Categorie
democrazia Media e tecnologia Potere Pubblicità e mass media

Informazione, stampa e televisione nella globalizzazione.

Mentre, come è giusto che sia, ci si occupa del ruolo di Al Jazira nel mondo arabo e ci interroga sui condizionamenti che gli Usa gli avrebbero imposto in questi anni, mentre tutto questo succede, dunque, bisognerebbe fare due conti con la realtà dell’informazione ai tempi della globalizzazione.

Perché se il rapporto tra stampa e potere è sempre stato problematico, in questa epoca l’informazione, soprattutto televisiva, ha assunto un ruolo sproporzionato, sempre più spesso incentrato su una funzione di supplenza della politica, per non dire di alcuni casi in cui il maistream ha letteralmente surrogato partiti, governi, cancellerie.

Se la gestione imperiale dell’Amministrazione Bush impose al modo la guerra preventiva al terrorismo, questo fu possibile per un atteggiamento “patriottico” della stampa americana, un atteggiamento che sorprese un po’ tutti. Ci si è chiesti più di una volta: ma dov’è finito lo spiritaccio indipendente del giornalismo made in Usa, quello che non guarda in faccia a nessuno, men che meno se si tratta dell’inquilino della Casa Bianca?

Negli anni dell’amministrazione Bush, la stampa americana, consapevole della ferita provocata dall’Attacco alle Torri Gemelle ha avuto una condotta, diciamo così, morbida. Cominciavano le grandi difficoltà economiche strutturali della carta stampata, il grande sorpasso informativo della tv su quella che fino allora era stata la supremazia della stampa, cioè l’approfondimento, il commento, la formazione dell’opinione, il dialogo con l’opinione pubblica. Mentre il governo Bush faceva il bello e il cattivo tempo, praticamente senza contraltare, la tv lo ha sostenuto nella sua strategia mediatica. Non dimentichiamo che proprio la tv, la Fox in particolare, ebbe un ruolo strategico per la prima elezione di Bush, ai danni dello sfidante Al Gore.

Dunque non stupisce che Rumsfeld, allora ministro della Difesa degli Usa in guerra contro il terrorismo in Afghanistan e in Iraq, cercasse di addomesticare Al Jazira, visto che c’era riuscito in patria. Né che l’attuale amministrazione Obama, attraverso il ministro degli Esteri, la signora Clinton, cerchi un megafono in Al Jazira per supportare le rivolte della così detta primavera araba.

Non stupisce neppure che l’emiro del Qatar usi Al Jazira per accreditarsi verso gli Usa. Succede regolarmente nel modo occidentale, come dimostra lo scandalo che ha coinvolto Murdoch e Camerun in Uk, perché non nei paesi arabi?

Insomma, per portare avanti i suoi piani di sviluppo, la globalizzazione usa il mainstream, e la tv in particolare, per ridefinire quegli assetti finanziari, quegli equilibri geopolitici, quegli sbocchi ai mercati, quelle politiche commerciali sovrannazionali che la politica ci metterebbe troppo tempo a mettere in atto.

E per stare al passo coi tempi scanditi dal commercio globale, dalla finanza sovrannazionale la politica deve trovare alleanze coi media globali. I quali, a loro volta, rinunciano a porzioni consistenti di indipendenza verso i loro lettori e telespettatori, a favore di un autorevolezza e un accreditamento presso i nuovi poteri forti globali.

Se questo è quanto sta succedendo, ancora più comica è la funzione della tv in Italia rispetto al morente berlusconismo. La tv italiana sembra non vedere altre prospettive che il passato politico dei Berlusconi. Uno come Minzolini, per esempio, è più vicino alla disperazione professionale di un giornalista libico che va in onda e dice che va tutto bene e che Geddafi vincerà, di quanto egli stesso non si renda conto. Se ne accorgono però i telespettatori del TgUno, che continuano a abbondare in massa la rete ammiraglia della tv pubblica italiana. Beh, buona giornata.

Share
Categorie
Attualità Pubblicità e mass media

Bertolaso e Frattini, i nuovi fratelli De Rege (Do you remember:”Vieni avanti, cretino”?).

Il sottosegretario di Stato replica alle polemiche scatenate dal capo della Protezione civile
che poi in serata rettifica: “Non parlavo degli Usa ma delle organizzazioni internazionali”
Haiti, Clinton ironizza su Bertolaso “Le sue critiche? Polemiche da bar”
Frattini ricevuto nella capitale americana: “Apprezziamo molto la vostra leadership”

Il segretario di Stato Hillary Clinton ironizza sulle accuse fatte dal sottosegretario alla Protezione civile, Guido Bertolaso, sulla gestione statunitense degli aiuti in Italia. “Mi sembrano quelle polemiche che si fanno il lunedì dopo le partite di football” ha dichiarato il capo della diplomazia Usa replicando alle parole di Bertolaso. “Ci sono enormi organizzazioni coinvolte ad Haiti – aveva detto in un’intervista su Rai Tre il capo della Protezione civile – e c’è moltissimo da fare, ma la situazione è patetica, tutto si sarebbe potuto gestire molto meglio. Si assiste a una fiera della vanità ma manca una capacità anche di coordinamento e di leadership”.

La Clinton ha ricevuto al dipartimento di Stato Franco Frattini (che aveva intanto già preso le distanze dalle dichiarazioni di Bertolaso) per poi tornare a ringraziare “il grande aiuto e la collaborazione che l’Italia sta dando a Haiti”. “Senza l’esercito sarebbe stato impossibile portare i soccorsi alla popolazione haitiana”, ha detto il segretario di Stato americano. “Per gli Stati Uniti è stato possibile arrivare prima perché Haiti è vicina a noi”.

Dello stesso parere il ministro degli Esteri: “Apprezziamo molto la leadership americana, l’impegno di Obama e dell’amministrazione Usa per Haiti”, ha ribadito. “Stiamo portando una nave (la Cavour, ndr) con elicotteri e carabinieri per garantire l’ordine pubblico, in stretta collaborazione con gli Stati Uniti”.

Hillary Clinton ha ricordato il sisma in Abruzzo: “L’Italia ha sofferto anch’essa un tragico terremoto però ovviamente, la logistica e le infrastrutture di Haiti sono molto diverse da quelle de L’Aquila”. Poi ha ricordato l’amicizia con il ministro degli Esteri Frattini. “Con Franco -ha detto la Clinton – ci siamo sentiti spesso negli ultimi tempi e continueremo a farlo”.

Ma in serata Bertolaso è intervenuto di nuovo sulla vicenda: il suo, ha sostenuto, non era un attacco agli Stati Uniti, che “stanno mettendo in campo uno sforzo importante” per la popolazione di Haiti; ma una “critica alla mancanza di coordinamento delle organizzazioni internazionali” che sta lasciando “migliaia di haitiani abbandonati a se stessi”. E poi ha replicato anche a Frattini: “Respingo l’ipotesi che abbia parlato come reazione emotiva: è noto che sono pagato per stare calmo ma anche per fare le cose per bene”. Il ministro degli Esteri, da Washington, aveva definito le sue critiche “legate ad un elemento emotivo”. Beh, buona giornata.

Share
Follow

Get every new post delivered to your Inbox

Join other followers: