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Italia, 2010: cose che succedono se vai con Renata Polverini (candidata con Berlusconi alla Regione Lazio).

Domenica scorsa non poteva giocare perché squalificato dopo l’espulsione con la Sampdoria e così l’attaccante argentino della Lazio Mauro Zarate, invece di andare nella tribuna vip, è andato nella curva biancoceleste a seguire la partita persa dalla sua squadra a Bari.

E lì è stato “sfruttato” politicamente: si è fatto fotografare insieme a Renata Polverini, candidata del centrodestra alla presidenza della Regione Lazio, e si è lasciato convincere da alcuni ultras ad allungare il braccio nel tipico saluto fascista. Ma c’è subito stato chi lo ha immortalato e ora la foto sta facendo il giro di molti siti internet. Con annesse e inevitabili polemiche, naturalmente. Beh, buona giornata.

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Adesso è chiaro perché Berlusconi ha gestito in modo arrogante lo scandalo liste nel Lazio: sapeva che Polverini era comunque perdente. Ma così facendo ha solo peggiorato le cose.

Regionali Lazio, sondaggio Ipsos. Bonino vince anche a “liste pari”: 50 a 48%-blitzquotidiano.it

Emma Bonino è in vantaggio su Renata Polverini nella corsa alla presidenza della Regione Lazio: la candidata del centrosinistra è infatti davanti alla sua rivale appoggiata dal centrodestra nel sondaggio sulle previsioni di voto effettuato dall’istituto Ipsos. Il dato interessante è che, stando al sondaggio, la Bonino vincerà sia se la lista del Pdl di Roma e provincia rimarrà esclusa, sia se la stessa lista dovesse essere riammessa: nel primo caso il gradimento della Bonino si attesta al 52% contro il 47% della Polverini; nel secondo caso, la Bonino dovrebbe ottenere il 50,5% delle preferenze contro il 48,5% della rivale.

In caso di esclusione della lista del Pdl, i partiti che otterrebbero maggiori vantaggi sono ovviamente gli altri che appoggiano la Polverini: la Lista Renata Polverini passerebbe dal 4,8 al 16%, La Destra di Storace andrebbe dal 2,5 al 4,2%, l’Udc dal 4,5 al 7,5%. Molti elettori del centrodestra probabilmente non andrebbero a votare o si troverebbero in difficoltà: il numero degli elettori che rimarrebbero a casa, sommato a quello degli incerti, salirebbe dal 41,6% a 47,2%.

Un altro dato può aiutare a fornire una spiegazione a questo fenomeno: il 45% degli elettori del Pdl sono fermamente convinti che “la legge è uguale per tutti” e che “se ci sono irregolarità le liste devono essere escluse”. Dunque il “pasticcio” del Lazio potrebbe aver “deluso” molti sostenitori pidiellini.

Nel centrosinistra, la Bonino si dimostra una candidata più “forte” della coalizione che sostiene: infatti in una competizione con la lista pdl i partiti a sostegno della Bonino otterrebbero il 49,6% (rispetto al 50,5% dell’esponente radicale). Se il Pdl rimanesse fuori, i partiti di centrosinistra otterrebbero il 51,6%, rispetto al 52% del candidato a governatore.

In base ai risultati del sondaggio Emma Bonino si presenta come un candidato molto competitivo: una possibile spiegazione potrebbe essere la capacità del leader dei radicali di “racimolare” i voti degli “scontenti” della sinistra. Ma leggendo i dati dello studio Ipsos si scopre invece che la Bonino è molto apprezzata negli ambienti cattolici: tra i “praticanti assidui” il 37% voterebbe per la Bonino, mentre la Polverini (appoggiata anche dall’Udc) non andrebbe oltre il 30% di gradimento.

Per quanto riguarda i temi più cari agli elettori, al primo posto si piazza il lavoro, prioritario per il 53% del campione preso in esame. Segue col 22% la sanità. E proprio sulla sanità, gli elettori “premiano” la Bonino: il candidato del centrosinistra è ritenuto più preparato in materia dal 28% degli elettori, contro il 18% che ritiene più competente la Polverini. Tuttavia il 62% dei laziali pensa che di questo tema si sia parlato troppo poco in campagna elettorale: la pensa così il 70% degli elettori della Bonino e il 53% di chi voterà la Polverini.

Infine, il sondaggio ha esaminato il giudizio degli elettori sull’operato dell’amministrazione in carica: il 46% è soddisfatto, il 45% no. Sono soddisfatti il 55% degli elettori del centrosinistra (la coalizione che governa attualmente la regione), ma la percentuale sale al 69 tra gli elettori del Pd. Invece tra gli elettori del Pdl “solo” il 35% giudica positivamente il lavoro svolto dall’attuale giunta: la percentuale “vola” però al 49% se si considerano gli elettori di tutti i partiti a sostegno della Polverini. (Beh, buona giornata).

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Quando la politica impazzisce come la maionese.

Il Pdl mente sulla lista “negata”, la Bonino approfitta: gli “orrori” politici nel Lazio
di Mino Fuccillo-blitzquotidiano.it

Spetta ai magistrati decidere ma, comunque decideranno, sarà sempre una decisione “sbagliata”, e non per colpa loro. La brutta, mortificante e patetica storia della lista del Pdl nella Provincia di Roma è di quelle senza apparente soluzione. Ed è subito stata avvolta dall’involucro ingannevole ed omissivo delle opposte propagande. Involucro che nasconde e offusca quel che davvero può accadere.

Prima ipotesi: i magistrati riammettono la lista del Pdl alle elezioni regionali del Lazio nonostante non sia stata presentata nei tempi e nei modi di legge. Si vota il 28 e il 29 marzo, qualcuno vince, qualcuno perde, Polverini o Bonino che sia. A quel punto chiunque può, legittimamente e fondatamente, chiedere la nullità delle elezioni appena svolte. Un’istanza che avrebbe buone possibilità di essere accolta. Ne consegue caos amministrativo e politico, con la prospettiva concreta della ripetizione delle elezioni stesse. Un caos per nulla “calmo”. Con il corollario nefasto di ricorsi ovunque una lista non sia stata ammessa, e sono più di una decina i casi in questa tornata elettorale.

Seconda ipotesi: la lista del Pdl non viene riammessa. Si vota senza i candidati del Pdl. Elezione monca del maggior partito, campagna elettorale che si trasforma e trascina come una sorta di “guerra civica”. La Polverini perde il “traino” dei voti portati dai quarantuno candidati del Pdl (corollario tragicomico: alcuni hanno già speso decine di migliaia di euro per la propaganda e sono fortemente dolenti per l’investimento andato in fumo). Traino stimabile in almeno centomila voti, quindi la Polverini perde anche le elezioni. Diventa governatore la Bonino, in piena legittimità ma in un’atmosfera in cui questa stessa legittimità non le viene riconosciuta dalla metà dell’elettorato. Un disastro. Oppure la Polverini vince lo stesso, nonostante l’assenza della lista del Pdl. Vince ma non ha “suoi” consiglieri oltre a quelli del cosiddetto “listino”. Deve governare con i consiglieri eletti nelle liste di Casini o Storace. Una follia politica e istituzionale.

Terza ipotesi: tutte le forze politiche varano un provvedimento, una difficile legge d’urgenza che consente ai magistrati di riammettere la lista Pdl senza aprire la strada all’altrimenti inevitabile contestazione di nullità del voto. In un paese civile sarebbe l’unica ipotesi praticabile. Ma in Italia è di fatto impraticabile.

Impraticabile perchè il Pdl ha reagito con la bugia e la dissimulazione. Le bugie di Alfredo Milioni che racconta di improbabili “pause panino” quando con tutta evidenza ha mancato l’appuntamento perchè stava mettendo mano alle liste fino all’ultimo minuto ed oltre. Milioni, l’inattendibile incaricato del Pdl, anzi di Forza Italia, non nuovo ad un uso disinvolto di simili incarichi: nel 2006 sparì per una notte con le liste per vendicarsi di una sua mancata candidatura, soprattutto nel 2004 inserì di sua mano un allegato alla delibera di un consiglio municipale romano con cui si dava il via libera a 350mila metri cubi di villette. Ce lo ficcò dentro di mano sua quell’allegato: Milioni uno abituato al gioco della “carta sparisce, carta compare”. Le bugie perfino politicamente più gravi del gruppo dirigente del Pdl che subito si sono aggregate nel grumo propagandistico “la burocrazia non può limitare la democrazia”. Dove la “burocrazia” sono le regole e le leggi, cioè la sostanza della democrazia. Insomma il Pdl mente raccontandosi come vittima. E questo rende difficile un provvedimento bipartisan che riammetta la lista. Altro e diverso doveva essere il primo passo del Pdl: ammettere almeno l’imperizia se non proprio il dolo che sta alla base della mancata presentazione. Poteva, doveva essere la base di “legittimità” sostanziale per chiedere una sanatoria politica.

Sanatoria politica impraticabile anche perchè lo schieramento intorno alla Bonino non disdegna di approfittare della situazione. Ingolosito dalla possibilità concreta di una “vittoria elettorale a tavolino”, con l’alibi delle bugie altrui, il centro sinistra si infila nella apparentemente comoda scorciatoia di una elezione senza la lista Pdl. comodità apparente perchè sarebbe una vittoria avvelenata alla radice e capace di secernere veleno per tutti gli anni della legislatura.

Così stanno le cose, decideranno i magistrati. Chiamati a decidere su quale di questi “orrori” e non “errori” fabbricati dalla politica sia il meno dannoso. Davvero ardua sentenza. (Beh, buona giornata).

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