarie ai rifugiati in fuga da situazioni di crisi determinate da eventi politici e non naturali.

Tale assistenza generalmente consiste nel garantire i beni di prima necessità come acqua, cibo, assistenza sanitaria, alloggi temporanei e non (tende, infrastrutture prefabbricate e l’allestimento di veri e propri campi dotati delle basilari infrastrutture). L’assistenza comprende inoltre la fornitura di trasporti per le persone e le cose (coperte, indumenti, medicinali, infrastrutture, utensili vari) e interventi di carattere sociale (assistenza psicologica, sociale, istruzione, formazione professionale).

A seguito del disastroso maremoto del 26 dicembre 2004, su richiesta del Segretario Generale delle Nazioni Unite, per la prima volta nella sua storia l’UNHCR è intervenuto in favore delle vittime di una calamità naturale, mettendo a disposizione tutti i propri operatori, mezzi e proprie risorse presenti nei paesi della regione colpita dallo tsunami.

L’UNHCR in Italia
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è presente in Italia fin dal 1953.

L’ufficio di Roma dell’UNHCR partecipa alla procedura di determinazione dello status di rifugiato in Italia e svolge attività relative a protezione internazionale, formazione e training, diffusione delle informazioni sui rifugiati e richiedenti asilo in Italia e nelle varie aree di crisi in tutto il mondo, sensibilizzazione dell’opinione pubblica e raccolta fondi presso governi, aziende e privati cittadini.

Dal 2006, l’ufficio italiano dell’UNHCR ha ampliato le proprie competenze diventando Rappresentanza Regionale responsabile, oltre che per l’Italia, anche per Cipro, Grecia, Malta, Portogallo, San Marino e Santa Sede, con il ruolo di coordinare le attività regionali in favore di richiedenti asilo e rifugiati presenti in questi paesi. Dal 2009 la Rappresentanza Regionale è responsabile anche per l’Albania.

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: