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Oggi, in una conferenza stampa ufficiale, rispondendo alla domanda di un giornalista, il Presidente del consiglio dei ministri ha detto che “in Italia, di libertà di stampa ce n’è fin troppa”.

Ma davvero “ce n’è fin troppa” di libertà di stampa in Italia-di Mimmo Càndito-lastampa.it

Oggi, in una conferenza stampa ufficiale, rispondendo alla domanda di un giornalista, il Presidente del consiglio dei ministri ha detto con qualche tono di sprezzo che “in Italia, di libertà di stampa ce n’è fin troppa”.

Non è davvero la prima volta che B esprime simili opinioni, che hanno un suono minaccioso, e certamente non sono rispettosi del ruolo di un capo di governo di un paese democratico. E mi rendo conto che si rischia ancora una volta di riproporre un tema di dibattito nel quale gli umori di pancia troppo spesso prevalgono sulle ragioni di una riflessione critica.

Ma la dichiarazione è troppo violenta perché io non debba consegnarla alla vostra attenzione. La commento con una nota che ho trasmesso alle agenzie di stampa a nome di Reporters Sans Frontières, di cui – come alcuni di voi sanno – sono presidente della sezione italiana. Il testo dice:

“Quanto dichiara il Presidente del consiglio, sulla “troppa libertà di stampa in Italia”, suona amaramente come una di quelle minacciose dichiarazioni che erano pratica di governo di certi poteri che venivano definiti “latinoamericani”. Reporters sans Frontières classifica l’Italia al 49.mo posto nella classifica mondiale sulla libertà di manifestazione del pensiero, ultima tra i paesi di democrazia avanzata: la colpa di questa delusa classificazione sta nelle anomalie del nostro sistema mediatico, che certamente non cancella la libertà dei massmedia ma ne condiziona drammaticamente l’esercizio, nel settore privato quanto in quello pubblico.

Giornalisti epurati se dissenzienti, giornalisti premiati se servili, attacchi agli spazi di investigazione, normative penalizzanti del lavoro di cronaca politica, minacce continue contro le voci che denunciano un clima di pesante riduzione al conformismo, mistificazione spudorata della realtà, utilizzo spregiudicato del conflitto di interessi: altro che “troppa libertà”, si va instaurando una cultura dell’esercizio intollerante del potere che viene fatto passare come legittimo uso del voto popolare.

Che è invece un tradimento dell’art.1 della Costituzione italiana, che riconosce “la sovranità del popolo” ma ne condiziona la forza e la vigenza “nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Difendere la Costituzione nella integrità del suo dettato deve essere – dovrebbe essere – il dovere solennemente giurato di un governo rispettoso del valore del giudizio critico che la stampa esercita senz’altri limiti che quelli della legge, La libertà di stampa non è mai troppa, in una democrazia: ne difende le ragioni e la stessa identità di sistema”. (Beh, buona giornata).

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La libertà di stampa in Italia è come il Pil: meno 5.

Reporters sans frontiers ha pubblicato l’annuale rapporto sulla libertà di stampa nel mondo. L’Italia perde cinque posti.
Secondo la nuova classifica i dati più rilevanti quest’anno sono l’aumento della libertà di stampa negli Stati Uniti dopo l’insediamento di Obama (dal 40esimo posto al 20esimo) e il peggiorare della situazione in paesi come Iran (73esimo) e Israele (150esimo, ma fuori dai territori israeliani). Anche per l’Italia un responso negativo, col nostro Paese che scende dalla 44esima posizione dell’anno scorso alla 49esima. Il Paese che quest’anno si piazza in testa alla classifica è la Danimarca, seguita da Finlandia e Irlanda. Ultimo classificato (su 175 parsi monitorati) l’Eritrea. Beh, buona giornata.

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